Romanzi da leggere a puntate online. 11^ puntata de “La luce negli occhi” di Haria

In questi tre capitoli (XIV, XV e XVI) de “La luce negli occhi” … Haria prende consapevolezza della morte di Ubertino del quale non ha più il ricordo dei suoi occhi… Il Passato lentamente si dissolve e la Solitudine incombe…


XIV

1253 d.C.

La Quinta Traccia

Volti, sguardi, figure evaporano. Ubertino è morto, ma non ho ricordo dei suoi occhi, e mentre balzo oltre il varco sento il mio passato dissolversi. Solitudine è una parola nuova.

*

Gli anni non hanno piegato il mio corpo. Agile procedo nella bellezza, che mi ha infuso la consapevolezza; il mio viaggio è la storia che una luce verde negli occhi ripercorre per continuare sulla pietra nera il segreto che Haria la Custode lasciò incisa per me.
Su per la corrente del rio Solitudine si rivelò nell’alba di un antico tramonto, e il sorriso della bellezza inondò i miei occhi, che dilatarono briciole del tempo: fu così che perpetuai giovinezza nel mio sguardo. Nel fitto di castagni il silenzio entrò nei miei passi: fu così che percepii la voce della bellezza raccontare di abbandono e ignoto. Sulla rupe più alta percepii le linee interiori del Rago possente, del Nero antico, del Pen divino; penetrai in un mondo che pulsava la vastità e scoprii i segni di primordiali sogni, culla della bellezza. Il resto fu magia.
Io, Haria della Pietra Nera, scruto il tempo, che si è fatto circolare - come doveva - e aspetto. Un istante dopo che il varco sulla vastità mi avrà accolta, un’altra Haria entrerà nel magico luogo. A lei lascio la mia storia e l’impronta del mio sorriso.

XV

1653 d.C.

La Sesta Traccia

L’eco del passato rimbalza su questa roccia, mia dimora e compagna, multiforme solitudine e luogo di energia. Ho indagato nel segreto della bellezza, ho aggiunto potere al mio potere, e la storia che la luce verde nei miei occhi ne ha tratto è il mio dono per Haria, sorella che verrà.
Gli uomini di questo tempo sono luci che si spengono appena accese. Io, Haria dei Castagni, aprii agli uomini il magico varco che custodivo; credevo che la conoscenza li avrebbe resi liberi. Mi sbagliavo. Non cercavano la libertà, ma la maschera della libertà. Così chi entrò nel mio spazio vide il mio volto e fuggì urlando di terrore; chi si affacciò maledì le visioni che il mio potere gli aveva offerto. I villaggi insorsero contro la strega dei boschi e questo luogo di bellezza fu circondato. Ma non chiusi il varco, nutrivo ancora una speranza, e non mi celai; li attesi nel fitto dei castagni, lontana dalle Rocce Sacre.
Stupidi uomini e donne, gonfi di infinite superstizioni, entraste per uccidere e distruggere. Eravate nudi di fronte all’ignoto eppure tronfi di esistenza. La bellezza vi guardò avanzare, la luce verde nei miei occhi sospese il vostro odio e il mio corpo entrò nell’albero che mi era più caro. Scomparvi negli esaltanti labirinti dell’ignoto. La bellezza si richiuse e ai vostri occhi piegati questo luogo non fu che un bosco di castagni in autunno.
Io sono ancora qui e incido la mia storia sulla corteccia del fedele castagno. A voi il tempo non ha dedicato che un’occhiata frettolosa, mentre i vostri cuori spogli blateravano la menzogna di aver vissuto e il vostro sguardo spento invocava l’eternità.

XVI

1853 d.C.

La settima traccia

Questo labirinto di foglie e poderosi castagni richiama il giardino che prima della mia fuga oltre il varco amai; allora il profumo di nettare e fiori esaltava
il mio anèlito di libertà, ora il secco odore dei tronchi e l’aroma pregnante del muschio guidano la mia voglia di vivere. Il muschio è il più verde, riflette la luce nei miei occhi e l’attira; è una traccia sparsa ovunque in questo luogo sterminato, che una brezza delicata sfiora appena.
Non mi accorgo di procedere, eppure lo so. Tocco le ruvidità del legno, percorro i solchi che un tempo sconosciuto ha lasciato sui tronchi, e sono qui, laggiù, e i miei occhi cedono a un fare diverso, che non è percezione, ma visione...

...Nel muschio oltre i pori spugnosi di un tempo sognato dal lento vagare degli occhi guidati nel legno che apre memoria di storia lasciata da donna sapiente per Haria del Muschio...

*

Fra le magiche pieghe del luogo che custodisco rileggo la mia storia, che un giorno Haria, in fuga da un mondo avvolto di nulla e saturo di tutto, troverà nel muschio impregnato di rugiada.
È una storia per la luce verde nei tuoi occhi, amica mia; la leggerai senza leggere parole, la capirai senza bisogno di capire, la farai tua, ne sarai custode e, vecchia e pronta per la vastità, lascerai il tuo segno a un’altra Haria, in fuga da un mondo finto e prossimo alla fine, l’ultima.
Poi, figliola, sarà tempo di riunire le nostre storie in un impeto di bellezza e la luce verde negli occhi di tutte noi coglierà l’istante di libertà.

Per leggere i precedenti capitoli, clicca qui:

Note dell’editore:
«Haria vive ritirata sull'appennino ligure-emiliano, e comunica con il mondo esterno mediante i suoi libri, in cui dispensa la conoscenza di cui è portatrice. Ove giovani donne, in secoli diversi, in fuga dal proprio tempo, in fuga per la consapevolezza e la libertà. Nove vite, una vita, e una luce negli occhi che le guida e le accomuna. Nove donne oltre il varco sull'ignoto, per un magico, solidale destino.»

“La luce negli occhi”, Haria, Collana Letteratura di Confine, Proprietà letteraria riservata, © RUPE MUTEVOLE, prima edizione 2004, ristampe 2009-2012-2018.

Cristina del Torchio
https://www.facebook.com/RupeMutevoleEditore/
https://www.reteimprese.it/rupemutevoleedizioni 

Andrea Giostra

In copertina Valerio Toninelli“La memoria dei pesci” (1990), 60x80cm., olio su tela.
Fattitaliani

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