È uscito lo scorso 22 novembre con Morellini editore, per la Collana Varianti diretta da Sara Rattaro e Mauro Morellini, il toccante romanzo “Resta solo la tua voce” di Alessandra Pagani.
Giulia è stata uccisa, ma scopre di
avere ancora una voce per raccontare la sua storia. È il 1992, in un paesino
del Nord Italia, e mentre assiste al suo funerale ripercorre la sua vita in un
ambiente provinciale soffocante, rischiarato solo dal rapporto con la sorella
gemella, Diana. Giulia e sua sorella navigano in un mondo dominato da
aspettative di genere opprimenti e relazioni familiari complesse. Mentre Diana
lotta per costruire il proprio futuro lontano da casa, Giulia si trova
intrappolata in una relazione violenta con Paolo, il cui amore si trasforma
presto in ossessione. Quando accade la tragedia, Diana deve affrontare il
dolore della perdita e scontrarsi con la meschinità del mondo.
Il romanzo, che conta anche su un
apparato di contenuti multimediali Extended BooK, ha preso spunto da vari fatti
di cronaca vera e le azioni di Paolo ricalcano alcuni femminicidi famosi.
Alessandra,
scrivere una storia così delicata richiede cuore e lucidità allo stesso tempo.
Quando hai avvertito la necessità di darle vita?
È una storia che avevo nel cuore da
tempo. Ci sono voluti diversi anni per trovare la forma narrativa giusta che
permettesse di inserire una vicenda di cronaca vera all’interno di una critica
alla società dell’epoca, al modo in cui i media trattano i femminicidi, lo
stalking e ai legami famigliari assenti. Nonostante una donna su tre subisca
qualche forma di violenza questi temi sono, ancora oggi, considerati tabù
oppure vengono affrontati con eccessivo clamore, oppure con preconcetti e
pregiudizi. Mi auguro che se ne parli di più, senza pregiudizi.
Il romanzo è
ambientato in un piccolo paese italiano negli anni '90. Quali sono le dinamiche
sociali e culturali che hanno contribuito alla tragedia di Giulia?
In nome di un certo conformismo e
perbenismo, Giulia viene isolata e lasciata a sé stessa. Nella società
dell’epoca c’era un enorme confusione emotiva sul perché un uomo ti prendesse
di mira e iniziasse a telefonarti, a seguirti, si facesse trovare ad ogni ora
del giorno e della notte fuori da casa tua, ti seguisse a scuola, al lavoro, al
supermercato, ti minacciasse con un coltello eccetera. In quegli anni si diceva
che era colpa di noi ragazze, si diceva che non eravamo capaci di farlo
smettere o che lo provocavamo, che lui era malato d’amore, che era geloso,
troppo innamorato per colpa nostra. Nel romanzo c’è una forte critica alla
società chiusa e soffocante di questa Italia degli anni Novanta che ti spingeva
al silenzio.
Quali sono
le motivazioni psicologiche che spingono Paolo a compiere atti persecutori e
violenti?
Lo stalker che ha ispirato il
personaggio di Paolo, l’assassino del romanzo, aveva disturbi mentali molto
seri che non furono presi in carico. Lui, abbandonato a sé stesso, arrivò ad
uccidere una ragazza con diverse coltellate. In quegli anni, gli anni 90, non
si parlava di salute mentale e, a seguito della legge che portò alla chiusura
dei manicomi (la cosiddetta legge Basaglia) non esistevano strutture pubbliche
che potessero occuparsi di casi come il suo. Tutte le famiglie, delle vittime e
dello stalker, erano completamente lasciate a sé stesse, senza gli strumenti
per capire cosa stava succedendo.
L'acqua, in
particolare il fiume, è un elemento ricorrente nelle tue pagine. Che tipo di
simbolismo rappresenta?
Il fiume, con il suo scorrere
incessante e morbido, rappresenta le nostre emozioni inconsce. È un simbolo
molto potente che evoca purificazione in tutte le culture e in tutte le
spiritualità e le religioni. Simbolo di rinascita ma anche teatro di tragiche
leggende il fiume rappresenta l’ambivalenza così come tutti i personaggi del
romanzo.
Come l'assenza di strumenti legali adeguati ha influenzato il destino di Giulia?
Nel periodo in cui è ambientato il romanzo
non esisteva ancora né la legge sullo stalking, né il numero pubblico 1522, né
esistevano i servizi di supporto psicologico e legale, non esisteva nemmeno la
parola stalking e se dovevi spiegare a qualcuno cosa stava succedendo
semplicemente non c’erano parole per raccontarlo.
Potrei chiederti
di ricordare, in chiusura, a chi ci legge quali sono i cambiamenti sociali e
legislativi avvenuti in Italia negli ultimi decenni per contrastare la violenza
di genere?
L’Italia è un paese molto giovane
per quanto riguarda la tutela della violenza di genere. Fino al 1996 lo stupro
era reato contro la pubblica morale, solo dopo è diventato reato contro la
persona. Solo nel 2009 si introduce il delitto di atti persecutori per
contrastare lo stalking (art. 612-bis c.p., il reato è stato introdotto successivamente
con la legge 38/2009). Sempre nel 2009 si introduce l'ammonimento del Questore
per i casi di stalking ma dobbiamo aspettare il 2013 per estendere
l'ammonimento del Questore anche ai casi di violenza domestica, con legge
119/2013. Finalmente, nel 2019, viene approvato il cosiddetto Codice Rosso
(legge 19 luglio 2019, n. 69). Questa legge ha rafforzato la tutela di chiunque
fosse sottoposto a violenza o atti persecutori inasprendo le pene e accorciando
i tempi di intervento, ma, come dimostrano i numerosi casi di cronaca, i
provvedimenti presi non sembrano bastare mai…