Fino al
5 novembre al Teatro Eliseo “Un borghese piccolo piccolo” tratto dal Romanzo di
Vincenzo Cerami. Adattamento e Regia di Fabrizio Coniglio. Con Massimo Dapporto, Susanna Marcomeni, Roberto D’Alessandro, Federico Rubino.
Massimo
Dapporto è un protagonista perfetto nel ruolo di Giovanni Vivaldi tanto che ne
è l’alter ego. Testo articolatissimo che spazia tra Commedia, Dramma e
Tragedia. Un ritratto di agghiacciante attualità raccontato con il sorriso.
Un’Italia che assomiglia molto a quella di adesso, soprattutto per la
corruzione e la giustizia fai da te.
Ognuno di noi è Giovanni Vivaldi ed è questo il motivo per cui il personaggio
non è odiato ma rientra nelle simpatie del pubblico che lo applaude perché si
sente rappresentato.
Chi è
Giovanni Vivaldi?
È il mio alter ego o meglio io sono
l’alter ego di Giovanni Vivaldi. È un padre e come tutti i padri è disposto a
qualsiasi cosa pur di favorire la carriera del figlio. È disposto ad
iscriversi alla massoneria per favorire il figlio, riesce ad ottenere un
compito sotto banco per quanto riguarda il concorso che il figlio deve fare per
entrare nel ministero, è convinto che ormai il posto sia assicurato ed invece
durante una rapina compiuta da un delinquente comune, il figlio viene colpito
da una pallottola vagante e muore tra le braccia del padre. In quel momento
Giovanni Vivaldi non ha più un futuro perché tutte le sue speranze muoiono con
il figlio ed a quel punto decide di vendicarsi e di uccidere l’assassino del
figlio. Ci sono molte sfaccettature per questa riduzione ed adattamento del
Film per il Teatro da parte del Regista Fabrizio Coniglio. Dall’inizio fino a
quando scoppia la tragedia, lo spettacolo presenta anche punte di divertimento.
C’è proprio il passaggio dal divertimento all’emozione e addirittura alla
commozione e al pianto e questo serve a far salire il livello dello spettacolo.
Sono passati quasi quarant’anni dal Film
ma l’Italia di quell’epoca non è cambiata affatto…
L’Italia non è cambiata
neanche prima di quell’epoca e non so se avremmo la forza caratteriale per
poterla cambiare noi italiani. Si spera nelle nuove generazioni ma non gli stiamo
dando un buon esempio. Tutte le azioni
nefande sono sempre molto attuali nel nostro Paese perché sono parte del nostro
DNA. Ci sono soprattutto due elementi, quello della corruzione e quello della
giustizia fai da te che colpiscono molto il pubblico ed anche le loro fantasie.
Chi non ha un nemico nascosto e vorrebbe eliminarlo oppure vendicarsi? Il
pubblico lo riversa nel personaggio di Giovanni Vivaldi ed è per questo motivo
che, alla fine, il personaggio non è odiato ma è nelle simpatie del pubblico e lo
applaude perché si sente rappresentato.
Sei un protagonista perfetto, cosa hai
provato quando ti hanno dato la parte?
Un po’ di diffidenza, non conoscevo
Fabrizio Coniglio perché è un paio di generazioni più giovane di me. Mi ha
fatto leggere il lavoro che aveva fatto sul romanzo di Cerami e l’ho trovato
molto giusto e corretto nei confronti dell’Autore, soprattutto per la fedeltà
alla storia. Un po’ alla volta ho lavorato dentro al personaggio, vivevano
tutti dell’interpretazione di Sordi, ho visto il Film un paio di volte, ho
letto anche il Romanzo ma mi sono accorto che c’era la possibilità di
trasformare il personaggio secondo la chiave di lettura che forniva Cerami ed
ho capito che offriva delle sfaccettature sia di potenzialità come criminale ed
anche di volgarità che non avevano sottolineato gli sceneggiatori del Film. Mi
sono mosso su questa linea e penso di aver fatto qualcosa di diverso. Come
tutti gli attori, vado in scena per portare la propria impronta digitale e
tocca al pubblico apprezzare o meno.
Vivaldi è un naufrago solitario o cosa?
Parte da un pezzo di terra che si stacca e diventa un’isoletta sulla quale ci
sono anche la moglie ed il figlio e poi un po’ alla volta diventa un Naufrago
solitario.
Per la prima volta a Teatro a Borgio
Verezzi e adesso a Roma. Come reagisce il pubblico?
Continua a reagire
molto ma molto bene. In una maniera che ci ha sorpreso. I primi tempi sapevamo
che questo spettacolo era il racconto di una tragedia ma c’erano anche delle
cose divertenti, tipo come ci si iscriveva alla massoneria. Però non pensavamo
che avesse tanto successo. Un grande riscontro di pubblico che viene a trovarci
in camerino commosso oppure divertito e questo non ce l’aspettavamo. Mi sono
chiesto a lungo quali sono i motivi di questo successo e poi alla fine ho
capito che è il fatto di identificarsi nella storia.
Perché Giovanni siamo ognuno di noi…
Elisabetta Ruffolo