Marta Basso a Fattitaliani: Dobbiamo essere intraprendenti non per diventare vincenti ma per diventare noi stessi. L'intervista

di Laura Gorini - E' giovanissima e dispensa con dirette e video su Linkedin consigli ai giovani per farcela nel mondo del lavoro per realizzare i propri sogni. Marta Basso, è diventata in pochissimo tempo un vero e reale punto di riferimento per tantissime persone che la seguono giornalmente con simpatia e attenzione. Conosciamo meglio- attraverso questa intervista a cuore aperto- questa carismatica imprenditrice veneta.

Marta, presentati ai nostri lettori...
Diciamo che sono quella che vedi sempre su Linkedin! (ride e sorride)
Qual è stato il tuo percorso di studi?
Ho cominciato a studiare al Liceo Linguistico a Vicenza, poi ho studiato Economia, Economix Management a Cà Foscari, mi sono laureata e sono andata a fare un master di un anno tra Londra e San Francisco alla International Business School. Poi ho un altro master in Marketing e Comunicazione che mi è stato conferito con un premio che danno ai migliori mille studenti italiani ogni anno del Parlamento Italiano.
I miei anni da studentessa li dividerei: c’è un tratto comune che hanno sempre avuto e del fatto che comunque io a scuola andavo molto bene, ero quindi una di quelle che in inglese si definirebbero A Student, quindi uno studente “A” per il livello di voti.
Purtroppo -però- questo non significava che per me lo studio fosse  la gioia più grande. 
Che cosa vorresti dire?
Beh, in sostanza  mi piaceva molto studiare, certo è che desideravo sempre qualcos’altro. Che cosa?  Diciamo che avrei voluto qualcosa anche di un po’ più pratico, qualcosa che fosse un po’ più legato alla vita reale. Ergo, avrei voluto applicare un po' di più anche la mia creatività al mio spirito di iniziativa.
Alla fine ci sono riuscita grazie alla mia caparbietà e all' aiuto di alcuni professori che credevano in me. 
E' quindi importante il ruolo degli insegnanti nella vita di una persona?
Credo che l’insegnante sia un giardiniere fondamentale, o meglio il giardiniere più grande e importante nella vita di una persona.
E qualche volta questo ruolo civico, mi verrebbe da dire, e sociale, dovrebbe essere un pochino più chiaro ad alcuni di loro. 
E la famiglia?
La famiglia ha un ruolo fondamentale  non in termini di “da dove veniamo” perché non voglio assolutamente dire questo: io vengo da una famiglia dove mia madre è insegnante e dove mio padre era un imprenditore orafo, ora è un imprenditore tessile Una famiglia totalmente normale, insomma.
Da questo punto di vista io posso solo dire che la famiglia dovrebbe forse, ad oggi, cercare che ci sia uno sforzo condiviso tra figli e magari i genitori per limitare il gap generazione che si respira fuori.
Cercare di avvicinarsi di più, di parlare e di comprendersi davvero.
Quindi significa essere entrambi curiosi, noi figli e loro genitori.Sai, certe volte mi ritrovo a dover spiegare a mia madre alcune cose del mondo digitale o del mio lavoro e vedo che la curiosità è genuina. Insomma, lo dico ancora più chiaramente: il limite è quando la comunicazione non c’è! 
Marta, quando parli sembri molto sicura di te e delle scelte che hai fatto ma, sii sincera, hai anche qualche rimpianto?
Forse il fatto di aver capito tardi che c’era anche un mondo fuori dalla scuola e fuori dallo studio:  mi svavago con gli amici ma non possedevo delle vere e propie passioni al di là della scuola.
Ecco, un po’ più di leggerezza sicuramente nell’affrontare gli anni della scuola, nel senso calviniano del termine, quindi non pensare sempre che il voto sia la cosa importante. In sostanza  l’importante è quello che non solo poi noi recepiamo, quindi impariamo, ma anche come noi ci sentiamo. Ecco probabilmente avrei dovuto e potuto ascoltarmi un pochino di più. 
