Parigi, Schiele-Basquiat: gemelli diversi in mostra alla Fondazione Vuitton

di Riccardo Bramante - La Fondazione Vuitton ha organizzato nella sua sede di Parigi una originalissima mostra in cui vengono messe a confronto le opere di due geniali artisti aventi molti punti di contatto, non ultimo quello di essere scomparsi giovani: Egon Schiele, il ragazzo della Vienna “fin de siecle”, e Jean-Michel Basquiat, il giovane della New York underground degli anni Ottanta.

Ne risulta una presentazione simultanea dei due artisti che, non sovrapponendosi, ne mostra gli aspetti essenziali di rottura con le tendenze correnti nelle loro rispettive epoche.

A Schiele sono riservate le sale del piano terra della Fondazione, che raccolgono alcune delle sue prime opere realizzate ancora sotto l’influenza dello Jugendstil più puramente ornamentale, sulle orme di Gustav Klimt che gli aveva fatto conoscere i lavori di Van Gogh e della Secessione viennese: rappresentativa di questo periodo è la tela della “Danae”, che apre la mostra.

Ma ben presto Schiele si allontana da questo stile per pervenire ad un tratto tutto suo caratterizzato dalla distorsione dei corpi, dalla ricerca dell’introspezione dei personaggi ritratti e, in generale, da un senso tragico che emana da tutte le sue opere successive; indicativi al riguardo, tra quelli esposti, sono soprattutto i dipinti “Autoritratto con lanterna cinese”, “Ritratto di Edith Schiele”, moglie del pittore e il “Nudo femminile in piedi con tessuto blu”, tutte opere provenienti da diversi Musei d’Europa e degli Stati Uniti.

L’esposizione prosegue poi nei piani superiori con circa 120 opere di Basquiat che, come scrive il curatore della mostra Dieter Buchhart, ne ripercorrono la sua breve e pur intensa carriera iniziando dal famoso dipinto “Car Crash” del 1980, che ne ricorda l’incidente di cui fu vittima a soli otto anni per proseguire con le serigrafie, i collages ed assemblaggi successivi “che ne mettono in luce il suo inimitabile tocco, la sua utilizzazione di frasi e di locuzioni fino al ricorso alla poesia hip hop” con cui Basquiat rivoluziona la pratica del disegno e lo stesso concetto di arte, aprendo la strada alla fusione tra le più diverse discipline ed idee, anticipando in qualche modo la società Internet e le nostre attuali forme di comunicazione e pensiero.

Particolarmente significative, al riguardo, sono una dozzina di opere che esprimono la rabbia e la contestazione nei confronti di una cultura in cui risaltava l’assenza di artisti neri, rabbia e contestazione che si concretizza nella raffigurazione di grandi personaggi afro-americani come i pugili Sugar Ray Robinson, Joe Louis e Cassius Clay.

Da ricordare anche una serie di opere nate dalla collaborazione con Andy Warhol iniziata nel 1982 con il ritratto “Dos Cabezas” e proseguita con un insieme di disegni e serigrafie realizzate a quattro mani, fino a giungere alla sua ultima opera che chiude la mostra “Riding with Death” eseguita solo qualche giorno prima della sua morte avvenuta per overdose nell’agosto 1988.

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 14 gennaio 2019.
Fattitaliani

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