Al
Teatro Quirino “Vittorio Gassman” fino al 27 ottobre IL SILENZIO GRANDE scritto
da Maurizio De Giovanni. Con Massimiliano Gallo, Stefania Rocca,
Monica Nappo, Paola Senatore e Jacopo Sorbini. Regia di Alessandro Gassmann.
In
tournée fino al 22 febbraio. Dopo Roma, saranno per due settimane al Teatro
Diana di Napoli e poi varie date in tutt’Italia. C’è già l’opzione per l’anno
prossimo ma ancora non si conoscono le date.
Un
capolavoro del Teatro perché racconta la vita, la famiglia e tutto ciò che
abbiamo attraversato dagli anni ’50 fino alla fine degli anni 70.
Un foglio bianco che si riempie di ricordi, di sentimenti ma soprattutto del
vissuto della famiglia Primic che ruota intorno al capofamiglia Valerio,
scrittore di libri chiuso dentro “la stanza del Tesoro” ossia lo studio dove
lui produce per far vivere al meglio la famiglia. Accanto a lui, Bettina, la domestica che
conosce ogni singolo silenzio di quella casa in cui vive da moltissimi anni.
Piccoli e grandi silenzi di genitori e figli. Rancori, cose non dette. Bettina guarda
dentro l’animo di ognuno e poi emana la sentenza che in realtà è solo la verità
dettata dal cuore.
Bettina ha le sembianze di Famula, Mariannina e Maria che fin da giovanette
hanno attraversato la casa di tanti!.
Devote fino alla vecchiaia.
“Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono. In una famiglia non devono
esserci confini. Erano tempi in cui ai figli non spettava giudicare i
genitori”.
Non esiste magia più grande delle parole sapientemente dosate dalla scrittura
di De Giovanni, dall’attenta Regia di Alessandro Gassmann e da un Cast
formidabile.
Un mix esplosivo che in un crescendo di emozioni ci riporta indietro nel Tempo, in un mondo che
non c’è più ma è sempre vivo nei ricordi e nel cuore di ognuno!
Un finale a sorpresa che stupisce e lascia sgomenti…
Nella commedia ha il ruolo di Bettina, una domestica che era considerata un elemento
fondamentale per la famiglia.
E’ un ruolo che non
esiste più se non nell’immaginario in quanto cameriere che nascono e crescono
nella famiglia, ne conoscono vita, morte e miracoli e hanno più di una
funzione. Per un'attrice un ruolo così è molto bello perché non è solo la
persona che guida la famiglia a livello pratico ma c’è anche uno sfondo emotivo
perché vede crescere i figli e insieme ai loro genitori, vive la quotidianità.
Bettina è un po’ il deus ex machina della
famiglia come si usava nelle famiglie nobili o borghesi almeno fino a metà anni
70! Ricopriva un ruolo di grande
responsabilità!
La immaginavo come una di queste ed è per questo che ho
chiesto di farmi un treccione e il “tuppone” perché pensavo che la domenica
essendo libera, si lavava e pettinava i capelli con molta cura prima di andare
a Messa. Era forte l’immaginario cinematografico ma mi attraeva darlo anche
perché il mondo femminile di allora, era molto diverso da quello che si vede
oggi.
Il fulcro di ogni relazione familiare era
la casa. Cosa rappresenta per Lei, la casa?
È molto lontano da quello che
era per Bettina. Per me è un luogo dove posso leggere un buon libro, invitare
gli amici e ricaricarmi o rilassarmi a seconda della situazione. È una funzione
sociale iper contemporanea che non ha nulla a che vedere con quello che poteva
essere la domus all’epoca di Bettina che era vista come una rivalsa sociale.
Lei e le donne di allora avevano il dovere di accudire la casa come se fosse
una persona e conoscerne ogni cosa perché la vivevano come una sorta di potere.
Vita, morte e miracoli tant’è che conosce il padrone di casa meglio di chiunque
altro familiare.
Il servo- padrone che era sottoposto a gerarchia ma spesso
sforava i confini. Era sempre lì a sostenere e a consigliare ed anche a fare
ciò che il padrone dice. In questi rapporti ci sono dei confini molto labili
I protagonisti si dicono, si urlano o si
sussurrano le grandi verità! Quanto è vero oggi?
Secondo me, parecchio.
Molti di noi pensano “cavolo quella cosa la potevo dire” perché spesso si pensa
che l’altro reagirebbe in un modo che poi è sempre diverso dalla realtà.
L’ideale sarebbe quello di provare a parlare per avvicinarsi all’altro ma non
sempre ci riusciamo perché siamo molto presi da quello che ci dice la nostra
testa e non quello che dice l’altro o da come si comporta.
Una delle battute è “Sono solo mura. I
ricordi, i sentimenti ce li portiamo dietro”! Che ne pensa?
Sono d’accordo
perché credo che a volte ci possano essere degli attaccamenti verso degli
oggetti o dei posti invece il non averli ti fa costruire dentro un attaccamento
maggiore. Se lo si ha si dà per scontato, quando lo si perde ci si rende conto
del suo valore.
Quanto è vero che un uomo vale per quanti
soldi porta?
Per la società è così! Per fortuna che è fatta di vari tipi di
persone e non tutti la pensano così. Negli anni 70 in cui De Giovanni ha scritto il testo era ancora molto forte
questo pensiero! Oggi c’è tutt’altro, basta vedere cosa sta accadendo in tutto
il mondo.
Il protagonista è uno scrittore e passa il
suo tempo chiuso nel suo studio a scrivere. Rispetto alla sua famiglia si sente
straniero e dice che le persone assomigliano ai libri. Se Lei fosse un libro
quale sarebbe?
Un libro della Ferrante.
Quale?
La Figlia Oscura e L’amore Molesto. Mi piace
molto anche Orlando di Virginia Wolf.
Non esiste magia più grande delle parole…
a volte sono dette per amare, a volte per ferire!
E’ anche vero che a volte
il silenzio è d’oro!
A volte è anche grande il silenzio…
Sì! Dipende sempre da come si usa. A volte sarebbe meglio il silenzio.
“Un foglio bianco che diventa un’altra
storia” cosa scriverebbe sopra?
Vorrei tanto vedere il sequel con loro che
vanno nell’altra casa.
E’ possibile insegnare la vita attraverso
il silenzio?
Non credo! A mio avviso sarebbe un insegnamento parziale,
abbiamo bisogno di parlare. Il silenzio è una scelta eccessiva concessa solo
alle Suore di clausura. La monaca di Monza non mi sembra che sia durata molto.
Lo Zen o altre pratiche trascendentali lo richiedono come ingrediente da
alternare per una buona comunicazione con se stessi e con gli altri. Concordo
che l’alternanza faccia bene.
Altri progetti?
Teatro ma da Regista
al Ridotto di Parma. Come attrice e Regista al Teatro Due di Parma con dei
testi di drammaturgia contemporanea. Ad aprile sarò al Teatro Eliseo con un
Testo di cui ho curato la regia e la traduzione.
Elisabetta
Ruffolo