Gabriele Corsi, garbato e magnetico conduttore di "Reazione a catena". La recensione di Fattitaliani

D'estate -si sa- il pubblico televisivo sonnecchia, così come i palinsesti dei differenti canali che ripropongono repliche e recuperano frammenti d'epoca.
Raiuno continua la tradizione di proporre nella fascia preserale "Reazione a catena", un game show tutto sommato gradevole nelle diverse prove cui i concorrenti si sottopongono.
Un elemento negativo è sempre stato il ritmo: lento, abbastanza soporifero, trascinato... grazie al contributo dei conduttori che si sono succeduti alla guida del programma, da Amadeus a Pupo, a Pino Insegno.
Ieri sera mi ritrovo casualmente a fare zapping e mi fermo sulla trasmissione, vi vedo un volto nuovo e la prima domanda che mi pongo è "Ma chi è costui?": lo ammetto, in maniera diffidente, sconoscendo del tutto il personaggio.
Prima di scoprire chi è Gabriele Corsi, gradualmente mi trovo conquistato dalla sua maniera di guidare il game show, soprattutto per un dettaglio, la voce. È una voce normale, la sua, un po' rauca, che invita lo spettatore ad ascoltarlo e a seguire le cose che è obbligato a dire e quelle che simpaticamente improvvisa.
Non è un piacione come Insegno, non è noioso come Amadeus, non è antipatico come Pupo.
È una persona garbata, un uomo che sa presentarsi, un professionista competente e che riesce ad animare la staticità del gioco che per il resto si conferma uguale a se stesso. 

Fattitaliani

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