LUCA ZAIA sull’autonomia differenziata, “Noi non abbiamo mai lavorato per il trasferimento delle materie, delle competenze ma delle funzioni"

 


“La Corte Costituzionale ha detto cose importanti (sulla legge sull’autonomia), poi vedremo il dispositivo della sentenza”. Così il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ospite a Che tempo che fa di Fabio Fazio sulla Corte Costituzionale che ha definito “Illegittime” sette specifiche disposizioni della legge sull’autonomia. 
 
“Innanzitutto la Corte Costituzionale dice che alle quattro Regioni che hanno fatto ricorso  - Sardegna, Campania, Puglia e Toscana - che il ricorso è rigettato; dice che l’autonomia è costituzionale, ma questo lo sapevamo, e poi fa delle osservazioni: nel comunicato dice che nel momento in cui andrete a sottoscrivere le intese, cioè il contratto tra le Regioni e lo Stato, non potete portare il contratto in Parlamento e pretendere che il Parlamento dica sì o no, ma dategli modo di poter emendare eventualmente il contratto d’intesa e richiamare la Regione coinvolta se viene modificato il contratto; ovvero, il Parlamento è il notaio che potrebbe anche modificare il contratto all’atto della stipula. Poi dice un’altra cosa, parla di livelli essenziali delle prestazioni (LEP) perché in questa legge vengono citati e perché questo è l’unico governo che dopo 21 anni li rende obbligatori, significa diritti sociali e civili uguali per tutti i cittadini; i LEP  non nascono per l’autonomia ma perché vanno risolti problemi di disuguaglianza in questo Paese. Infatti la Corte nel comunicato dice che qualora si vadano a definire i LEP, il Governo non li può definire all’interno con provvedimenti governativi ma devi coinvolgere il Parlamento (…). Noi non abbiamo mai lavorato per il trasferimento delle materie, delle competenze ma delle funzioni. Ad esempio, la prima materia è la Protezione Civile, quando c’è una calamità circoscritta a una Regione, il Presidente di Regione già oggi è Commissario di Governo ma non ha tutte le competenze per poter aiutare i suoi cittadini: chiedere la possibilità di fare ordinanze in deroga, come coordinare le forze in campo che aiutano i cittadini…”
 
Su come definire i livelli essenziali di prestazioni (LEP). “I LEP vengono definiti dal legislatore, siamo nella modifica del titolo Quinto della Costituzione, avvenuto nel 2001; i LEP sono l’occasione per combattere le disuguaglianze in un Paese che ne ha tantissime, vengono introdotti da questo Governo nel dicembre 2022 per la Finanziare del 2023, con la Commissione con il Professor Cassese che ha definito che i LEP. Ad esempio, la sanità ha definito negli anni i suoi LEP. Ci sono sanità che funzionano e altre che non funzionano, penso dipenda delle scelte che si fanno. La mia Regione ha fatto grossi investimenti nella sanità e non abbiamo rubato soldi a nessuno”.
 
Sull’importanza della centralizzazione della sanità come emerso durante il Covid. “Dipende dalla visione che si ha, se siamo per l’equa divisione del malessere o del benessere…  Einaudi nel 1° gennaio del 1948 presentando la Costituzione disse ‘A ognuno dovremo dare l’autonomia che gli spetta’. C’era già il concetto della differenziazione. La chiamiamo autonomia differenziata, i grandi esperti di diritto costituzionale la liquidano con una frase, ‘ Più Stato dove ci vuole più Stato, meno Stato dove ci vuole meno Stato’. L’autonomia non viene data a vita, deve sottostare a dei tagliandi. Noi dobbiamo puntare alla virtuosità, dobbiamo fare in modo che nessuno resti indietro, ha ragione la CEI quando il Cardinale Zuppi parla dei fragili. Però è pur vero che non possiamo andare avanti in questo Paese sempre col freno a mano tirato.
 
Sul vicepresidente della CEI, Savino, che ha definito la riforma “mortale”. “Io penso che i vescovi registrino il sentimento del loro gregge ed è corretto che dicano tutto questo ma nella lettera che ho mandato quest’estate al Cardinale Zuppi dove dico che mi sembra impossibile che i cattolici possano essere catalogati in due categorie, i buoni che sono contrari all’autonomia e i cattivi quelli a favore. Quando l’autonomia significa solidarietà, sussidiarietà, attenzione ai più deboli è comunque una scelta strategica che va fatta”.
 
