Rosaria
Selicati è una donna di una certa età che all’improvviso dopo aver “divorato”
come pane quotidiano tantissimi libri, decide di cimentarsi nella scrittura. Ne
ha altri nel cassetto ma con “La donna Guasta”(Lilit Books) tenta la pubblicazione e ci
riesce! Prima ancora di proporlo all’Editore, mi manda il PDF a febbraio, vuole un
parere!
Lo leggo tutto d’un fiato perché la scrittura scorre, è divertente e ognuno di
noi può riconoscersi in qualcuno dei personaggi! La protagonista è la donna guasta ma potrebbe essere anche la madre o la zia.
Per Rosaria è la zia, nel libro è la madre mentre la protagonista è una via di
mezzo.
Scrive di donne single e maritate, di donne comuni e di donne d’altri tempi che
negli anni si sono estinte!
Descrive alla perfezione il personaggio di Iside la cartomante e ancor di più,
quello del figlio che la sostituisce spiegando ai clienti che ha ricevuto “il
dono”!
Che dono? Questo non lo svelo…
Come nasce l’interesse della
lettura ed in seguito la passione per la scrittura?
Da bambina, ovunque guardassi, non vedevo mai neanche l’ombra di un libro. A
sei/sette anni, nella scuola elementare, scopro il primo e unico libro di
lettura che in breve tempo lessi. Durante
le ore di lettura gli scolari, con cantilena e sillabando, seguivano con il
dito che scorreva sulla frase per non perdere il filo.
La maestra con la bacchetta picchiettando sul banco interrompeva, esortava e
scambiava la lettura fra noi alunni fino
a raggiungere i vari scopi: capire chi stava seguendo, chi sapeva leggere, chi
era distratto o chi non sapeva leggere. Io mi annoiavo perché conoscevo già
quelle storie e probabilmente guardavo il soffitto o chissà cosa. Lei spesso e
all’improvviso diceva: “Selicati continua tu!” E io prontamente senza alcuna
difficoltà riprendevo a leggere esattamente da dove
l’altro alunno era stato interrotto. Non poteva rimproverarmi della mia
distrazione e neanche riconobbe che avveniva qualcosa di strano.
Chiedermi o chiedersi: “Ma sarà mica che
questa il libro lo ha già letto?”. Non lo fece mai.
In terza elementare (maestra diversa) arrivò una casa editrice con dei libri
per ragazzi. Non avevamo in quei tempi
(circa 1955) la paghetta. C’era più fame
che soldi. Fecero una raccolta tra tutti gli alunni e riuscimmo a comperare un
piccolo libro. Ricordo ancora la trama ma non il titolo. Si trattava della
storia di una gatto (o un cagnolino… cambia poco) che si era perso e delle varie
vicissitudini per ritrovare la via di casa. Fu dato ai vari alunni da leggere a
casa e mentre tutti lo riconsegnavano dopo più di 10 giorni io fui l’unica a riportarlo
dopo due giorni. La maestra mi chiese se lo avessi veramente letto e io
naturalmente risposi di sì. Lei non mi credette e mi disse: “Vieni qui vicino
alla lavagna e raccontaci la storia”. Io raccontai la storia e la maestra non
disse niente. Come l’altra maestra: non fece domande a me e neanche a se
stessa. Erano tempi di più fame che soldi e di una bimba che leggeva non se ne
accorgeva nessuno e a me parve tutto normale.
La mia passione di leggere arriva quindi da lontano, dall’inizio da quando ho
imparato a leggere e come le maestre non mi sono mai fatta domande. Così è per
la mia passione di scrivere. Era da qualche parte dall’inizio ed è uscita fuori
quando ho avuto il tempo di farlo: a 69 anni.
Ho scritto “La donna guasta” e poi finalmente mi sono poste delle
domande: “Cosa ne faccio?”. Per un po’ l’ho tenuto segreto nel cassetto. Poi ho iniziato a farlo leggere ad
amici e parenti e mi hanno detto: “Mi piace!”. Io pensavo a volte che fossero
gentili ed educati e dubitavo di quel MI PIACE. Mia sorella Gilda (ho 4 sorelle
e tutte lettrici) fa parte di un’associazione culturale di libri a Termoli: LA
CASA DEL LIBRO. Dispongono di molti libri.
Presentano scrittori, libri ed editori a numerosi simpaticissimi soci. Mi ha
indicato Lilit books e l’editore Pippo Bellone anch’esso scrittore. Ho inviato il mio libro e sono approdata con
questa casa editrice a Roma a PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI.
