a cura di Andrea Giostra - In
questi tre capitoli conclusivi (XVII, XVIII, XIX) del romanzo de “La luce negli occhi” … Haria continua
la fuga, ma la corona trovando la traccia che i suoi sogni vaganti avevano
promessa: ...nell’intrico del muschio una luce verde più verde del muschio,
nascosta o custodita...La luce verde nei suoi occhi entrò in quella luce e lesse
senza leggerla la storia della bellezza…
In copertina Vittorio Sodo (Lecce 1938), “Le
nuove sfingi” (2016), olio su tela.
XVII
1999 d.C.
L’Ottava
Traccia
Il mio salto è lungo e definitivo oltre il mondo che all’alba di domani si
risveglierà immutato, avvolto di nulla e saturo di tutto, e sfilerà spavaldo ed
inconsapevole verso la perfezione dell’inutilità, signore di simulate
disperazioni e maestro di miserie spirituali. Eppure l’ho amato, al punto da
lasciarlo. Se non lasci ciò che ami non lasci niente. Ma se lasci tutto
lasci solo un ricordo.
E ora, troppo lontana anche dal ricordo, percorro un
luogo che bisbiglia un nuovo tempo e accetta l’abbandono dello smarrimento.
*
Io, Haria della Luce
Verde, coronai la mia fuga trovando la traccia che i miei sogni vaganti avevano
promessa: ...nell’intrico del muschio una luce verde più verde del muschio, nascosta o
custodita...La luce verde nei miei occhi entrò in quella luce e io lessi senza leggerla
la storia della bellezza. Cominciava così: La
bellezza è la memoria di tutti i sogni della terra e il destino di ogni sogno,
ed è fatta di sogni che tramandano altri sogni, e ogni sogno custodisce le
briciole del tempo...
Vidi la storia della prima Haria, delle altre che
seguirono; seppi di me, seppi di Haria che verrà da un mondo prossimo alla fine
e di Haria l’Ultima, che riunirà i significati della luce verde negli occhi
nell’impeto finale per la libertà.
So di essere un tassello nell’enorme gioco della
bellezza, e so di essere un tassello nell’esaltante sfida per la libertà. I
miei occhi sorridono di consapevolezza e scrivono la mia storia nella luce
della luce verde, che ora fascia il varco, il mio luogo preferito. Ho fatto la
mia parte.
XVIII
2153 d.C.
La Nona
Traccia
E salto nel vero, luogo sospeso che profuma di realtà. Nessun clone può
braccarmi poiché i cloni non conoscono l’arte del salto nell’ignoto.
Sorrido, e lame verdi e trasparenti affiancano il mio
sguardo, lo guidano in un involucro di verde luce che riflette la luce verde
dei miei occhi e le infonde anima e respiro...
*
È tempo di lasciare la mia traccia ad Haria l’Ultima, che chiuderà il varco
per sempre e ne aprirà uno nuovo per uomini nuovi di un nuovo mondo, in una
nuova èra. A volte li sogno, vedo il loro fertile abbandono, il loro inflessibile amore per la bellezza, la loro
impeccabile consapevolezza; i loro occhi guardano lontano e percepiscono
immensità, sono viaggiatori dell’ignoto e custodi di libertà. Ad essi va il mio
sorriso; in un altro tempo e in un altro luogo, forse, ci riuniremo.
Ho vissuto nella docile quiete della luce verde e
nella quiete troverai la mia traccia, Haria. Sei una nuova donna eppure la più
antica fra noi.
Ad una ad una vedo le altre uscire dal varco della
vastità ed avvicinarsi; mi guardano e mi chiamano. Sono venute a prendermi. È
tempo di andare.
XIX
La Luce Verde
Io non so chi sono, né come mi chiamo, da dove vengo e dove sto andando. Io
non ho ricordi, non ho sogni, non so niente. Il mio istinto procede in terre
vergini, mutevoli, ignote...
È un’apertura, o un varco, che chiama i miei occhi a
un’attenzione insospettata per il mio sguardo e li attrae in un’intensa luce
verde. Percepisco l’energia delle forme, che qui sono possenti alberi, rocce
imperlate di rugiada, muschio strisciante, strati di foglie che i miei passi
quasi non toccano. È un’energia solidale con un’intensità incontenibile,
trascinatrice, alla quale non so dare nome. Il mio istinto mi ferma in una zona
d’ombra ove gli alberi, il muschio, le foglie e le rocce sono eventi di una
lunga, docile emozione: la quiete. I miei occhi sono soli, vaganti nella quiete
che ora si apre e racconta...
*
Il tempo si è fermato e non si è fermato; i miei occhi
guardano con gli occhi della quiete poiché ora io so chi sono, conosco il mio
nome, la mia storia, il mio destino. Io sono le antiche Haria, Haria, Haria,
Haria, Haria, Haria, Haria, Haria, Haria ed Haria, nuova creatura della
bellezza.
*
La luce verde nei miei occhi ha chiuso l’antico varco
e ne ha aperto uno nuovo affinché la bellezza sia mondo, tempo e destino per
gli esseri umani che verranno. Questa era la mia parte.
Il potere della luce verde ci ha ricongiunte.
Percepiamo il segreto ultimo, il Grande Anèlito.
Siamo libere.
Per leggere i precedenti capitoli, clicca qui:
Note dell’editore:
«Haria vive ritirata sull'appennino ligure-emiliano, e comunica
con il mondo esterno mediante i suoi libri, in cui dispensa la conoscenza di
cui è portatrice. Ove giovani donne, in secoli diversi, in fuga dal proprio
tempo, in fuga per la consapevolezza e la libertà. Nove vite, una vita, e una
luce negli occhi che le guida e le accomuna. Nove donne oltre il varco
sull'ignoto, per un magico, solidale destino.»
“La luce negli occhi”, Haria, Collana
Letteratura di Confine, Proprietà letteraria riservata, © RUPE MUTEVOLE, prima
edizione 2004, ristampe 2009-2012-2018.
Cristina del Torchio
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Andrea Giostra