Ciao
Anna Rita, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Ai nostri
lettori che volessero conoscerti quale artista, cosa racconteresti di
te?
Ciao
Andrea, grazie a te e a chi vorrà leggere l’intervista. Mi
racconto come una ricercatrice di Bellezza, e a volte è Lei che
trova me. Esigenza primaria, come respirare, che scatta a contatto di
persone, luoghi, animali, città. Vado in apnea e poi mi immergo… a
dipingere. Mi sono concessa un anno sabbatico per viaggiare che si
sta prolungando, ci ho preso gusto, assaporando l’atmosfera dei
Musei, parlando con le persone più disparate, vivendo luoghi e
città. Non so ancora cosa ne scaturirà, nella mia mente c’è
molto movimento.
Ci
parli della collettiva “Vision board. Arte come desiderio” al
Museo MIIT di Torino dall’1 al 10 dicembre 2018 alla quale hai
partecipato con le tue opere? Come è stata e cosa ti piacerebbe
raccontare di questa esperienza ai nostri lettori?
Ho
partecipato alla Collettiva Vision Board ispirata dal tema “L’
Arte come desiderio”. Ho esposto un mio autoritratto in stile
realistico/umoristico, circondata da Snoopy, nella filosofia
accompagnata da ironia di Charles Shulz, nella quale mi rispecchio.
Citando Umberto Eco “Il
mondo dei Peanuts è un microcosmo, una piccola commedia umana sia
per il lettore candido che per quello sofisticato.»,
specchio di un mondo che sta implodendo nel rifiuto della poesia e
della tenerezza, necessari per la creazione di rapporti veri,
rispettosi di tutti gli esseri viventi”.
Qual
è secondo te lo stato di salute dell’arte moderna e contemporanea
in Italia? A cosa servono eventi internazionali, come per esempio
Manifesta12 che si è tenuta a Palermo quest’anno e che ha avuto un
buon successo di pubblico ma anche di artisti?
Penso
che attualmente L’Arte in Italia sia un grande Laboratorio dove
tutto è teoricamente possibile. Non mi spaventa la diversificazione,
se c’è tanto si può discernere, selezionare, scegliere. Mi
sconcertano i diktat di chi stabilisce ex novo criteri estetici,
fonda movimenti, stabilisce regole, delle quali spesso non si avverte
la necessità; la moda a scapito della qualità; il commercio a
scapito della creatività; l’omologazione a scapito della
individualità. Ho seguito da lontano ma con interesse Manifesta12 e
vi ho trovato il fuoco vivo dell’anima dei siciliani che amano la
loro/nostra terra. Penso che il tema della manifestazione riassuma
uno degli scopi principali dell’Arte: rendere visibile la
connessione globale della quale spesso non abbiamo scienza e
coscienza. Il successo tra pubblico ed artisti conferma quanto questa
problematica sia sensibilmente sentita.
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Come
definiresti il tuo stile pittorico? C’è qualche artista al quale
ti ispiri?
Sono
una pittrice. Dipingo ad olio. Uso pennelli e spatola, adeguo la
tecnica ai soggetti, prediligo i ritratti compendio della mia
formazione psicologica, spesso affronto temi sociali ritenendo l’Arte
un veicolo essenziale di sensibilizzazione. Amo l’ermetismo di
Piero della Francesca, l’abilità introspettiva del Bronzino, il
simbolismo dei Preraffaelliti, il surrealismo di Gustave Moreau,
l’oro creativo di Gustav Klimt, l’eclettismo di Gerhard Richter.
«Le
arti visive, la pittura, la scultura, l’architettura, sono
linguaggi immobili, muti e materiali. Quindi il rapporto degli altri
linguaggi con questo è difficile perché sono linguaggi molto
diversi tra loro. Per cui c’è questa tendenza… non si capisce…
si può capire il motivo perché probabilmente vogliono un po’
sentirsi tutti artisti, pittori, non si sa perché… L’arte visiva
è vivente… l’oggetto d’arte visiva. Per cui paradossalmente
non avrebbe bisogno neanche di essere visto. Mentre gli altri
linguaggi devono essere visti, o sentiti, o ascoltati per esistere.
Un’altra cosa nell’arte visiva caratteristica è che non si
rivolge in particolare a nessuno spettatore, non c’è una gerarchia
di spettatori, ma sono tutti alla stessa distanza dall’opera. Non
ci sono gli esperti. Un giudizio di un bambino vale quello di un
cosiddetto esperto, per l’artista. Non c’è nessun particolare…
Anche perché non esistono gli esperti d’arte. Gli unici esperti,
veramente, sono gli artisti. Gli altri percepiscono l’arte, ma non
possono essere degli esperti altrimenti la farebbero, la saprebbero
fare.» (Gino
De Dominicis, Intervista a Canale 5 del 1994-95). Cosa ne pensi di
queste parole di Gino De Dominicis? Qual è la tua posizione in
merito?
Penso
che il punto focale sia la Percezione. L’ Artista semplicemente non
vede il Mondo come la maggior parte delle persone. Molti Artisti sono
stati considerati folli per questo motivo, ma è solo una prospettiva
spazio/temporale differente, per questo anticipano i tempi. L’Artista
è portatore sano di un Potere, il Potere dell’Attrazione,
indefinibile ed incommensurabile, tale che in un Museo ci soffermiamo
più a lungo dinanzi ad un’Opera piuttosto che ad un’altra. Trovo
che in questo non ci sia solo il Senso della Bellezza, scaturisce in
noi qualcosa di più Elevato, la consapevolezza del Mistero, che fa
spesso associare Arte e Sacro.
Chi
sono stati i tuoi maestri?
