La storia serberà memoria, e certamente non positiva, dell’ostracismo di cui è stata fatta segno la ‘nobile’ terra di Ciociaria, fino ad oggi.
E dire che la Ciociaria è la regione storica più antica e più ricca di eventi del Paese, quella dunque più di tutto e tutti, modello e campione, degna di attenzioni e cure: è l’antica Latium patria di Roma poi, dopo secoli, frantumata in tre province, oggi da oltre duecento anni tutta compresa nella connotazione folklorica e spirituale di Ciociaria. Non conoscendola, ignorando in gran parte dove perfino si trova, la si continua indisturbati a chiamare: cafoni, rozzi, guitti, burini, ecc. alla stregua del popolino romano descritto da Bartolomeo Pinelli che identificava i ciociari immigrati a Roma a quell’epoca fine 1700-inizi 1800 con questi attributi, ancora al presente attuali e vivi, perfino negli alti contesti politici e artistici! Senza conoscere! L’ignoranza maestra di vita! Ma qui ci arrestiamo e vogliamo volare alto, tra i cultori e conoscitori, lasciando le negligenze e maldicenze ai bassifondi.Abbiamo sempre ricordato e documentato il ruolo primario svolto dal
personaggio in costume ciociaro nell’arte occidentale e cioè non la figura
dell’aristocratico o del letterato o del latifondista bensì quella del pecoraio,
della contadina, del brigante, del pifferaro, dello zampognaro …per le vie del
mondo e descritto la sua vestitura nonché origine e storia, cioè gli ultimi della
società! E perciò ai disinformati sono certo
di rendere un servigio raccomandando loro se amano leggere: ‘IL
COSTUME CIOCIARO nell’arte europea del 1800’ e ‘ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria pride’.
Il destino della
creatura in costume ciociaro nell’ambito della Storia dell’arte è stato
eccezionale nel vero significato del termine: non solo la maggior parte degli
artisti europei per almeno centocinquantanni ma anche i titani veri e propri li
hanno eternati: Degas, Renoir, Corot, Manet, Cézanne, Matisse, Leighton, Sargent, Whistler, Hayez, perfino Van
Gogh, perfino Picasso, perfino i futuristi… non c’è nessun soggetto pittorico
che possa vantare tali e tante firme, nemmeno lontanamente! Ecco perché più sopra ho preso l’ardire di
citare, a istruzione e a informazione, i due libri, proprio perché è troppo irriguardoso ignorare tali fatti gloriosi
della Storia.
Ora affianco a
questi giganti dell’arte europea del 1800-1900 abbiamo scoperto che dobbiamo
aggiungere un altro titano dell’epoca e cioè Honoré Daumier (1808-1878), non solo pittore e scultore,
altresì il massimo illustratore e
disegnatore del secolo: la rete fornisce al curioso gran parte di quanto si
intende conoscere. Svolse la sua attività sui maggiori periodici della sua
epoca, in particolare nel quotidiano celebre
Charivari, con predilezione e
interesse anche personale nei confronti della politica e dei suoi protagonisti sui
quali ha lasciato interventi e opere ammirevoli nonché sulla amministrazione
della giustizia con speciale attenzione
agli avvocati, una quantità vastissima di immagini e di opere. L’immagine che ci
regala il grande Daumier è intitolata Il risveglio dell’Italia e illustra un ciociaro-brigante gigantesco
che si sta svegliando dal suo torpore mentre intorno a lui tutti sono impegnati
nella lotta contro il nemico cioè le lotte per la indipendenza, cioè una specie
di Gulliver. Si ricordi che l’umile creatura nella sua vestitura
tradizionale era già da molti anni, prima del 1850, data della presente immagine,
uno spettacolo consueto nella vita di Parigi e di altre città della Francia. L’artista
ben conosce il personaggio e che tra l’altro era già apparso nel medesimo
giornale Charivari. Diventa perciò quasi
imperativo attirare l’attenzione sul fatto che a quell’epoca il ciociaro era una figura nota a tutti, addirittura un
ingrediente normale della immagine della Francia: poche erano le attività
economiche nel quale non era impegnato e non solo della Francia: a tutti familiare, in Europa, una vera e
propria lingua franca! E Daumier fa
rivivere tali realtà sociali a lui dunque ben note e conosciute e di
conseguenza personifica l’Italia con la figura del ciociaro: l’Italia è quella figura di ciociaro che si sta
svegliando! e non il toscano o il romano
o il veneziano, ecc. e l’Italia
che apre gli occhi alla libertà e alla lotta per la indipendenza non è Mazzini o Garibaldi o Cavour o altro personaggio bensì l’umile ciociaro che
Daumier incontra per le vie di Parigi, l’italiano
per antonomasia, per tutti, in Europa
e perciò degno di impersonare l’Italia!
Michele
Santulli