Quali opere espone
alla mostra "7 fate"? in che misura sono rappresentative del suo mondo?
Per la mostra “7 fate” ho pensato
di esporre due pezzi che ho sentito potessero essere rappresentativi del mio
lavoro, ma anche del mondo fatato proposto dalla nostra curatrice. “Lovers II”
è un piccolo pezzo legato ad un ciclo di un paio di anni fa. Per via di un
impegno familiare, mi ritrovavo quotidianamente posteggiata in macchina per
pochi minuti davanti a due meravigliosi ed altissimi pini, tanto vicini ed
isolati da tutto il resto, da farmi pensare a due amanti. Hanno così iniziato
ad apparire in alcuni miei lavori, divenendo un unico corpo avvolto di colore,
un mutamento che è un incontro fatato. Il secondo pezzo, “Promontorio animato”,
è invece legato ad un momento sperimentale del mio lavoro. Il promontorio, in
generale, è un soggetto che mi ha interessato più volte in passato, per la
possenza che emana se ci si ritrova ad osservarlo dal basso. Questo promontorio
in mostra è stato da subito “animato” da più elementi, passaggi umani, vegetali
e animali, e forse appunto fatati. Tecnicamente è stato uno sperimentare delle
aperture cromatiche su una superficie pittorica fluttuante.
Lovers II 2018 Olio su tela Cm 35x32 |
Il mio rapporto con Palermo è
determinato da un legame che è, ancora oggi, un filo trasparente, invisibile,
ma forte. Ogni tanto è come se qualcosa inciampasse in questo filo tirandomi
per i capelli, ricordandomi con uno scossone che Palermo, città di arte, è lì e
che vuole essere scoperta, che vuole farsi conoscere, che i colori, i rumori,
gli odori, che ho soltanto sempre sfiorato, vogliono esplodere attraverso i
miei sensi. È una città che conosco poco, che ho respirato e attraversato e
assaggiato poco, forse più attraverso personalità palermitane che da esperienza
diretta, ma mi incuriosisce come se in me mancasse un pezzo fondamentale della
mia Sicilia. Probabilmente perché, come ogni luogo di cui sperimentiamo il
paesaggio, i palazzi, la gente, le piazze, le strade e tutto, anche Palermo in
realtà, attraverso sé, deve farmi scoprire cose su me stessa. La sento
irrequieta e viscerale, bellissima e difficile, storicamente è impossibile
restarle indifferente. Questa è la prima volta che espongo qui, confido nel
coraggio e nell’ariosità delle fate.
A posteriori, come è cambiata Lei personalmente guardando a ritroso le opere che ha realizzato nel passato?
Ho iniziato a dipingere “tardi”.
La piccola storia della mia vita racconta che sono accadute cose molto diverse
dalla pittura, prima che io iniziassi a dipingere “sul serio”. Forse durante
quella lunga incubazione qualcosa in realtà si formava ed oggi comincia a
fiorire. Forse per via di questo lungo tempo “perduto” mi è venuto il bisogno
di fare, correre, recuperare. Non saprei bene come rispondere, mi sembra così
vicino il passato. Ma forse la risposta è proprio questa. Sono cambiata e
continuo a cambiare in funzione della mia necessità di dipingere.
Come spiegherebbe la sua arte a chi volesse conoscerLa in modo più approfondito?
Potrei parlare del mio tempo
trascorso tra la tela e i colori, perché penso che la differenza sia soltanto
questa, il tempo e lo spazio dedicato alla pittura. Potrei raccontare della
pazienza, dei primi segni, delle riflessioni, degli improvvisi slanci di colore
e della consapevolezza della fugacità di tutto ciò, di quanto sia importante
lavorare, dipingere finché ce n’è. Potrei dire della gioia della pittura, della
necessità, del non sentire più me stessa se non con la pittura tutta, del
dramma del non saper che fare in molti momenti più o meno lunghi, del sentirmi
smarrita. Ancora potrei dire di quando tutto comincia e di come a volte passino
settimane, mesi, forse anche anni, prima che una idea prenda spazio su una
tela. Quello che faccio in questo tempo è cercare di dar vita a realtà
indipendenti da me stessa, pitture che sono il risultato di un dialogo
incessante tra me e la tela e i colori, fino ad un equilibrio strutturale e
cromatico che io possa riconoscere come compiuto. Mi piacerebbe mostrarvi un
ritratto in video sul mio lavoro: link.
Ha un artista di riferimento che più degli altri ha dato un'impronta al suo stile?
Ho sempre guardato artisti anche
molto diversi tra loro, accomunati perlopiù dalla forza del gesto pittorico.
Tra i più sentiti certamente Jackson Pollock e Pierre Bonnard. Tra le artiste
contemporanee ho sempre guardato alla figura di Cecily Brown.
Ci sono temi, luoghi, momenti che particolarmente La ispirano?
Negli ultimi anni la mia pittura è
stata particolarmente influenzata dai paesaggi boschivi dei luoghi in cui vivo.
I miei lavori nascono da sentite camminate nei dintorni dell’Etna, la nostra
Muntagna. Amo, attraverso la pittura, trovare nuove realtà determinate dagli
incroci dei rami, dai tronchi che si innalzano dalla terra al cielo, dai
grovigli, dai mucchi di foglie, dall’aria che tutto lo spazio attraversa. Mi
piace anche quando macchie di figure umane attraversano questi spazi, divenendo
un tutt’uno con il bosco. Giovanni Zambito.