La nuvola dell’EUR ha veramente
contribuito a rendere l’atmosfera soffice, fantastica, colorata e bizzarra che
tutti i libri diffondevano.
Io ho pensato: “Il mio libro
sta bene qui, finalmente guarda ed è guardato” Sono stata intervistata (la
prima intervista), con altri autori della casa editrice, nello stand della
Basilicata. In un momento di riflessione e timore ho pensato:
“Che dico? Il libro deve esprimersi attraverso me o io devo essere come autrice
la protagonista?”
Poi la domanda più o meno: “Come mai scrivi e perché questo libro?” e
io:
“Mi sono seduta e ho iniziato a scrivere: di donne…bene; di uomini…male;
seguendo i ricordi di ciò che avevo nel tempo colto e ascoltato e poi…alcune
battute ironiche del libro e abbiamo riso ed è stato divertente come un
incontro tra amici e non pareva proprio di trovarci in una rappresentazione
culturale seriosa ma piuttosto in un momento spontaneo di vita come quelli che
si leggono nei libri.
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Chi è la Donna Guasta?
È la protagonista? Una donnina semplice, lavoratrice,
tollerante ed educata? Una creatura che, sia pure con lentezza assorbe, come il
panno con il quale pulisce in casa e fuori casa: lo sporco. Che tipo di sporco
è? E’ vero? E’ da lavare? E’ ipocrisia?
È la madre? Donna bella, frivola, sensuale. Espansiva
con chi l’apprezza, la desidera e la corteggia. Istintiva, libera e disinvolta…quindi: può o
non può fare da madre ai suoi figli?
È la zia? Donna saggia, seria, regolare, corretta. Donna perfetta che
tutto muove e sa condizionare le persone che le girano intorno. Nessuno è
libero. Nessuno è se stesso. Lei è come un orologio con orari precisi. Tutto in
ordine. Di lei ci si può fidare e anche se non ha partorito è adatta a fare da
madre.
Per il libro la donna guasta è la madre. Per me è la zia.
E la protagonista? Lei è…una
via di mezzo.
Qual è la differenza tra una donna maritata ed una donna single?
Se
devo parlare per conto della protagonista del libro, lei direbbe: “La donna single fa quello che le
pare (e qui ci starebbe bene anche un’energica esclamazione colorata). La donna
maritata ha dei doveri-impegni e li esegue senza pensarci troppo (che tempo non
ne ha comunque). Non riflette su cosa le
pesa perché…non le pesa.
Poi ci sono le miste e sono delle mine vaganti. Non stanno bene loro e
neanche i loro compagni.
Se devo parlarne io: dico che è un fattore di tendenza caratteriale. Se
una donna decide di sposarsi e avere figli mette in conto tutto. Sulla bilancia
il senso materno è preponderante e per lei è quasi una missione alla quale non
desidera sottrarsi più di tanto. Solo pochino quando è molto stanca. E’ un
vestito che le calza bene. Per alcune,
con il trascorrere del tempo, arrivano ugualmente dei dubbi e si affacciano ambigui
e controversi pensieri.
La donna single è naturalmente il contrario. Lei non può vivere come la
maritata. Soffrirebbe troppo e farebbe soffrire. Di solito ha altre ottime capacità
e talvolta genialità. Invece di creare un figlio o un buon pasto (per lei il
mistero della nascita non è un fatto straordinario è un impegno), si dedica a
un altro tipo di creazione, come un opera d’arte, fare l’imprenditrice, viaggiatrice
o ha interessi più semplici ma liberi da condizionamenti familiari. Tra queste
donne single si nascondono quelle che hanno paura. Paura del parto, dell’uomo,
di un insieme di responsabilità e coinvolgimenti emotivi complessi ma…queste
sono problematiche articolate e macchinose che non ho inserito nel libro perché
non volevo rubare il mestiere a psicologi. La single del libro è Asia la
sorella che fa il volontariato in Africa.
Le donne di una volta… che ricordo ne hai
e perché pensi che siano estinte? Ne abbiamo esempi quotidiani!
