"Colei che resta", il romanzo di René Karabash non è un mito, né una favola, è la storia dell'umanità

 


Dal 12 febbraio in libreria il romanzo Colei che resta di René Karabash, vincitore del premio Canetti, tradotto dal bulgaro da Giorgia Spadoni e con la prefazione di Elvira Mujčić.


Un romanzo che è un viaggio feroce nell'Albania ancora dominata dalle leggi patriarchiali del Kanun, ma anche una meditazione intima sulla femminilità, sul corpo che abitiamo, sulla vulnerabilità dell'amore e sulla violenza della tradizione.

Colei che resta ci porta in una comunità che abita in una zona della catena montuosa albanese delle Montagne Maledette. La giovane Bekià si innamora di una ragazza bulgara ma è destinata a sposare un uomo. Per sfuggire al matrimonio, Bekià sceglie l’unica via possibile: fare voto di castità e diventare una vergine giurata, assumendo l’identità maschile di Matja come previsto dal Kanun, un antico codice di leggi patriarcali. La sua decisione avrà conseguenze devastanti per la sua famiglia e cambierà il suo destino per sempre.

Colei che resta è un romanzo potente e lirico che affronta il concetto di genere e ne discute le inevitabili  conseguenze derivanti da tradizioni  patriarcali profondamente radicate.
Come ha scritto Elvira Mujčić: «Karabash usa la pagina letteraria come fosse un palcoscenico teatrale, spoglio e lapidario, mentre la lingua è scarna, le frasi limate fino all'essenza, taglienti nella loro definitivà, capaci di aprire immaginari ancestrali che rimangono impressi a lungo».

Giorgia Spadoni, traduttrice del libro, racconta: «Il titolo originale, Ostajnica, è un sostantivo femminile che deriva dal verbo bulgaro ‘rimanere, restare’. La trama del libro ruota attorno a una pratica disciplinata dalle leggi patriarcali del Kanun, cioè la possibilità di una donna di acquisire status maschile giurando castità di fronte a un consiglio di 12 uomini. È una scelta estrema per rifiutare un fidanzamento o risolvere vendette di sangue. La pratica è stata documentata da Edith Durham e studiata da Antonia Young, ma il romanzo offre una prospettiva contemporanea, emotivamente travolgente e immersiva. Al giorno d'oggi restano pochi casi isolati di quello che può definirsi il residuo di un'antica pratica sociale».

Premiato con il Premio Elias Canetti 2019, il romanzo ha ottenuto riconoscimenti internazionali, tra cui il French PEN Translation Prize nel 2023 per la traduzione francese e il Gulf Coast Prize in Translation negli Stati Uniti per la traduzione inglese. 

Il romanzo è in fase di adattamento per il grande schermo, in una coproduzione tra Bulgaria, Italia, Romania e Albania, diretta dal regista Kostadin Bonev

Sarà presentato in Italia a Testo Firenze venerdì 28 febbraio 2025.

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