Il film "Belli di papà" uscirà il prossimo 29 ottobre distribuito da Medusa e diretto dal regista Guido Chiesa. Intervista a Diego Abatantuono.
"Come è stato coinvolto in questo progetto?"
"I produttori di Colorado Film Maurizio Totti e Alessandro Usai mi avevano parlato del film messicano "Nosotros Los Nobles", di cui avevano acquistato i diritti per un rifacimento e per cui pensavano potessi essere l'interprete ideale. Dopo aver visto la commedia originale e aver letto il copione che ne è stato tratto, ho visto confermate la loro tesi. Mi sembrava una bella idea, un film dalle caratteristiche importanti che poteva affrontare temi grandi e sempre attuali come la famiglia, la ricchezza, la povertà, il lavoro, i sacrifici. Io e quelli della mia generazione, nati nel dopoguerra, in confronto ai nostri genitori e nonni siamo stati dei privilegiati, poi in seguito abbiamo cercato di agevolare il più possibile i nostri figli (certe volte anche troppo, tutti vogliono tenerli nella bambagia..) e molti sono diventati ragazzi un po’ viziati: nella nostra storia c’è una voglia di ricondurre i tre giovani protagonisti alla realtà passando attraverso l'esperienza del lavoro e della fatica; il tutto ovviamente raccontato in una chiave divertente".
“Che cosa le è piaciuto del suo personaggio?”
“Inevitabilmente, col passare degli anni, si va mitigando la cialtroneria dei miei primi film che era legata a quel tipo particolare di commedia dei primi anni '80 e al mio personaggio del "terrunciello" meridionale emigrato al Nord. Attraverso gli anni sono passato a film più costruiti e solidi come “Marrakech express”, “Turnè”, “Il barbiere di Rio” o “Puerto Escondido”; si è modificata la cialtroneria ma è rimasta la voglia di raccontare un tipo di italiano che esiste davvero. Il cinema coglie sempre nell’attualità e nel presente e anche il personaggio che interpreto questa volta mi pare sia credibile e molto realistico. É importante che i film raccontino storie originali e straordinarie: quelli dove non succede niente non sono interessanti”.
“In questa occasione torna ad interpretare un pugliese anche se non "al cento per cento".."“Nel film non parlo nessun dialetto contaminato ma incarno un italiano tradizionale nato in Puglia ed emigrato al Nord, venuto da bambino a Milano come era accaduto davvero a mio padre che era milanese ma che quando tornava in Puglia al suo paese, Vieste, si sentiva davvero a casa. Anch’io - come era avvenuto con "Figli di Annibale", "Eccezziunale veramente 2" e la serie tv "Il giudice Mastrangelo” - mi sono sentito davvero felice e a mio agio andando a girare in Puglia”.
"Come si è trovato con gli altri interpreti?"
"Con Antonio Catania come sempre "giocavamo in casa": è il mio coprotagonista prediletto, ci lavorerei tutti i giorni. Gli altri attori non li conoscevo né artisticamente né personalmente tranne Andrea Pisani che avevo visto all'opera negli studi di “Colorado” senza immaginare però che, al di là dei momenti comici, potesse contare poi anche su quella duttilità che ha dimostrato di avere sul set, anche alle prese con situazioni e sensazioni diverse. In passato gli attori comici di qualità provenivano dall’avanspettacolo, dalla rivista, dalla radio, dal varietà, mentre in anni recenti arrivano anche dal cabaret. È un fenomeno ormai assodato. L’aspetto da verificare è invece capire se questi talenti riescono poi a reggere l’impatto con la credibilità della storia raccontata, che è un elemento indispensabile al cinema. Andrea Pisani, secondo me, ha superato la prova. Matilde Gioli, poi, si è confermata un grande talento, mentre Francesco Di Raimondo è stato una piacevole sorpresa. Francesco Facchinetti recita un "cattivo" con aspetti, in qualche modo, assai vicini al suo modo di essere, o per lo meno alla sua immagine pubblica: sopra le righe, verboso, plateale. Non so se avrà tempo di continuare col cinema ma in questo film mi sembra particolarmente azzeccato, così come lo sono stati in genere tutti gli altri interpreti”.
"Le è capitato, come le accade spesso, di “aggiustare” le battute del copione in scena adattandole alla situazione del momento?”
“Sì, ovviamente. È il bello del nostro mestiere. Quando interagiamo con dei registi attenti, loro sono ben contenti di accettare delle eventuali proposte di modifica in corso d'opera. Tranne qualche eccezione, non ho mai firmato come co-sceneggiatore i film che ho interpretato, ma in realtà quello della riscrittura in scena è un lavoro che faccio da sempre e con piacere. Si discute e, se un'idea piace, la si gira. Molto spesso si lascia poi al momento del montaggio la decisione finale sul tenere o meno una certa battuta. Guido Chiesa proveniva da esperienze diverse, ma l'ho trovato molto a suo agio con i temi della commedia. Abbiamo portato tutti qualcosa di nostro e lui ha selezionato il meglio. Gli attori sono tutti particolarmente indovinati, giusti e duttili e questa è una dote notevole per una “squadra” che si rispetti..”.
“Ricorda qualche momento particolare della lavorazione?”
“Una prerogativa che mi sta molto a cuore è quella di stare bene sui miei set e di divertirmi: questa volta abbiamo incontrato un luglio pazzesco che ci imponeva di girare con 40 gradi, ma il modo di ridere e di divertirci lo abbiamo trovato comunque. Una delle scene più buffe è stata quella in cui Vincenzo, il mio personaggio, doveva raccontare ai figli la sua prima esperienza sessuale, in un momento in cui tutti erano in vena di confidenze. Ovviamente non ho raccontato quello che mi è davvero accaduto nella vita, ma una verità possibile ed estremamente credibile, come spesso fanno i genitori quando si vantano da bravi Narcisi. Un problema dei padri, in particolare, è che tendono a mitizzare le proprie esperienze. Chissà perché nei ricordi ci si descrive come dei gran fighi. Poi quando si va a ricontrollare bene i dettagli, si scopre che in realtà i racconti del passato non sono poi molto diversi da quelli che potrebbero raccontare i figli...".
"Pensa che si tratti di un film in linea con la grande tradizione della commedia italiana di costume?”
“Spero di sì. A proposito di argomenti civili e sociali, quello della famiglia è una tematica decisamente “senza tempo”. Il rapporto tra padre e figli dei nostri personaggi credo sia interessante e riuscito, sono molto fiducioso sul fatto che farà ridere, ma anche riflettere e emozionare”.