Ecco una ulteriore pagina
della Storia dell’arte che ancora attende il suo amatore: quale fu
la ragione e la motivazione che mosse anche gli artisti
futuristi, e in particolare alcuni tra i
fondatori del famoso ‘Manifesto’ del 1909, a ritrarre, e non una
sola volta, il personaggio in costume ciociaro e non in un altro
costume italiano o tirolese o scozzese, ecc.
E tale realtà è
particolarmente inaspettata considerato il programma rivoluzionario
e avveniristico anzi futurista di questo spettacolare movimento
artistico, oggi più che mai vivace e ammirato. I fratelli
Bragaglia, ciociari illustri, aderirono con
entusiasmo ai primordi del futurismo, con specifica attenzione
all’aspetto fotografico tanto che Arturo e Anton Giulio
elaborarono opere e progetti rientranti in una loro innovazione
progressista e quasi sovversiva già dal titolo di: ‘fotodinamismo
futurista’; Anton Giulio proseguì negli anni a venire con mostre e
esposizioni e scritti sull’affascinante tema e l’altro fratello
Alberto, il terzo di quattro, fu per tutta la vita fervente seguace
della corrente sia dalla sua cattedra di insegnamento in un Liceo di
Roma e sia realizzando quantità di opere pittoriche futuriste. Altro
rivoluzionario ciociaro puro, seguace della corrente anche se con
alterne vicende, fu quell’altro genio cosmopolita di Arturo
Ciacelli da Arnara, paesino della Ciociaria
frusinate. Abbiamo già illustrato in un precedente intervento
l’interesse di Gino Severini,
uno dei cinque fondatori del Futurismo, verso il personaggio specie
femminile ciociaro, riscontrabile in uno spettro temporale di quasi
mezzo secolo di attività. Ora ci piace evidenziare particolarmente
l’opera ciociara di Umberto Boccioni
(1882-1916), assieme al fondatore Fil. Tomm. Marinetti il più
attento promotore del Futurismo sul quale non ci sono parole
sufficienti a renderne il ruolo giuocato nella storia dell’arte
italiana. E la sua opera è da considerare
doppiamente cara ai ciociari in quanto
diversi di quei suoi quadri dedicati alle donne ciociare ora esposti
nella preziosa civica galleria di Cagliari fanno parte di un
complesso di opere d’arte di vari artisti che costituiscono la
donazione alla città da parte di un entusiasta
mecenate ciociaro originario di Lenola,
Francesco Paolo Ingrao:
ne abbiamo già avuto il privilegio di parlare e di illustrarne pur
se solo superficialmente le caratteristiche della sua ricchissima
collezione. La città di Cagliari ha saputo intelligentemente e
immediatamente capire e apprezzare e soprattutto valorizzare la
qualità inimmaginabile di tale compendio artistico che l’ha resa
una delle città italiane più ricercate per la sua veramente
primaria offerta di opere d’arte del
Novecento.
Un altro celeberrimo
artista futurista fu Fortunato Depero
(1892-1960) la cui attività multiforme e variegata non è facile
seguire nelle sue varie espressioni e manifestazioni. A lui dobbiamo
una ciociara in stile futurista che arricchisce e perfeziona al
meglio il caleidoscopio miracoloso di opere sul costume ciociaro. E’
ben possibile che la ispirazione gli fosse trasmessa dalla vicinanza
nel 1917 con Picasso
che stava lavorando, come lui, a Roma per i celebri ‘Balletti
Russi’ di Diaghilev e che, vedendo le ciociarelle di Piazza di
Spagna e di Via Margutta, dipinse una strepitosa e prodigiosa
ciociara in stile cubista oggi in una collezione svizzera. E Depero
anche lui maturò e assimilò una ipotesi simile e, di nuovo il caso,
nel 1920 espose presso la casa d’Arte di Anton Giulio Bragaglia a
Roma, a Via dei Condotti, con una presentazione sfavillante di
Filippo De Pisis, la sua luminosa ciociara futurista. Riprovevole
come al solito che quando apparve sul mercato antiquario due o tre
anni fa, le ciociare istituzioni fossero come al solito occupate col
cemento o con le loro beghe personali. Gino
Bonichi detto Scipione (1904-1933), rapito
giovanissimo alla vita, ha vissuto invece solo marginalmente le
nuove tendenze e stili avendo, fondamentalmente, battuto altri e
nuovi percorsi artistici e anche lui è creatore di splendide opere
di donne ciociare. Anzi il suo stato di salute lo obbligò a lunghi
soggiorni estivi a Collepardo e alla Certosa di Trisulti in Ciociaria
frusinate, che il sito del Comune opportunamente registra e ne
tramanda esperienze di vita e documenti tra i quali le opere ivi
dipinte ed è qui che rinviamo il cultore che vuole approfondire il
tema. Di Scipione illustriamo una veduta di Collepardo e il ritratto
di una ciociara, ricordando un commento, reperito nel sito web
succitato, da lui scritto all’amico Mazzacurati nell’estate 1929,
anche lui significativo artista: “…La razza ciociara è
meravigliosa e non ha niente a che fare con tutto quello che i
pittori hanno combinato immiserendola” e ”…mi sono innamorato
di una ciociara bellissima…”.
Michele Santulli