Venerdì 12 giugno apre al pubblico la mostra Il Racconto della Montagna nella
pittura tra Ottocento e Novecento al Palazzo Sarcinelli di Conegliano (TV).
Promossa dal Comune di Conegliano e da Civita Tre Venezie, con il patrocinio della
Regione del Veneto e della Fondazione Cortina 2021, la collaborazione della sezione del
CAI di Conegliano e della Società Alpina delle Giulie di Trieste, Il racconto della
montagna nella pittura tra Ottocento e Novecento è il terzo appuntamento del ciclo
dedicato al paesaggio nella pittura veneta tra XIX e XX secolo a Palazzo Sarcinelli.
Curata da Giandomenico Romanelli e Franca Lugato, l’esposizione è volta ad
approfondire il tema della montagna, che si presenta in forma significativa nella pittura
italiana di veduta già a partire dalla metà dell’Ottocento, acquistando una sempre più
decisa caratterizzazione tra la fine del secolo e i primi decenni del successivo, anche
grazie alle esplorazioni scientifiche e alla conquista delle più alte cime.
Accanto alle opere di celebri autori italiani e stranieri che hanno frequentato
principalmente le Dolomiti, da Ciardi a Compton, da Sartorelli a Pellis, da Wolf Ferrari
a Chitarin provenienti da diverse collezioni private e pubbliche tra le quali l’Istituto Veneto
di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, la Casa Cavazzini-Museo di Arte Moderna e
Contemporanea di Udine, la Moderna Galleria di Zagabria, i visitatori potranno (ri)scoprire
anche i paesaggi alpini di artisti meno noti.
Oltre ai dipinti, la rassegna presenta una selezione di pubblicistica, cartografia, volumi,
stampe, a testimonianza della fortuna e del crescente richiamo che il tema assume nella
seconda metà dell’Ottocento. Oltre che importante meta turistica, in linea con una
tendenza diffusa in altri paesi europei come la Francia e la Gran Bretagna, la montagna ha
rappresentato, infatti, un segno identitario dell’Italia e del suo patrimonio culturale,
parallelamente al compimento dell’unità nazionale.
In questo contesto le Dolomiti costituiscono un assoluto protagonista grazie alle loro
possibilità formali e cromatiche. Il primo libro dedicato alla loro esplorazione, The Dolomite
Mountains, pubblicato nel 1864, scritto e illustrato da due viaggiatori britannici, Josiah
Gilbert e George Cheetham Churchill, apre il percorso espositivo. Con questa
pubblicazione le Dolomiti vengono inserite definitivamente in quel tour alpino, che il
romanticismo ha contribuito a rendere di moda oltre Manica. Armati di block notes e colori,
Josiah e George esplorano zone piuttosto sconosciute delle Alpi insieme alle loro mogli,
che li aiutano nei rapporti con quei popoli indigeni incredibilmente introversi. Il loro amore
per le Dolomiti fa sì che imparino a conoscere una per una le numerose valli alpine, che
frequentano dal 1861 al 1863. Queste due coppie rappresentano “i primi turisti in
assoluto” delle moderne Dolomiti.
Accanto a questo volume viene presentato anche Il Bel Paese dell’abate Antonio
Stoppani. Geologo, paleontologo, naturalista e patriota, Stoppani dà alle stampe nel 1876
quello che diverrà presto un best seller (contava già 40 edizioni a vent’anni dalla sua
prima pubblicazione), destinato a costituire la magna carta della geografia dello Stivale.
Suddiviso in serate, cioè in narrazioni rivolte nella finzione letteraria ai suoi nipotini riuniti
davanti al camino, Stoppani invita a prender coscienza del patrimonio naturalistico del
Paese. Nel libro sono inoltre evidenziati il ruolo e la potenzialità del CAI, il Club Alpino
Italiano fondato ufficialmente il 23 ottobre del 1863 da Quintino Sella, descritto come una
sorta di sentinella ambientalista ante litteram.
Il percorso s’incentra anche sulla “riscoperta” della figura del trevigiano Giuseppe
Mazzotti (1907-1981), critico d'arte, scrittore e saggista, nonché direttore dell'Ente
Provinciale di Treviso per il Turismo, autore e curatore di numerosi lavori per la
promozione del territorio. Nel suo fortunato La montagna presa in giro Mazzotti
preannuncia il timore di un turismo sfrenato e non di qualità, osservando i nuovi costumi e
le recenti liturgie attorno alla montagna e denunciando con ironia le “smanie” di
villeggiatura che “inquinano” la bellezza: dalle attrezzature sportive ai segnali colorati per
indicare i sentieri, dagli elegantoni alle femmes fatales, dai beoni alle automobili.
Un altro elemento di novità deriva dall’attenzione che la rassegna rivolge alle prime
alpiniste donne, rappresentate dall’esperienza decisamente anticonvenzionale della
trevigiana Irene Pigatti (1859-1937), tra le prime italiane alpiniste delle Dolomiti in un
periodo in cui le scalatrici erano perlopiù straniere. Fonte di ispirazione ancora oggi, tanto
che nel 2010 è stato emesso dalle Poste Italiane un francobollo in suo onore in
collaborazione con il CAI, Irene conquista record eccezionali, anticipando la moderna
concezione dell’alpinismo intesa come vera e propria pratica sportiva.