I
miei Maestri sono stati Antonio Dallomo, Wolfango Peretti Poggi,
Davide Peretti. Sono stata fortunata. Oltre ad essere talentuosi
Insegnanti nel comunicare il loro sapere, mi hanno trasmesso il
valore della coerenza tra scelte pittoriche e Vita. Quando fai Arte
devi essere te, non è un teatro, se fingi si vede.
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Quali
sono secondo te le qualità, i talenti, le abilità che deve
possedere un artista per essere definito tale? Chi è “Artista”
oggi secondo te?
Cito
il Grande Wolfango che soleva ripetere con piglio deciso “Non
chiamatemi Artista, sono un Pittore”.
Oggi Artisti possono essere considerati tutti e nessuno. Ogni persona
che desidera esprimersi o comunicare può essere considerata Artista.
Io non so se sono un’Artista, come Wolfango vorrei essere una
Pittrice.
Sempre
Gino de Dominicis, dei critici diceva … «…che
hanno dei complessi di inferiorità rispetto agli artisti. Sono
sempre invidiosi. È una cosa che è sempre successa. C’è poco da
fare.» (Intervista
a Canale 5 del 1994-95). Tu cosa ne pensi? Perché è importante per
un artista il giudizio, l’opinione artistica di un critico?
Molti
Artisti, me compresa, non sono molto abili nel comunicare tramite la
propria immagine, vivono in un mondo apparentemente caotico ed
indefinito dal quale, non si sa come, nasce un prodotto finito. Un
bravo critico d’Arte mette ordine, elabora, sintetizza, traduce e
rende comprensibile un linguaggio ai più sconosciuto.
Come
è nata la tua passione per la pittura e per l’arte? Quale il tuo
percorso artistico?
Ho
sempre amato disegnare, e poi dipingere, fin da bambina, non solo su
ogni foglio che trovavo, non potevo evitare di farlo anche sui banchi
di scuola e nelle pareti di casa. Ho approfondito il mio interesse
per l’Arte con lo studio della Psicologia, laureandomi con il
massimo dei voti con una Tesi sperimentale sulla Valutazione della
Creatività e le sue prospettive. Vent’anni fa ho conosciuto il
Maestro Antonio Dallomo che mi ha messo a disposizione, con la
generosità che gli è consona, il suo sapere ed in seguito ho
ampliato il mio percorso con i Maestri Wolfango e Davide Peretti
Poggi. Ci metto in mezzo anche lo stage con il Grande Emanuele
Dascanio. Cinque anni fa ho esposto nella prima Collettiva e da
allora ho partecipato a Mostre in tutta Italia, alla Biennale di
Firenze, tre personali, ricevendo riconoscimenti e critiche positive,
sempre gratificanti per un Artista. Nel 2018 sono stata inserita nel
prestigioso Catalogo CAM.
Perché
secondo te oggi l’arte, la pittura, la scultura, sono importanti e
vanno promossi e seguiti dalle persone, dai giovani?
Arte,
pittura, scultura vanno promosse in quanto mai come oggi è
essenziale comunicare con un linguaggio universale; possiedono alto
potenziale di interdisciplinarietà; sviluppano aree specifiche del
cervello, esercitando a vedere, non solo a guardare, ampliano la
nostra visione del mondo.
Charles
Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto
geniale quanto dissacratore, in una bella intervista del 1967 disse…
«A cosa serve
l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?»
(Intervista a Michael
Perkins, Charles Bukowski: the Angry Poet, “In New York”, New
York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu cosa ne pensi in proposito?
Da questa prospettiva, a cosa serve la tua arte, ovvero, le arti
visive in genere?
Sono
completamente d’accordo con Bukowski. L’ Arte aiuta gli uomini a
Vivere, elevandoli dal limite della Razionalità, della Sensorialità,
della Credulità, del Controllo sociale mentale. Ognuno di noi può
perseguire l’intuizione della Bellezza, che non necessariamente
coincide con Armonia e Simmetria, mantenendo e riscoprendo il senso
della Meraviglia. L’Attimo Creativo ci allontana dall‘idea della
Morte, che non sappiamo accettare e comprendere, dando senso alla
Vita.
Cosa
consiglieresti ai giovani che volessero cimentarsi nella tua
professione? Quali i tre consigli più importanti che ti senti di
dare?
1)
Lavorare, sporcarsi le mani, copiare umilmente dai Grandi.
2)
Leggere le vite degli Artisti.
3)
Non ascoltare chi dà loro consigli su cosa è meglio creare per
“vendere”, ma seguire l’Ispirazione dettata dall’Istinto (e
sottolineo Istinto, non Impulso. Considero il primo frutto
dell’inconscia elaborazione creativa del vissuto, il secondo
improvvisazione.)
Dove
potranno seguirti i tuoi fan?
Ho
una pagina Facebook nella quale pubblico i miei lavori e aggiorno
sulle Mostre. Ho in preparazione una personale per giugno. A breve un
nuovo sito Internet.
Un’ultima
domanda Anna Rita, immaginiamo che hai di fronte una numerosa platea
di adolescenti di una scuola media superiore della tua città. Il
tema del simposio è l’arte figurativa e la pittura in particolare.
Cosa diresti loro per catturare l’attenzione? Quali i tre temi
principali che secondo te andrebbero affrontati per appassionare
giovani menti all’arte, alla bellezza e alla cultura?
Lavorerei
su forme, colori, materia. Pochi discorsi teorici. Spazio al Fare.
Eserciterei al Saper Vedere per rendere visibile l’invisibile,
riscoprendo il valore della Lentezza e della Contemplazione.
Ascolterei. Credo nella Bellezza dentro ognuno di noi, il bravo
insegnate dovrebbe fornire i mezzi per farla emergere.
Anna
Rita Barbieri
Andrea
Giostra