Tra sogni d'infanzia, errori benedetti e viaggi interstellari, “L’Astronauta” è il nuovo singolo di Raia disponibile da oggi in digitale su etichetta Ourtime. Il brano segna una tappa personale e musicale importante per l’artista. Nell'intervista con Fattitaliani, ci racconta la voglia di partire non per fuggire, ma per ritrovare se stesso, il potere della musica come spazio di verità e libertà, e quel desiderio di leggerezza che nasce dal contatto con i bambini e con il proprio passato.
di Giovanni Zambito
Mi sa che adesso partirò…” Da dove nasce questa voglia di
“partire”? È una fuga o una rinascita?
La voglia di partire nasce dal bisogno di prendere una pausa per affrontare al meglio la vita di tutti i giorni che ormai è diventata troppo poco spensierata. Sicuramente è una rinascita, non si fugge mai.
Nel brano parli di tornare all'innocenza dell'infanzia. Cosa
rappresenta per te quel periodo? Cosa hai voluto recuperare?
L’infanzia è stato il periodo nel quale vedevo il mondo con occhi diversi. Tutto ai miei occhi era puro e stavo bene in quel mood. Ho voluto recuperare, anzi rivivere, quella purezza lavorando alla promozione del brano con i bambini, nella mia prima classe delle elementari. Mi hanno trasmesso un senso di spensieratezza unico. È stato bello.
“Negroni sbagliato come le mie scelte” è una frase che
colpisce. C'è ironia, ma anche consapevolezza. Quanto c'è di autobiografico in
questo verso?
Devo tanto agli errori che ho fatto nella vita, non ne rimpiango nemmeno uno. Molti li condannano ma io oggi li benedico.
“Ma che ne sanno gli astronauti dei viaggi interstellari che
da piccolo facevo già”. Quali erano i tuoi “viaggi” da bambino? E oggi, dove ti
porta la musica?
In famiglia avevamo una ferramenta e ricordo che da piccolo fra gli scaffali ho creato un’asta microfonica con un paletto divisorio ed un cacciavite come microfono, imitavo i cantanti che vedevo in tv immaginando di avere davanti una folla immensa. La musica mi ha permesso di realizzare quel sogno.
Se potessi "con la gomma cancellare" un tuo errore o un
momento personale, quale sarebbe?
Non cancellerei nessun errore ma piuttosto correggerei la mia reazione all’errore.
Il brano è un mix di elettronica leggera e pop. Come hai
lavorato per ottenere questo equilibrio?
Insieme ad Alessandro Spagnolo in arte “Spanish” abbiamo lavorato molto per arrivare a questo sound. Scavando nel nostro background musicale abbiamo tirato fuori le sonorità che più ci piacevano e le abbiamo inserite nel brano, senza seguire parametri ben definiti ma seguendo solo ciò che ci emozionava.
Il tema della sincerità è centrale. In che modo la musica ti
aiuta ad essere sincero, anche con te stesso?
Secondo il mio punto di vista non si può mentire nelle
canzoni. Non puoi cantare un’emozione o un ricordo se non l’hai veramente
vissuto. Questo lavoro interiore durante la scrittura mi aiuta a trovare la
versione migliore di me stesso.
Parli di “guerre che mi porto dentro”. La musica è una forma di pacificazione personale?
Crescendo sono cambiate tante cose e per me il
cambiamento non è mai semplice. La musica è diventata il mezzo con il quale do
sfogo alle mie emozioni e in questo modo evito di essere schiacciato da tutto
ciò che mi circonda.
Cosa significa per te “sentirsi liberi come astronauti nello spazio”? È un'immagine poetica, ma anche molto concreta.
Davanti all’immensità dello spazio probabilmente mi sentirei davvero libero. Libero di esplorare, di scoprire cose nuove. Fluttuare sarebbe un po’ come volare.
Dalla band tributo ai Coldplay fino ai palchi con Fabrizio
Moro: come si è evoluto il tuo modo di scrivere e cantare?
Sono due contesti sacri per me da ognuno dei quali ho tratto degli insegnamenti preziosi. La musica live nei pub e i palazzetti di Fab mi hanno insegnato tanto e mi hanno regalato emozioni molto forti. Prima avevo il timore di cantare anche davanti a dieci persone, oggi invece quando sono sul palco mi sento a casa. L’agitazione prima di salire c’è sempre ma appena vedo il pubblico mi tranquillizzo e mi carico perché so che sta per avvenire uno scambio di emozioni.
Hai pubblicato diversi singoli negli ultimi anni.
“L'Astronauta” segna un nuovo inizio o è parte di un percorso coerente?
Il brano fa parte di un puzzle che piano piano sto completando.
C'è un artista o un disco che ti ha ispirato particolarmente
per questo brano?
Ci sono tante sonorità che mi hanno ispirato ma una volta creata la bozza ho seguito il messaggio che volevo dare e le emozioni che mi dava quel tipo di sonorità.
Il tuo “castello nel salone” oggi qual è?
Il mio “posto felice” o “castello nel salone” oggi non esiste più, ma sto lavorando tanto per costruirne un altro.
Se potessi davvero partire per un viaggio interstellare,
quale canzone porteresti con te?
“Apocalypse”
dei Cigarettes After Sex.
L’Astronauta
Autore e compositore: Pasquale Raia
Lo sai si spegne il cielo su Roma
Ogni volta che rinunci a qualcosa
Mi avevano detto che ognuno disegna il proprio destino
E adesso mi ritrovo che voglio ritornare bambino
E con la gomma cancellare
Tutte le cose che ostacolano ogni giorno la mia libertà
Ma che ne sanno gli astronauti
Dei viaggi interstellari che da piccolo facevo già
Dei castelli nel salone
L’aereo col righello e l’evidenziatore
La testa era leggera come un aquilone
Mi sa che adesso partirò
Diretto Napoli New York
Seduto tra le stelle col cervello spento
E vinco un po’ di guerre che mi porto dentro
Mi sa che adesso partirò
Ma prima bevo l’ultimo
Negroni sbagliato come le mie scelte
Ma il mondo non finisce anche se sbagli sempre
Lo sai che ti si spegne la luna
Se dai retta a chi non sa la tua storia
Mi avevano detto che solo lo stupido vive felice
E il saggio invece è triste triste ma non te lo dice
E i castelli nel salone
Portavano lontano su un pianeta migliore
I nonni erano eterni e i genitori pure
Mi sa che adesso partirò
Diretto Napoli New York
Seduto tra le stelle col cervello spento
E vinco un po’ di guerre che mi porto dentro
Mi sa che adesso partirò
Ma prima bevo l’ultimo
Negroni sbagliato come le mie scelte
Ma il mondo non finisce anche se sbagli sempre
Mi sa che adesso partirò
Diretto Napoli New York
Seduto tra le stelle col cervello spento
E vinco un po’ di guerre che mi porto dentro
Mi sa che adesso partirò
Ma prima bevo l’ultimo
Negroni sbagliato come le mie scelte
Ma il mondo non finisce anche se sbagli sempre