Le difficoltà della didattica a distanza per gli insegnanti di sostegno: è questo il succo del messaggio che la Prof.ssa Annamaria Vecchio di Licata ci ha inviati. Ecco il testo.
Lo so che forse non è il momento… ma stavo
riflettendo sulla didattica.
Io, insegnante di sostegno per scelta, mi sento
impotente e sofferente per tutti gli alunni speciali e per le loro famiglie, che
restano spesso invisibili ai più.
Io ed i miei colleghi di sostegno ci sentiamo
inermi, proprio noi che facciamo della relazione il nostro punto di forza per
dare ad ognuno di loro la possibilità di fare parte di un gruppo reale, non
virtuale!
Noi che alleggeriamo, seppur per qualche ora,
le famiglie dando loro l’occasione di fare la spesa serenamente o di dedicarsi
semplicemente alla cura di sé stessi!
Noi che siamo resilienti a prescindere da
tutto… perché lavoriamo in sinergia con gli insegnanti curriculari, con i
genitori, con gli operatori socio-sanitari, con gli assistenti ASACOM, per
conseguire obiettivi comuni: migliorare la loro qualità di vita; incoraggiare
l’autostima; favorire l’autonomia personale; creare relazioni e comunicazione!
E facciamo tanti sforzi… tutti!
Mediante i loro piccoli gesti (un sorriso
accennato o un timido abbraccio) o attraverso un compito svolto stentatamente,
noi tutti ci sentiamo gratificati ed orgogliosi di loro.
Vedo colleghi, chi con fatica chi con
rapidità, accingersi a fare videolezioni, collegamenti via Skype, test a
tempo (che ansia per chi non riesce a decodificare significato e
significante!!!) o avvalersi di app strepitose per proseguire o per consolidare
la didattica con tutto il gruppo classe.
E gli studenti speciali?
E soprattutto i gravi/gravissimi?
Loro… la nostra risorsa ineffabile e
preziosa!!!
In questa didattica a distanza dov’è
l’inclusività?
Nessuno deve rimanere indietro, nessuno deve sentirsi
escluso! L'integrazione dell'allievo disabile si
concretizza attraverso alcune regole fondamentali: egli deve rimanere in aula
il più a lungo possibile; deve fare le stesse cose che fanno i suoi compagni di
classe anche in maniera semplificata; deve avere le stesse opportunità
formative degli altri e i compagni devono essere coinvolti in compiti di
sostegno.
Al tempo del CODIV-19 tutto ciò è
impossibile!
Non
eravamo preparati ad una pandemia! Lo so !
Il sistema scolastico italiano, che
ha compiuto un lungo percorso di maturazione educativa e didattica in direzione
inclusiva, è chiamato ora ad un ulteriore passo innovativo, ma sempre nella
considerazione della diversità che deve essere sempre la condizione naturale
dei processi scolastici.
L’idea di un’educazione
intrinsecamente differenziata, rivolta agli allievi più deboli, va sostituita
con quella di un’educazione adeguata in obiettivi, metodi, mezzi e servizi
sulla base delle difficoltà di apprendimento di ogni soggetto.
Noi insegnanti di sostegno ci stiamo impegnando
tanto a mantenere virtualmente un “legame” e l’inclusione, benché in
piccolissimo gruppo, con i nostri ragazzi, utilizzando messaggi vocali o
videochiamate anche solo per salutarli o per chiedere come stiano…
Alla didattica vera e propria ci penseremo
quando tutto sarà finito! Per ora ciò che conta è non farli sentire ancora più
soli!
Molti di loro non hanno neppure la
consapevolezza concreta di ciò che sta accadendo, ma vedono mutata la loro
giornata stereotipata, ma desiderata!
Vivono il dramma dell’isolamento in modo
diverso e in modo più forte, ma soprattutto, in maniera inaccettabile!
Come si può spiegare a un bambino e/o ragazzo
autistico questa straziante realtà?
Lo so non è colpa nostra!
Colleghi ascoltatemi: concentratevi piuttosto
a solleticare le emozioni dei nostri ragazzi attraverso elaborati “liberi”, di
fantasia, di manualità, di creatività o mediante attività “casalinghe”, non
sulla qualità della videolezione o sulla ricerca dell’app più complessa!
Una didattica a distanza questa più reale e
più inclusiva!
Responsabilizziamoli!
Responsabilizziamoci!
Prof.ssa Annamaria Vecchio
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