Il nuovo libro “Intrecci di memoria”, recensione di Cinzia Rota
MILANO - C’è chi scrive per mestiere, chi per necessità. E poi c’è Goffredo Palmerini, che scrive per amore. Amore per la sua terra, per la sua gente, per la memoria che non vuole morire.
Nei
primi giorni dello scorso luglio, Goffredo Palmerini ci regala il suo
sedicesimo libro, “Intrecci di memoria”: sono trame di vita, territori,
sguardi in cammino, edito da One Group. Un’opera monumentale, 332
pagine e oltre 300 immagini, che non vuol essere solo un libro, ma una
trama intessuta da fili di voce che attraversano intere generazioni e
continenti, dando luce e memoria a chi è partito, e chi è rimasto.
È
un libro che respira, da ascoltare come si fa con l’eco d’una casa antica, dove
ogni stanza racconta una storia. Come il profumo dell’Abruzzo, il vento di Halifax,
la luce di Montreal. Si sente nitido
il passo lento degli emigranti, accompagnato dal battito forte dei loro sogni.
La voce di Mario Fratti, il silenzio
di Dan Fante, il coraggio di Joseph D’Andrea.
E
poi c’è la gratitudine di Justin Trudeau,
che ringrazia gli abruzzesi per aver reso il Canada un posto migliore. Palmerini
non racconta, accarezza e scolpisce ogni parola. La sua descrizione è un
gesto di cura in ogni pagina che diventa un atto di pace. Un vero giornalista
che ha saputo rendere l’emigrazione una poesia.
Goffredo Palmerini è un uomo che ha vissuto molte vite: dirigente,
amministratore, scrittore, viaggiatore. Ma la sua vera vocazione è quella di
testimone. Testimone di un’Italia che ha attraversato il mare, che ha costruito
altrove, che ha amato senza dimenticare.
Il
suo articolo “Dopo Celestino V, è di Papa Francesco il dono più grande all’Aquila”
è apparso su 52 testate. Un record mondiale. Ma il vero primato è la sua
capacità di far sentire ogni lettore parte di una storia più grande. Ho avuto
il privilegio di conoscerlo. Di ascoltarlo proprio dove quei sentieri grazie
alla parola diventano radici intrecciate, e sentire come il giornalismo diventa
missione.
Goffredo
è una persona di rara umanità,
degna della più alta stima. Generoso, attento, profondamente curioso. Un uomo
che non cerca il riflettore, ma lo merita tutto.
“Intrecci
di memoria” è dedicato al prof.
Serafino Patrizio, insigne
matematico e figura luminosa dell’Università dell’Aquila. È un tributo alla
città, alla cultura, alla bellezza che resiste.
Con
le preziose voci di Sonia Cancian e Giovanna Di Lello, il libro diventa anche un coro. Un canto condiviso
che celebra l’identità, la diaspora, il ritorno.
Questo
articolo è un abbraccio. A Goffredo Palmerini, che ha fatto della memoria una
missione; a chi legge, perché possa sentire il battito di queste storie, ma
soprattutto a chi scrive, perché impari che la parola può ancora costruire
“Intrecci di memoria”.
Non
dobbiamo necessariamente sapere, ma ricordare. Perché ricordare è un atto
d’amore.
Parola di Creativa
©Cinzia Rota.
Milano, 11/10/2025
*Foto di Goffredo Palmerini, rielaborate da
©Cinzia Rota