Le donne di una volta sono naturalmente i ricordi delle nostre mamme, nonne e
zie. Non stimolate dalle tentazioni dei serpentelli moderni e anche meno stanche
dai numerosi suppellettili e mobili da pulire di cui ci circondiamo. Per loro essere madre e moglie, semplici e
perfette era decisamente facile e avveniva in modo spontaneo. Il maschio lo identificavano più come un
protettore che un prevaricatore. Non dico nel libro che sono estinte. Dico sono
estinte? Non penso siano estinte. C’è ancora questo tipo di donna che non si
sente succube del maschio, sa collaborare e non si sente né superiore né
inferiore. Naturalmente è più difficile perché siamo tutti più arrabbiati e
stressati da una vita troppo veloce e frenetica. Qualche nome famoso. Non so mi
viene in mente Dario Fo e Franca Rame. Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. A
un attento esame, ci sono anche nel quotidiano. Donne che sanno dare senza
sentirsi frustate anzi si sentono bene. Nel libro è la suocera la moglie del:
“tutto di un pezzo”.
Chi è la donna comune? La mia Eva è
una donna comune. Credo che coloro che hanno letto il libro si affezionano a
questo personaggio. Bisognerebbe chiedersi il perché? Essere comune non è il
nulla. E’ una donna che mantiene certi equilibri. Concede sicurezze senza essere
come la donna perfetta (la zia condizionatrice, refrigerante e climatizzante).
E’ una brava moglie è questo gli è stato insegnato. E’ una brava madre ma
perché ama suo figlio. E’ anche una donna di questi tempi stimolata da quei serpentelli
che spaziano dalla tecnologia alle varie stimolazioni esterne che attraversano
i suoi neuroni-neurini senza furore ma con una delicata ironia e persino
qualche spruzzata di saggezza che la
portano alla consapevolezza che non è proprio la perfezione il suo
obbiettivo di donna.
Se dovessi scegliere non vorrei vedere
in ogni casa una donna perfetta e
preferirei invece ci fosse una donna
comune…una via di mezzo appunto.
Com’è stata la tua infanzia?
Faccio parte di una famiglia numerosa. 12 figli. Sei Maschi e sei femmine. Un
infanzia negli anni ’50. Non sono sicura che io e le mie sorelle abbiamo subito
prevaricazioni eccessive per quei tempi dai fratelli maschi. Alcuni di loro
erano grandi e ci coccolavano. Uno dei fratelli della nostra età era ed è
bravissimo. Quello più grande di noi femmine era prepotente e prevaricatore.
Forse è quello che più di tutti ci ha sollecitate alla ribellione. Il suo
atteggiamento aggressivo, poco affettuoso e dispotico non era da noi accettato
anzi ci ribellavamo. Lui da solo non può averci condizionate al punto tale da
farci essere critiche nei confronti dei maschi. E se lo siamo non gli
concediamo neanche questo. Mio padre era
un brav’uomo molto stimato nel paese e mia madre era…una donna di una volta.
Genitori niente male. I migliori che si potevano avere in quel periodo. Il
problema era l’essere in tanti. Nessuno di noi ricorda con serenità l’infanzia.
Pietre dure sulle strade ce n’erano tante anche quando si giocava. Intorno, gli
altri bimbi vivevano come noi e tutto ci pareva normale…comune. C’era poco di
ogni cosa. Neanche un letto per ognuno o un cassetto proprio e neanche la roba
intima era personale.
Non c’erano libri. Io e mia sorella leggevamo (quando riuscivamo ad avere un
libro dalla biblioteca o da un’amica) di nascosto. Ce lo impedivamo per
non…diventare cieche! L’allegria non è
mai mancata, ce n’era sempre una bella manciata ogni giorno.
Perché il vero pane quotidiano per la
mente è origliare e non ascoltare?
Questa domanda la collego alla saggia
frase: “Sentire le due campane”. Quando
si vuole conoscere una verità questo passaggio è essenziale. Naturalmente non
sarà una sorpresa per nessuno scoprire che i discorsi si riveleranno diversi.
E’ cosa risaputa.
Mi sono capitate raramente occasioni da origliare. Molte considerazioni
sono stata obbligata a farle riflettendo, componendo puzzle, scrutando i
dettagli o saper cogliere i segnali di ciò che non si dice.
Naturalmente è capitato anche di sbagliarmi. Ciò che un interlocutore mi dice è quello che
può dirmi o che vuole dirmi. Se mi riferisce un dialogo ricorderà solo la parte
più favorevole a lui o quello che ha capito. Sarà sempre sincero in parte. Può
essere che io sia in grado di comprendere e può essere che ciò non accada per
cui potrei dare consigli inadatti o faccia scelte sbagliate. Se una certa
situazione mi riguarda chi è al corrente non lo racconterà a me come la
racconterebbe a una terza persona. Se ho l’opportunità di origliare ne saprò
certamente di più e potrò meglio fare le dovute valutazioni (ottimo nutrimento
per la mente come il pane è meglio ancora se potesse essere quotidiano). Se una donna scopre che il marito di una sua
amica la tradisce non è detto che lo dirà a quell’amica per non farla soffrire
ma lo dirà certamente ad un'altra persona. Ognuno quindi racconterà secondo
com’è strutturata la sua mente. La protagonista che non ha una mente complessa
e cervellotica ha ugualmente bisogno di capire (il suo pane quotidiano) e madre
natura, che è spesso attenta, le ha fornito un orecchio fine e la tendenza a
origliare.
