Macbeth Underworld, il regista Thomas Jolly a Fattitaliani: l'opera è un incubo, una giostra sinistra e macabra. L'intervista

Il pubblico dell'opera è piacevolmente "abituato" ai grandi titoli popolari riproposti di volta in volta in una chiave tradizionale o innovativa, ma la musica e il libretto sono sostanzialmente quelli.
Quante volte abbiamo letto delle "prime" del passato, quando un nuovo allestimento è andato incontro a un immediato flop o enorme successo: le reazioni del pubblico, le critiche della stampa, i sentimenti del compositore, del librettista, del regista. Ancora oggi non ci sono molte occasioni per rivivere tali esperienze: ce la fornisce l'Opéra La Monnaie di Bruxelles che ha inaugurato la nuova stagione con un'opera tutta nuova di "zecca", per la quale non sono possibili paragoni con altre versioni perché tutto è una inedita creazione. In scena fino al 5 ottobre c'è "Macbeth Underworld" (cast) che, ispirata ovviamente al testo shakesperiano, è stata composta da Pascal Dusapin -quattro anni dopo la sua ultima composizione "Penthesilea"- su richiesta del teatro dell'opera brussellese e dell'Opéra Comique di Parigi. 
Con il suo librettista Frédéric Boyer, si immerge negli angoli più bui dell'anima umana e dei due personaggi tra i più emblematici del male nell'uomo: i Macbeth. La regia è stata affidata a Thomas Jolly, il giovane prodigio francese del repertorio shakespeariano, e ad Alain Altinoglu il compito di restituire l'intensità drammatica e la ricchezza vocale e orchestrale della partitura.
Il risultato è sorprendente. Non c'è un elemento che non sia al suo posto. Ogni cantante al massimo livello (le tre sorelle EKATERINA LEKHINA, LILLY JØRSTAD, CHRISTEL LOETZSCH cantano in maniera sovraumana), eccellente la direzione musicale, il libretto è meravigliosamente preciso, intenso, drammatico, i personaggi e la scenografia s'incastonano in un insieme superlativo. La musica di Dusapin è immensa. La regia altrettanto. Come ogni novità, c'è bisogno di riascoltarla e risentirla a più riprese, ma i requisiti perché diventi un classico ci sono tutti. Fattitaliani ha intervistato il regista Thomas Jolly, soddisfattissimo della risposta del pubblico alla prima.
"È emozionante -ci dice- perché nessuno l'aveva mai sentita prima, mai vista, dato che quest'opera non è stata mai cantata finora, e dunque è davvero emozionante quando una nuova creazione viene realizzata e il pubblico la recepisce. Credo che l'abbia recepita (forse va chiesto direttamente agli spettatori): ma a giudicare dalla reazione e dagli applausi lo spettacolo ha avuto successo ed è un'immensa gioia per me."
Il senso di responsabilità di una première è ancora più grande quando si tratta di una prima assoluta per il debutto della nuova stagione delle Monnaie?
Esattamente. Devo vivamente ringraziare La Monnaie perché ha mostrato coraggio e audacia nell'inagurare la stagione con due creazioni: con "Macbeth Underworld" ma anche con "Le silence des ombres" e io sono un regista che finora non ha diretto che tre opere. È davvero un atto coraggioso e audace da parte del Teatro e di Peter de Caluwe (intervista) aprire la stagione con il "rischio", che è anche sinonimo di "energia" nel senso che qualche volta per ottenere il successo bisogna accettare il pericolo di poter perdere. Per me è questo il senso di correre un rischio. E qui è andata bene.
Ho avuto la sensazione e l'impressione che Lei abbia messo la sua intera esperienza teatrale nella regia di "Macbeth Underworld"...
È un po' vero: le confesso che Shakespeare è un autore che ho frequentato molto, è una teatralità - e anche la musica di Dusapin me lo permette - che io adoro: le piccole cose, le tante astuzie del sistema funzionano. La magia funziona e ammetto di aver voluto, effettivamente, utilizzare il mio linguaggio teatrale artigianale e l'opera stessa richiede un insieme di tali elementi di cui io non mi sono privato.
Su quali elementi la sua regia ha incontrato immediatamente la musica di Dusapin?
Quando ho incontrato Pascal Dusapin la partituta non era ancora completa: ma bisognava comunque che io costruissi il mio progetto registico. L'ho invitato dunque a parlarmi della sua musica utilizzando aggettivi ed espressioni che io ho trascritto: ho perciò messo su la regia senza aver ascoltato la musica. Dopo sono arrivate le prove con il piano, ho fatto qualche aggiustamento ma è stata circa una settimana fa che io ho sentito interamente la musica. Riconosco che è stata una fortissima emozione vedere all'improvviso la traduzione musicale di ciò che Pascal mi aveva detto perché io ho dovuto lavorare senza la musica, dato che non c'erano registrazioni ed era questo il rischio. Il rischio è stato corso e affrontato, e ne usciamo contenti, stanchi ma felici perché tutto questo rischio alla fine si è tramutato in successo.
Che commento Le piacerebbe avere da parte del pubblico?
Quando non si ama qualcosa, beh lì non c'è molto da fare, non sono io a decidere. Io spero sempre che il pubblico abbia recepito l'opera, che abbia interiorizzato la storia di Shakespeare e l'adattamento di Frédéric Boyer, la musica di Pascal Dusapin grazie alle immagini e alla messa in scena che ho realizzato, al canto degli artisti... Il più bel commento dunque sarebbe "grazie, ho ben recepito l'opera".
La scenografia sembra corrispondere perfettamente all'impianto generale...
Vero. È un incubo, una giostra sinistra e macabra che rinchiude i personaggi dove la scenografia è sempre in movimento, proprio come in un sogno, anzi un incubo, dove lo spazio ininterrottamente è sul punto di una continua metamorfosi ed è grazie al talento di Bruno de Lavenère che l'ha realizzata e con cui non avevo mai lavorato - un altro rischio - che ogni cosa è andata bene. Forse potrebbe apparire presuntuoso dirlo, ma siamo davvero contenti.
Il lavoro che insieme avete fatto è serio, puntuale, perfetto e allo stesso tempo con una punta d'ironia per dire che tutto è vero ma nell'ambito del racconto... è così?
(ride, ndr) Sì. Ha ragione quando parla d'ironia. Quello che Frédéric Boyer e Pascal Dusapin volevano è che Macbeth e Lady Macbeth fossero i giocattoli degli altri personaggi che quindi si divertono con loro, facendo loro rivivere la storia, il crimine, la colpa. Giocano con loro e penso che l'ironia venga da qua. Un altro aspetto ironico è quello di mostrare le astuzie e i trucchi del teatro per esempio il coltello che vola, le tre streghe che si divertono con una canna da pesca facendo credere sia un pugnale. Tutti questi elementi creano una complicità con il pubblico e sortiscono un effetto ironico. Giovanni Zambito.