Sui vantaggi dell’autonomia differenziata per il Sud. “L’efficienza prescinde dai soldi. Non può essere che noi abbiamo la rassegnazione come soluzione. Il Sud ha un margine di crescita molto più alto del Nord. Questo è un Paese che non ha più un controllo di gestione. È un Paese che ha 3.000 miliardi di debito pubblico, un Paese vede i bimbi in base a dove nascono sanno già che futuro avranno, che vede cittadini costretti a farsi le valigie per farsi curare fuori Regione… Penso che sia veramente una sfida interessante, dopodiché è ovvio che non possiamo lasciare indietro nessuno. Qualcuno si è agitato perché ho detto che esiste una questione settentrionale, in un Paese a due velocità con moltissime diseguaglianze, esiste una questione pesante meridionale e ne esiste una settentrionale, noi siamo legati come gemelli siamesi”.
 
Sui tempi in cui si parlava di secessione.  “La successione è una provocazione, Bossi non aveva i social media, diceva che i muri sono i libri del popolo, con le provocazioni in quel 1996 lanciò questa cosa rocambolesca, illegale del referendum per la secessione che però produsse un grande effetto, la modifica dell’Articolo Quinto. (…) Io in quegli anni ero amministratore, abbiamo dimostrato di aver amministrato bene i nostri Enti, ho giurato sulla Costituzione da Ministro, non me lo dimentico mai”.
 
Sulla possibile contraddizione della riforma del premierato con l’autonomia. “Dopo i referendum di inizio anni Novanta noi siamo andati nella direzione secondo me giustissima di fare in modo che i Sindaci e Presidenti di Regioni non fossero più eletti dai loro consigli ma eletti direttamente dal popolo. (…) Le uniche due cariche elettive in Italia, il Sindaco e il Presidente di Regione non possono essere rinnovati dopo il terzo mandato, tutte le altre sì… Io attualmente con l’attuale legge non sarò rinnovato, posso dire che negli anni cambierà la legge, perché è un’anomalia (…). L’elezione diretta del Presidente di Regione e del Sindaco dà stabilità. I cittadini sono sempre sovrani. Non credo sia eresia parlare di premierato. Penso che qualora accadesse dovranno essere sentiti i cittadini. Cercheremo di capire anche quale sarà la proposta, a oggi non ce n’è una di cui si può discutere”.
Sul suo futuro politico. “È fondamentale restare concentrati sull’oggetto sociale; per 11 mesi ho ancora la Regione del Veneto, che amo”.
Sul crollo della Lega nelle recenti elezioni in Emilia-Romagna e Umbria Vittoria. “Siamo arrivati al 34-36%, dopodiché è la storia di molti partiti… Dobbiamo pensare che l’identità va pari passo col consenso. La Regione Umbria è sempre stata oggettivamente sempre in mano alla sinistra, noi l’abbiamo ereditata sull’onda di un’inchiesta giustiziare, staremo a vedere cosa accade. Ogni elezione ha una storia a sé”.
 
Sull’opportunità delle dichiarazioni del Ministro Valditara sulla lotta al patriarcato durante la presentazione di Gino Cecchettin della Fondazione Giulia Cecchettin. “Gino Cecchettin è un grande, gli ho detto da subito che lo voglio aiutare con la Fondazione; Giulia è morta l’11 novembre 2023 e ritrovata il 18 novembre, a ridosso della Giornata contro la violenza sulle donne. Direi che su temi come questi non ci vorrebbe polemica, sarebbe bello avere una ‘no fly zone’; immagino che il Ministro non volesse essere inopportuno, eravamo davanti a una ragazza ammazzata da un ragazzo italianissimo. Siamo davanti a un bollettino di guerra. Questo è un fatto culturale gravissimo, che coinvolge moltissimi italiani, il 60% delle violenze italiane sono in famiglia. Su 1.500 casi di donne che vanno al pronto soccorso, anche con violenze gravi, solo 500 denunciano, due terzi se ne tornano a casa e vivono col loro aggressore, è veramente una tragedia”.
 
Sullo spostamento della Lega a destra. “C’è una Lega della politica e c’è una Lega degli amministratori, queste sono scelte che sono state fatte e sono anche convinto che dovremo ritarare molte scelte, consideri che io faccio l’amministratore quindi non me ne occupo direttamente. Sono anche convinto che la partita identitaria sia fondamentale, cioè che ci sia il motore dell’identità e dell’idea, il fatto di vivere fino in fondo questa sfida ci debba indicare la via. Una delle vie è pensare che il mondo guarda alla moderazione, quelle che sono le assolute novità, bisogna essere progressisti rispetto ad alcuni temi, come quelli etici, dove molto stesso pare siano prerogativa di una parte politica.  Ogni stagione ha il suo frutto”.
Fattitaliani

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