A chi ti sei ispirata per il
personaggio di Iside la veggente?
Questo è un terreno dove io cammino con cautela, curiosità e incanto.
Ho la passione per l’astrologia e la cartomanzia. Ho sempre desiderato approfondire soprattutto
l’astrologia. Non ho avuto mai tempo. Mi sono detta più volte. “Quando andrò in
pensione finalmente studierò astrologia”. Era questo il mio obiettivo e non so
perché invece mi sono messa a scrivere libri. Quando ero ragazza ho spronato e
influenzato una sorella e lei invece (aveva più tempo di me) è andata molto
avanti. Ora si può dire che è un’astrologa. Io, forse… in un'altra vita.
Eva del libro non avrebbe mai pensato di rivolgersi a uno psicologo per
capire se stessa. Le persone voglio-no capire e allora origliano, vanno dalla
cartomante o si rivolgono all’astrologia.
L’oracolo = Origliare: mezzi di conoscenza.
La vita è una ruota che gira è
una verità o una credenza popolare?
Sono sicurissima che è una verità. Ho visto troppe volte e in molte
famiglie eventi ripetitivi. In extremis basta guardare le date sulle tombe
spesso il mese di nascita è uguale a quello della morte o vicinissimo. Perché
il mese non lo so. Vorrei approfondire ma non saprei da dove cominciare. Perché
mai somigliamo al padre, alla madre o zii ecc., e le malattie…moltissime sono
ereditarie. I caratteri poi, quante volte sentiamo:
“Somiglia fisicamente alla mamma ma ha il carattere della nonna” e via di
questo passo. Se si ha quel certo carattere dello zio farà scelte uguali e gli
accadranno quasi gli stessi eventi. E’
un continuo ripetersi di tutto.
Esistono ancora i maschi
dominanti o sono stati scacciati da quelli collaborativi?
Esistono tutti e due. Non credo proprio che ci sia lotta fra loro. Quelli che temo stiano scomparendo sono i
maschi protettori (da non confondersi con i protettori delle prostitute). E’
una figura che nel libro non c’è. Potrebbe essere il primario che ha sposato la
madre ma è una figura troppo marginale e non è stata approfondita. Comunque
credo sia raro. Forse un tempo era più…diffuso. Un uomo forte che usa la sua
forza per proteggere e non per prevaricare. Interessante.
Se un maschio è dominante non
è anche colpa della donna che glielo permette?
Non del tutto. Dipende da caso a caso. Ci sono casi in cui l’uomo è di
natura prepotente. Quindi non lo è perché la donna glielo permette è un
permesso che si prende da solo. Penso che nessuna donna darebbe
questo tipo di permesso. Forse nella fase dell’innamoramento presa
dalla passione concede, si rende disponibile, fragile, poi si sveglia dall’oblio,
vuole riprendersi tutto e in quel momento emerge la dominanza dell’uomo che non
accetta il cambiamento. Poi ci sono i casi direi economici dove la donna
accetta e permette. Ci sono i figli che condizionano. Ci sono quelle che
tentano di ribellarsi e vengono bastonate e quindi è più una paura che un
permesso.
Io credo che nel libro questa dominanza maschile è ironizzata a tal
punto che esce fuori un tipo di maschio ridicolo. Le donne non subiscono in modo
eccessivo la loro dominanza che è un po’ all’acqua di rose. Piccole prepotenze
quotidiane alle quali questo tipo di donne sono state educate ad accettare come
normali: le uscite al bar, il telecomando, la comodità di farsi servire. La
donna cerchio e le comari subiscono il tradimento ma i mariti sono…giustificabili…data
la bruttezza delle loro mogli.
Vero o falso che gli
scienziati abbiano scoperto che le donne siano superiori agli uomini ma lo
nascondono?