Thomas Jolly
Né à Rouen, Thomas Jolly intègre en 2001 la formation professionnelle d’ACTEA, tout en préparant une licence d’études théâtrales à l’Université de Caen. Deux ans plus tard, il entre à l’École supérieure d’art dramatique du Théâtre National de Bretagne, à Rennes. À l’issue de sa formation, il fonde avec quelques compagnons de route La Piccola Familia. Il met en scène Arlequin poli par l’amour (Marivaux) en 2007 et, en 2009, Toâ (Sacha Guitry), couronné par le Prix du public du Festival Impatience au Théâtre de l’Odéon à Paris, et Piscine (pas d’eau) de Mark Ravenhill. À partir de 2010, il travaille sur la pièce Henry VI de William Shakespeare, un spectacle-fleuve de dix-huit heures dont il crée les deux premiers épisodes en 2012. 21 Le troisième épisode voit le jour en 2013, année durant laquelle Thomas Jolly met en scène Box Office, un texte du jeune auteur Damien Gabriac. Il crée le quatrième et dernier épisode d’Henry VI en 2014 ; le spectacle est alors donné dans son intégralité au Festival d’Avignon. En 2015, il entreprend la création de Richard III, concluant ainsi ce cycle shakespearien. La même année, il reçoit le Prix Jean-Jacques Gautier – SACD et le Molière de la mise en scène d’un spectacle de Théâtre Public pour Henry VI. En 2016, il présente à Avignon, avec la Piccola Familia, Le Ciel, la nuit et la pierre glorieuse, un feuilleton théâtral en plein air retraçant l’histoire du Festival en seize épisodes. En parallèle, il conçoit avec Damien Gabriac Les Chroniques du Festival d’Avignon, un programme court diffusé sur France Télévisions. À l’opéra, Thomas Jolly ouvre la saison 2016-17 de l’Opéra de Paris avec Eliogabalo (Cavalli). Il met ensuite en scène Fantasio (Offenbach) à l’Opéra Comique à Paris. En 2018, il crée Thyeste de Sénèque, en ouverture de la 72e édition du Festival d’Avignon dans la Cour d’honneur du Palais des Papes.

Fattitaliani

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