di Laura Gorini - Bisogna
riscoprire l’amore per se stesse e mettersi sempre e comunque al
primo posto anche a costo di risultare egoiste.
E'
disponibile su Amazon e sui principali store online il nuovo ed
appassionante ebook “Razioni D'Amore”
della giovane e talentuosa Silvia Menini che ha già alle spalle
diverse pubblicazioni, sia in formato cartaceo sia digitale.
Un
romanzo decisamente intenso, vivido, vero e da leggere con attenzione
dalla prima all'ultima pagina.
Ecco
che cosa ci ha rivelato la Menini della sua ultima opera letterarie e
dei suoi prossimi progetti.
Silvia, a
che età e come ti sei avvicinata alla scrittura?
Sono sempre
stata un'amante dello scrivere ma, ancor prima, della lettura.
Passavo tutto il mio tempo libero a leggere, divoravo libri che mia
mamma mi comprava senza sosta e che per me rappresentavano dei veri e
propri compagni di viaggio. Poi, in un momento particolare della mia
vita, in cui avrei avuto bisogno di una bella seduta dall’analista
per risolvere un problema sentimentale,
ho deciso di mettere giù quelle riflessioni e quei pensieri che mi
frullavano per la testa per fare un po’ di ordine nella mia vita.
Così è nato il mio primo libro che è ancora inedito perché
talmente personale che è molto difficile sistemarlo per me. Da
allora non ho più mollato la scrittura, seppur con tutte le
difficoltà del caso.
Cosa ti
ha spinto in particolar modo a scrivere il tuo ultimo libro?
Questo libro
è nato molti anni fa anche se ha visto la luce solo ora ed è nato
come omaggio a una persona che è entrata nel mio cuore per non
uscirne più. Giovanni Marcato, un sopravvissuto dell’olocausto che
ho conosciuto all’ultimo anno di liceo mentre scrivevo la tesina
appunto su questo tema.
Il mio più
grande rimpianto è quello di non avere fatto in tempo a salutarlo
prima che morisse e di ringraziarlo per avermi arricchito con i suoi
sorrisi, i suoi racconti e la sua gioia di vivere. Una cosa che mi è
rimasta impressa più di tutte quelle che mi ha raccontato è che
quando è entrato nel campo di concentramento di Buchenwald pesava 83
chili e, quando ne è uscito, solo 37. Da lì ho pensato: come posso
raccontare la sua storia affinché non vada persa ma
contestualizzandola nel mondo moderno, con problemi attuali e che
possa attirare l’interesse anche di persone giovani senza annoiare
o appesantire troppo? Ed ecco l’illuminazione. Il contrasto del
digiuno forzato verso quello volontario. Un aggrapparsi alla vita e a
una gioia di vivere ritrovata verso una esistenza fatta di inerzia e
insoddisfazione.
Il cibo,
come ampiamente detto nella tua opera, in che modo secondo te può
diventare un fattore di riequilibrio diciamo?
Il cibo fa
parte della nostra esistenza. Come mi disse una volta mia zia ci sono
persone che mangiano per vivere e altre che vivono per mangiare.
L’importante è trovare un equilibrio tra queste due realtà e
trovarne appagamento senza però cadere sul cibo come “cura”
psicologica per le difficoltà che si incontrano nella vita. È
facile cadere in questo soprattutto oggi che i social (oltre che la
televisione) hanno dato il via a un meccanismo un po’ controverso e
che vede proprio il cibo come protagonista assoluto.
Credi che
sia ormai quasi una prassi comune del giorno d'oggi ritrovarsi a
vivere una vita deludente, che si rivela del tutto opposta delle
aspettative che ci eravamo posti nei suoi confronti?
Credo che le
aspettative siano molto alte al giorno d’oggi. A facilitare questo
meccanismo i programmi in televisione, le riviste, i social che
mostrano una vita che non corrisponde alla realtà e che ci fa in
qualche modo sentire in scompenso verso gli altri. Sorridiamo davanti
a una fotocamera ma poi, nella vita di tutti i giorni, ci sentiamo
frustrati nel rincorrere soldi, potere, successo, fama… Molti, i
più fortunati, riescono a vivere quello che hanno senza preoccuparsi
troppo ma i più sono invece orientati a ottenere sempre di più,
creando una insoddisfazione cronica che non può far altro che
incancrenirsi.
