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Foto @Nguye Phuong Thao, Prague Symphony Orchestra |
Le prime note della Settima Sinfonia di Šostakovič emergono dall’oscurità della sala come un sussurro lontano, una melodia che sembra attraversare il tempo e la storia.
Poi, lentamente, l’orchestra cresce, e il suono si fa più denso, avvolgente, fino a trasformarsi in un’onda inarrestabile di emozioni. Sono seduto al Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena, e sento ogni nota scuotermi dentro, trascinandomi nel cuore di Leningrado, in quei giorni drammatici in cui la musica era una forma estrema di resistenza.Sul podio, Pietari Inkinen guida l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai con gesto sicuro e profondo rispetto per il significato storico della partitura. Ogni movimento si snoda con precisione chirurgica, senza perdere mai il pathos che rende questa sinfonia così universale. Il celebre crescendo del primo movimento, con il suo incedere inarrestabile e quasi marziale, non è solo un'evocazione dell’assedio nazista, ma diventa un simbolo della lotta contro ogni oppressione. La tensione si accumula, e quando l’orchestra esplode in tutta la sua potenza, il pubblico trattiene il respiro, sopraffatto dalla forza evocativa della musica.
Ci sono momenti in cui il suono si fa rarefatto, intimo. Gli archi tessono un canto di dolore e speranza, e io mi ritrovo a chiudere gli occhi, lasciandomi trasportare dalla struggente malinconia di queste pagine. Šostakovič non scrisse solo una sinfonia, scrisse un grido di resistenza, un manifesto di sopravvivenza. E questa sera, in questa sala, quella voce continua a parlare con un'intensità sconvolgente.
L’ultimo movimento è un’esplosione di energia: la vittoria e la catarsi si fondono in un trionfo orchestrale che travolge la sala. Il pubblico, rapito fino all’ultima nota, esplode in un applauso fragoroso, quasi liberatorio. Pietari Inkinen si volta verso l’orchestra con uno sguardo di gratitudine: è stata un’esecuzione magistrale, intensa e vibrante.
Questa sera la Sinfonia "Leningrado" non è stata solo un concerto, ma un’esperienza totale, un’immersione profonda in una delle pagine più commoventi della storia della musica. E mentre esco nella notte torinese, il suono di quelle note mi accompagna ancora, come un eco lontano che continua a risuonare nell’anima.