L’originale itinerario registra un particolare sentimento della montagna attraverso opere
dedicate principalmente alle Dolomiti, realizzate con linguaggi e stili diversi. Dal realismo e
naturalismo di Edward Theodore Compton (1849-1921), Guglielmo Ciardi (1842-1917),
Giovanni Salviati (1881-1951) al simbolismo e intimismo di Francesco Sartorelli (1856-
1939), Traiano Chitarin (1864-1935), Teodoro Wolf Ferrari (1878-1945), Carlo
Costantino Tagliabue (1880-1960), Millo Bortoluzzi (1905-1995), Marco Davanzo
(1872-1955), Giovanni Napoleone Pellis (1888-1962), che sperimentano l’effetto
luminoso e cangiante delle cime innevate tra il Veneto e il Friuli. Discorso a parte
meriterebbe il triestino Ugo Flumiani (1876-1938). Accanto alle sue più note tele di vette e
distese innevate è infatti presentata una serie dedicata all’interpretazione delle “viscere”
della montagna con alcune inedite visioni del Carso, di cui coglie scenografiche grotte,
fiumi sotterranei, stalattiti, profonde acque increspate. Un effetto di silenziosa sospensione
trapela, invece, dai dipinti del bosnìaco-erzegòvino Gabriel Jurkić (1886-1974), che
attribuisce nuovi valori simbolici e mistici al paesaggio alpino oltre il confine italiano.
“Protagonista indiscusso nella sua generazione - scrive Giandomenico Romanelli nel
saggio di catalogo - contribuisce alla nascita e allo sviluppo di quel modernismo croato
che tante sorprese riserva, ancor oggi, per qualità e quantità di anime e di talenti purtroppo
spesso poco noti o sconosciuti”.
La selezione di manifesti dei primi decenni del Novecento provenienti dalla collezione
Salce di Treviso arricchisce il racconto con la pubblicità degli sport invernali, in particolare
grazie ai lavori dell’austro-italiano Franz Lenhart incentrati sulle Dolomiti e Cortina.
Perfetti nel taglio modernista, nella tipizzazione dei personaggi, nella essenzialità
decorativa dei paesaggi, nell’anti naturalismo e nella vivacissima gamma cromatica, ci
raccontano una montagna giovane, felice e dinamica con uno stile che richiama la grande
tradizione cartellonistica italiana e francese del primo Novecento e un accenno al
sintetismo elegante tipico delle riviste americane.
L’ultima sezione offre al pubblico un’ulteriore curiosità con la storia eccezionale del
triestino Napoleone Cozzi (1867-1916), uno dei primi interpreti dell'alpinismo senza guida
nelle Dolomiti e precursore dell'arrampicata sportiva a Trieste. In mostra sono esposti tre
suoi taccuini, conservati nell’Archivio della Società Alpina delle Giulie di Trieste e noti
quasi esclusivamente agli addetti ai lavori. I quaderni riproducono con delicati acquerelli le
alte vie percorse durante le esplorazioni compiute con la sua cosiddetta “squadra volante”,
due delle quali nel 1898 alla volta delle Prealpi Giulie e una nel 1902 con la salita delle
Prealpi Clautane, le attuale Dolomiti Friulane.
I taccuini ci permettono di rivivere queste esperienze, grazie anche a spassose, spesso
ironiche, didascalie che accompagnano le raffigurazioni.
Nell’ultimo album del 1902 ritroviamo dediche di amici ed esperti alpinisti, tra le quali
anche quella di un altro amante della montagna, Giuseppe Mazzotti: “Con la più viva
ammirazione queste testimonianze della più pura passione per la montagna”, 16
novembre 1948.
Il catalogo della rassegna con i saggi e i testi dei curatori è edito da Marsilio Editori.
Informazioni
www.mostramontagna.it
Visita guidata con i curatori riservata previo accredito stampa
Venerdì 12 giugno, ore 11
Palazzo Sarcinelli, Conegliano
Ufficio stampa
Civita Tre Venezie
Giovanna Ambrosano
ambrosano@civitatrevenezie.it, 338 4546387
Il Racconto della Montagna nella pittura tra Ottocento e Novecento
Palazzo Sarcinelli,
Via XX Settembre, 132, Conegliano (TV)
12 giugno > 8 dicembre 2020
Prenotazioni
Call center +39 0438 1932123
prenotazione on line
Orari
Apertura venerdì 12 giugno, ingresso gratuito, orari 11>19.
La mostra è aperta anche sabato 13 e domenica 14 giugno, sempre dalle 11 alle 19.
La rassegna sarà poi aperta regolarmente dal giovedì alla domenica, dalle 11 alle 19.
Per aggiornamenti e informazioni, consultare il sito.
Biglietti
Biglietto intero € 11
Biglietto ridotto € 8,50 per studenti, adulti over 65 anni, convenzioni, gruppi con almeno 10 unità,
residenti nel Comune di Conegliano nei giorni feriali
Biglietto ridotto € 7,00 per gruppi da 10 a 25
Biglietto speciale € 7,00 per tutti i membri CAI
Biglietto ridotto speciale € 6,00 per gruppi Astarte
Biglietto scuole € 4,00
Gratuito
minori di 18 anni, disabili, guide autorizzate, accompagnatori gruppi, giornalisti, membri ICOM.
Diritto di prenotazione
€ 1,50