Arte, Cetty Previtera a Fattitaliani: cerco di dar vita a realtà indipendenti da me stessa. L'intervista

Fattitaliani

Continuano le interviste di Fattitaliani alle artiste protagonista della collettiva "7 fate" che sarà inaugurata a Palermo giovedì 22 luglio presso gli spazi espositivi di “Arèa di Giovanni Lo Verso. Oggi è la volta di Cetty Previtera.

Quali opere espone alla mostra "7 fate"? in che misura sono rappresentative del suo mondo?

Per la mostra “7 fate” ho pensato di esporre due pezzi che ho sentito potessero essere rappresentativi del mio lavoro, ma anche del mondo fatato proposto dalla nostra curatrice. “Lovers II” è un piccolo pezzo legato ad un ciclo di un paio di anni fa. Per via di un impegno familiare, mi ritrovavo quotidianamente posteggiata in macchina per pochi minuti davanti a due meravigliosi ed altissimi pini, tanto vicini ed isolati da tutto il resto, da farmi pensare a due amanti. Hanno così iniziato ad apparire in alcuni miei lavori, divenendo un unico corpo avvolto di colore, un mutamento che è un incontro fatato. Il secondo pezzo, “Promontorio animato”, è invece legato ad un momento sperimentale del mio lavoro. Il promontorio, in generale, è un soggetto che mi ha interessato più volte in passato, per la possenza che emana se ci si ritrova ad osservarlo dal basso. Questo promontorio in mostra è stato da subito “animato” da più elementi, passaggi umani, vegetali e animali, e forse appunto fatati. Tecnicamente è stato uno sperimentare delle aperture cromatiche su una superficie pittorica fluttuante.

Lovers II 2018 Olio su tela Cm 35x32
Il suo rapporto con Palermo quando è nato? che cosa La attira come città?

Il mio rapporto con Palermo è determinato da un legame che è, ancora oggi, un filo trasparente, invisibile, ma forte. Ogni tanto è come se qualcosa inciampasse in questo filo tirandomi per i capelli, ricordandomi con uno scossone che Palermo, città di arte, è lì e che vuole essere scoperta, che vuole farsi conoscere, che i colori, i rumori, gli odori, che ho soltanto sempre sfiorato, vogliono esplodere attraverso i miei sensi. È una città che conosco poco, che ho respirato e attraversato e assaggiato poco, forse più attraverso personalità palermitane che da esperienza diretta, ma mi incuriosisce come se in me mancasse un pezzo fondamentale della mia Sicilia. Probabilmente perché, come ogni luogo di cui sperimentiamo il paesaggio, i palazzi, la gente, le piazze, le strade e tutto, anche Palermo in realtà, attraverso sé, deve farmi scoprire cose su me stessa. La sento irrequieta e viscerale, bellissima e difficile, storicamente è impossibile restarle indifferente. Questa è la prima volta che espongo qui, confido nel coraggio e nell’ariosità delle fate.

A posteriori, come è cambiata Lei personalmente guardando a ritroso le opere che ha realizzato nel passato?

Ho iniziato a dipingere “tardi”. La piccola storia della mia vita racconta che sono accadute cose molto diverse dalla pittura, prima che io iniziassi a dipingere “sul serio”. Forse durante quella lunga incubazione qualcosa in realtà si formava ed oggi comincia a fiorire. Forse per via di questo lungo tempo “perduto” mi è venuto il bisogno di fare, correre, recuperare. Non saprei bene come rispondere, mi sembra così vicino il passato. Ma forse la risposta è proprio questa. Sono cambiata e continuo a cambiare in funzione della mia necessità di dipingere.

Come spiegherebbe la sua arte a chi volesse conoscerLa in modo più approfondito?

Potrei parlare del mio tempo trascorso tra la tela e i colori, perché penso che la differenza sia soltanto questa, il tempo e lo spazio dedicato alla pittura. Potrei raccontare della pazienza, dei primi segni, delle riflessioni, degli improvvisi slanci di colore e della consapevolezza della fugacità di tutto ciò, di quanto sia importante lavorare, dipingere finché ce n’è. Potrei dire della gioia della pittura, della necessità, del non sentire più me stessa se non con la pittura tutta, del dramma del non saper che fare in molti momenti più o meno lunghi, del sentirmi smarrita. Ancora potrei dire di quando tutto comincia e di come a volte passino settimane, mesi, forse anche anni, prima che una idea prenda spazio su una tela. Quello che faccio in questo tempo è cercare di dar vita a realtà indipendenti da me stessa, pitture che sono il risultato di un dialogo incessante tra me e la tela e i colori, fino ad un equilibrio strutturale e cromatico che io possa riconoscere come compiuto. Mi piacerebbe mostrarvi un ritratto in video sul mio lavoro: link.

Ha un artista di riferimento che più degli altri ha dato un'impronta al suo stile?

Ho sempre guardato artisti anche molto diversi tra loro, accomunati perlopiù dalla forza del gesto pittorico. Tra i più sentiti certamente Jackson Pollock e Pierre Bonnard. Tra le artiste contemporanee ho sempre guardato alla figura di Cecily Brown.

Ci sono temi, luoghi, momenti che particolarmente La ispirano?

Negli ultimi anni la mia pittura è stata particolarmente influenzata dai paesaggi boschivi dei luoghi in cui vivo. I miei lavori nascono da sentite camminate nei dintorni dell’Etna, la nostra Muntagna. Amo, attraverso la pittura, trovare nuove realtà determinate dagli incroci dei rami, dai tronchi che si innalzano dalla terra al cielo, dai grovigli, dai mucchi di foglie, dall’aria che tutto lo spazio attraversa. Mi piace anche quando macchie di figure umane attraversano questi spazi, divenendo un tutt’uno con il bosco. Giovanni Zambito.

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Biografia

Cetty Previtera nasce in Svizzera nel 1976. Da bambina, con la famiglia si trasferisce in Sicilia, dove vive tutt'oggi. Dopo aver conseguito la Laurea in Scienze della Formazione presso l'Università degli Studi di Catania e un Master in Comunicazione e Linguaggi Non Verbali, approfondisce lo studio della pittura a olio. Frequenta gli studi di alcuni pittori siciliani e incontra i maestri Giuseppe Puglisi e Piero Zuccaro presso l’Accademia Abadir (CT). Nel 2011, a Vittoria (Rg) partecipa alla mostra itinerante Il Dogma del debito, a cura di Ivano Pino e Gianluca Gulino di Spazio InStabile. Seguono le esposizioni collettive curate da Natale Platania e la bi-personale Cube Project presso le Quam a Scicli, a cura di Antonio Sarnari. Nel 2015 partecipa alla collettiva Realismo Informale, a cura di Antonio Sarnari alle Quam di Scicli (RG). Del maggio 2017 è la sua prima mostra personale, Primavera, curata da Marco Goldin, presso le Quam di Scicli. Del 2018 la sua prima personale nella sua città, Catania, alla Carta Bianca Fine Arts. Nel 2019 ha avuto l’occasione di esporre presso la George Billis Gallery di New York per la collettiva Going a cura di Robin King e Carla Tucou Ricevuto. Nel 2014, a Bologna, partecipa alla Mostra Attorno a Vermeer, a cura di Marco Goldin. Nel 2021, sempre per la cura di Marco Goldin, espone all’interno della mostra Attorno a Van Gogh Otto pittori e i colori della vita, parallelamente alla mostra Van Gogh e i colori della vita, a Padova.


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