Ma quindi qual è- secondo te- l' atteggiamento giusto da assumere nei confronti dello studio?
Come ho già fatto intendere poco fa, l' atteggiamento giusto è certamente quello di cercare di comprendere che quello che noi stiamo studiando è qualcosa che serve per la nostra crescita personale, solo per questo, non per far contento qualcun altro.
Non lo facciamo quindi con lo scopo di raggiungere traguardi che si è prefissato qualcun altro per noi, bensì per raggiungere i nostri traguardi, ergo quelli che ci siamo prefissati noi. Inoltre è bene mettersi in testa che il periodo degli studi è quello ideale per sperimentare tantissimo.
E poi a livello emotivo  è bene concedersi un pochino più di leggerezza, che non vuol dire appunto non essere seri in quello che si studia e che si fa, ma riuscire a comprendere che alla fine è giusto quello che ci fa star bene, quindi al di là del dovere, perché la scuola è il “lavoro” degli studenti a tutti gli effetti, da portare avanti, non caricarsi eccessivamente a livello emotivo per quello che si vive tutti i giorni -magari- per un brutto voto,  o  per un brutto rapporto che si vive  con qualche professore o compagno, o ancora  per un esame ancora da affrontare.
Tuttavia per riuscire a essere più "leggeri" è fondamentali essere consapevoli di quanto in realtà la scuola ci serve e ci servirà e in che modo.
Di sicuro non è il voto che serve ma è tutto ciò che impariamo e soprattutto come riusciamo ad applicarlo, questo è un aspetto fondamentale.
E quanto è importante una buona preparazione per farcela nel mondo del lavoro?
Sicuramente una buon preparazione non scolastica, è importante per farcela nel lavoro, anche se una buona preparazione scolastica fa certamente la sua parte.
Personalmente credo  che il fatto che io riesca a ricondurre tante situazioni della vita reale, anche per esempio a libri che ho letto o a insegnamenti che mi sono stati dati a scuola in generale oppure che riesca ad applicare dei modelli matematici  a situazioni reali, diventa fondamentale in certe situazioni. Insomma, bisogna saper applicare nella vita reale e quindi nella quotidianità ciò che abbiamo studiato, facendo leva sulla nostra intelligenza. E poi dobbiamo cercare di diventare intraprendenti. 
Dobbiamo cercare di diventare intraprendenti con lo scopo di diventare vincenti?
No, per diventare se stessi! Parliamo chiaro: la pigrizia non porta mai da nessuna parte. Dobbiamo capire per prima cosa chi siamo, che cosa vogliamo e quali sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere, oltre che comprendere e ascoltare con attenzioni le nostre passioni e le nostre attitudini.
Inoltre non dobbiamo spaventarci dei piccoli fallimenti e delle cadute. Farci forza e rialzarci.
Diacimo che ognuno di noi ha una scatola di accendini, ha dei lumini e devono solo essere accesi nel modo corretto, magari come quando capita di aprire una scatola di accendini si prova tre o quattro volte a sfregarli e non si accendono, alla quinta magari si accende e viene anche un bel fuocherello, ecco questo è fondamentale: nessuno di noi non ha diritto, non ha potere e non ha modo di scoprire questo e ha diritto di perseguirlo e credo che l’unico modo per capire qual è la vostra attitudine sia quello di continuare a provare, e chiedere sempre, anche se la risposta è no va bene lo stesso, quella dopo magari sarà anche un altro no, oppure un  sì.
Una mia amica dice “Se avete chiesto e avete ricevuto no magari avete chiesto alla persona sbagliata”, ecco questo è un insegnamento fondamentale. Insomma, io ritengo che l’unico modo vero per raggiungere i propri obiettivi sia quello di mettersi in gioco con coraggio e determinazione.

Fattitaliani

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