La
protagonista si può quindi dire che viva un dramma odierno?
Assolutamente!
La protagonista è proprio l’emblema a mio parere dei giovani di
oggi. Poi ognuno vive le delusioni in maniera diversa e si trova dei
metodi personali per sopravvivervi.
Molte
delle ansie e frustrazioni che affliggono i giovani (e anche non) di
oggi credi proprio che siano frutto in primis di aspettative
disilluse sulla propria vita?
Molte
sicuramente. E bisogna considerare non solo le proprie aspettative ma
anche quelle che gli altri ripongono in noi che, forse, sono anche
peggio in quanto ci sottopongono a uno stress psicologico non
indifferente.
Che
messaggio cerchi di lanciare in modo particolare con questo tuo
libro?
Riporto una
parte dei ringraziamenti che ho messo alla fine del libro e che
secondo me rappresentano in pieno l’obiettivo che ha assunto questo
mio romanzo.
Non molto
tempo fa ho avuto dei problemi personali e di salute che mi hanno
portato a perdere qualche chilo di troppo. Sono riuscita però a
riprendermi anche se con non poche difficoltà e, una volta ritrovate
le forze, ho ripreso anche a farmi foto dove sfoggiavo un sorriso
sincero anche se calato su un corpo un po’ provato da tutto ciò
che avevo vissuto nell’ultimo periodo. I commenti non sono tardati
ad arrivare. La gente (quella che mi conosceva solo superficialmente
– ma non solo – non ha esitato a puntarmi il dito contro, a
commentare, ad azzardare ipotesi anche se, nella loro testa, avevano
già emesso un verdetto. I disturbi alimentari, del resto, sono un
male sempre più comune di questi tempi ed è il più facile
giustificativo di un dimagrimento improvviso. Giusto?
Questo
romanzo vuole essere anche un aiuto a tutte quelle persone che si
trovano in questa situazione e che si sentono sole, lottando ogni
giorno con e per se stesse. Se c’è una cosa che ho capito infatti
in quest’ultimo periodo è quanto ci si debba sentire sole,
incomprese, giudicate, oltre che messe sotto la lente di
ingrandimento anche da persone “estranee” che amano più
“gossippare” piuttosto che approfondire veramente e rendersi
utili, ove necessario. Sappiate che non lo siete, sole. Se vi
guardate attorno scoprirete che ci sono persone che vi vogliono bene
e pronte a supportarvi in tutto. E spero, nel mio piccolo, di potervi
essere di aiuto.
Che
consiglio ti senti di dare invece alle persone che si ritrovano a
vivere – loro malgrado – una situazione analoga a quella vissuta
da Martina, la protagonista del tuo romanzo?
Di credere
nelle proprie capacità, di vivere alla giornata e apprezzare ogni
singola cosa, anche la più banale. Di riscoprire l’amore per se
stesse e di mettersi sempre e comunque al primo posto anche a costo
di risultare egoiste.
L'amore
in generale quindi – da come visto in questo libro – può sotto
certi aspetti essere un po' visto come la panacea di tutti i mali?
L’amore
verso se stesse in primis. Ma anche l’amore che i genitori e gli
amici ci trasmettono e che ci aiuta a sentirci meno sole può
esserlo. L’amore deve essere considerato in senso lato.
In questo
caso sì.
Scriverai
a breve un altro libro?
Ne ho già
pronto un altro. Chissà…
Di cosa
credi che parlerai – sempre se vuoi rivelarcelo in anteprima –
nel tuo prossimo libro?
Sempre delle
difficoltà della vita moderna. Una protagonista che si trova a
combattere con una situazione inaspettata fuori dal suo controllo e
al suo modo (un po’ goffo) di affrontarla.