Non ho conferme che gli scienziati abbiano scoperto la superiorità
delle donne e lo nascondano. Ma ho il forte dubbio che sia così. Quando la donna ha le stesse opportunità
dell’uomo facilmente lo supera. Certamente tenendo conto del fattore fisico. Mi
pare difficile da accettare che alla donna per secoli sia stato impedito di
studiare o ha subito altri tipi divieti. Quale poteva essere il motivo? Una
volta finita l’era in cui l’uomo doveva essere forte per combattere, cacciare
le bestie e proteggere la sua donna e i figli, di questa supremazia alla quale
si era abituato e crogiolato che se ne doveva fare? È nel suo DNA. Non si
poteva cancellare e nei secoli a qualcuno ne è rimasto di più e qualcuno di meno.
Mantenendo le donne ignoranti, serve e fragili hanno potuto continuare a
provare quel senso di potere come quello che si prova con le prede quando si va
a caccia. Che sia servito per mantenere
un certo equilibrio? Può essere. Quindi se la donna emerge e va a stravolgere
il DNA del macho si potrebbe sconvolgere questo equilibrio? Può essere.
Nel corso degli anni, lo
Status delle donne è cambiato in meglio o in peggio?
Decisamente in meglio. Anche se per chi non vuole rinunciare
alla maternità e altri impegni di casa o per motivi economici: è piuttosto dura
con il lavoro e la conduzione di una casa. Il vantaggio, per chi può permetterselo,
è di scegliere se seguire proprie ambizioni o stare in casa.
Quali sono le differenze tra
il personaggio della zia e quello della madre?
Devo allacciarmi a quanto ho già risposto alla domanda di chi è: “La
donna guasta”, aggiungendo che la zia trovandosi a competere con una sorella molto bella, ha dovuto attivarsi emergendo con altre
caratteristiche e in contrapposizione. Tanto è frivola la madre quanto è seria
la zia. Superficiale la madre tanto quanto è meticolosa e precisa la zia. Traditrice e
sensuale la madre, fedele e asessuata la zia. La madre ha tre figli mentre la
zia ha un marito sterile.
La madre è imperfetta, equivoca è la terra che genera ed è fertile ed è
la vita.
La zia è perfetta, determinata, è il rigore, il freddo, scura e sterile
ed è la morte.
Quante volte ti capita di
stare tra le nuvole?
La fantasia me lo permette spesso. La mia mente razionale tiene a bada
la fantasia. Fantasia e razionalità s’incontrano raramente e quando lo fanno si
rispettano e si tengono a debita distanza. Fantasia è la madre razionalità è la zia. Non hanno molto in comune ma abitano nello
stesso condominio. Molti mi riconoscono per i pensieri o le azioni della mia
mente e pochi per quelli della fantasia. Ora che ho scritto dei libri mi
riconosceranno anche per le vie della fantasia.
I libri però sono stati scritti da tutte e due anche se mi è parso strano,
riuscissero ad andare d’accordo.
Vivere un momento magico
quello che per altri è un comunissimo pranzo di famiglia! Un rifugio, un sogno
o cosa?
Le tradizioni sono sempre uguali. Ci si aspetta poco di diverso e anche
un pranzo di Natale diventa un comunissimo pranzo di famiglia. Si mangia, si
beve e poi si ride e talvolta per via dell’alcool si dicono quelle cattiverie che
sono state sospese tra i denti e le labbra per quasi un anno intero. Il momento
magico in un pranzo di tradizione avviene dove c’è poco di tradizionale. E’ un
incontro comunque programmato e ha come obiettivo quello di riunirsi. Non è un pranzo concentrato sulle portate ma
sulle persone che decidono di stare insieme per vedersi, conoscersi o anche
rifugiarsi con coloro con i quale si trovano bene. La tradizione in sé è una scusa e si festeggia
se stessi.
Hai dedicato un intero
capitolo a FB. Quanto è cambiata la comunicazione ai tempi dei social?
Trovo magnifico il tempo dei social. Non rimpiango affatto il postino
che portava le lettere e le lunghe attese. Ho scoperto che non ho più una bella
grafia da quando scrivo con il PC. Mi sono soffermata pochi attimi a riflettere
e ho concluso che non è importante dato che devo solo fare a mano la firma.
La comunicazione è notevolmente aumentata, e questo è un dato positivo anche
se: è troppo visiva. Purtroppo sono in pochi quelli che la utilizzano
esprimendo proprie opinioni e di solito è solo un vortice di apparenze, mi
piace e condivisioni generiche e altrui. Tuttavia il libero arbitrio c’è sempre.
Ognuno lo può utilizzare come gli pare. Non ho validi motivi per sindacare su
chi mette continue foto e niente pensieri e viceversa.
Elisabetta
Ruffolo