Andrea
Giostra ha incontrato a Palermo Vito Brusca, comedian,
musicista, attore, ballerino, prestigiatore, in una sola parola:
“showman”, palermitano, Artista completo e poliedrico, una
carriera iniziata come animatore di villaggi turistici, come i più
grandi “one-man-show”
italiani, dove si “è
fatto le ossa”
per diventare il Grande Artista che è oggi.
L'esperienza artistica
di Vito Brusca e straordinariamente variegata e per certi versi è
come se fosse segnata da una volontà già scritta, che sta sopra
ogni Uomo: “Artisti
si nasce, non si diventa!”
La storia che ci racconterà Vito, della sua vita di artista sin
dall'infanzia, ci darà conferma di questo “detto”
condiviso da tutti gli artisti e da tutti coloro che amano l'Arte
Vera, e certamente non quella artificiale e artefatta da personaggi
che non hanno alcun talento e nessuna passione, se non quella per la
gloria, per il successo, per il danaro!
Ma
certamente l'Arte Vera non è questa. Ed è questo il motivo per il
quale ho voluto intervistare Vito Brusca: perché ci racconti la sua
storia, come se fosse un romanzo, una narrazione filmica che scorre
travolgente appassionando il lettore che attraverso queste
“storie-interviste” possa riappropriarsi culturalmente di cosa “è
Arte”
e di cosa “NON
è Arte”.
Oggi
Vito Brusca è qui con noi de "ilprofumodelladolcevita.com",
con Andrea Giostra, e ci racconterà, come se fosse una confessione
artistica pubblica, la sua bellissima storia di Artista con un
talento straordinario, multiforme, e con una passione radicata nella
sua anima artistica, ma che danno valore all'Arte come deve essere
intesa recuperando l'accezione classica del termine che parte dai
Greci Antichi e viene assorbita dai Romani del Grande Impero dove
l'Arte, insieme alla Polis,
erano le massime e più nobili delle espressione culturali ed
intellettuali dell'Uomo di allora!
Vito,
benvenuto e Ti ringrazio moltissimo per essere qui con me. Tu sei
un'Artista poliedrico di grandissimo talento e con una passione
immensa per l'Arte. Quella che faremo, Vito, sarà più una bella
conversazione che una classica intervista con domande spesso
superficiali, “confezionate”, scontate.
Detto
questo, la prima domanda che ti pongo, Vito, è questa: Cosa diresti
di te, come Uomo innanzi tutto, ai nostri lettori?
Ciao
Andrea e ciao a tutti i lettori di “fattitaliani.it”.
Intanto
grazie di avermi invitato, ho letto spesso tue interviste e
recensioni di film e sono veramente onorato di essere oggi qui
insieme a te. Ho avuto modo di apprezzare oltre la tua bravura, la
tua schiettezza e il tuo modo di raccontare ciò che va oltre
l’artista, oltre un film con pareri positivi o negativi, ma sempre
ben valutati e nel caso di critiche, sempre corrette e costruttive.
Proprio
per rispondere alla tua domanda, realmente pochi amici sanno cosa si
nasconde dietro lo showman… e di questi pochi, tutti stentano a
crederlo…
Una
persona semplice, introversa, timida, che però si “trasforma”
quando prende un microfono in mano e sale su un palco… un po’
come “Lo
strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde”,
e non hai idea di quanto io abbia dovuto lottare per riuscire a fare
ciò che faccio… superando limiti come la timidezza. La mia
ispirazione è venuta dal grande Paolo
Bonolis,
che da balbuziente è diventato uno dei migliori conduttori italiani.
Ti
ricordi, Vito,
che età avevi quando hai scoperto la tua passione per l'Arte, per la
Musica, per Recitazione, per il Cabaret, per la Bellezza artistica
insomma? Vuoi raccontarci qualcosa in proposito?
Certamente!
Chiaramente è stato tutto un divenire, per la necessità di provare
sempre nuove emozioni che mi hanno spinto sempre alla ricerca di
nuove cose da fare, nuove sfide e nuovi obiettivi da raggiungere; ma
tutto cominciò da piccolissimo, a soli 10 anni, quando uno dei miei
zii, per la mia prima comunione, mi regalò una tastiera, dalla quale
non mi staccai più e grazie alla quale, subito, ad orecchio,
cominciai a strimpellare davanti ai miei genitori e parenti
increduli. Vista la predisposizione innata, poco dopo mi comprarono
un pianoforte e mi fecero cominciare a studiare questo meraviglioso
strumento.
Ecco!
Tutto ebbe inizio così, in modo così semplice e naturale. Trovai il
mio mondo, e quel mio zio cambiò la mia vita!
È
vero quello che dici Vito, spesso le cose nascono per caso: ma
apparentemente! Tu hai un grande talento e il vero talento prima o
poi esplode inesorabilmente! Non può essere tenuto nascosto,
imbottigliato, fatto prigioniero. Tuo zio, attraverso il suo regalo,
è stato solo il mezzo attraverso il quale dare sfogo e vita al tuo
talento.
Tu,
Vito,
sei un Uomo palermitano. A Palermo tutto è più difficile che in
qualsiasi altra parte del mondo. Ma hai indiscutibilmente un talento
e una passione che ti hanno segnato la vita di Uomo e di Artista.
Quando hai avuto la consapevolezza del tuo talento e della tua
passione per l'Arte? Qual è il ruolo che queste due importantissime
componenti della tua personalità hanno avuto nella tua vita
quotidiana e reale, al di là di quella del palcoscenico?
Già!
Palermo e la Sicilia in generale non aiutano affatto gli artisti.
Soprattutto 20 anni fa quando cominciai a farne un lavoro e cercai di
varcare lo stretto di Messina.
Da
un lato le distanze… un produttore, un discografico, un manager, un
regista, infatti, sapendo che vivi lontano, che devi affrontare dei
costi per spostarti, non ti tiene neanche in considerazione, anche
per non sentirsi in colpa nel farti fare viaggi a vuoto che poi
magari non si concretizzano in niente.
Dall’altro,
molti anni fa noi siciliani eravamo quasi ghettizzati. Tranne per
pochi grandi che hanno fatto la storia come Franco
Franchi e Ciccio Ingrassia.
Appena
sentivano l’accento siciliano eri fuori!
Oggi
per fortuna non è più così grazie ad un Rosario
Fiorello
che ha fatto amare e ha portato alta la sicilianità, insieme ai
mitici amici Ficarra
e Picone,
e tanti altri!
A
proposito, proprio di Ficarra e Picone devo dire che sono stati
coloro che mi hanno fatto fare le prime serate, quando ai tempi
formarono il primo gruppo. Si chiamavano i “Chiamata
urbana urgente”,
e io ancora minorenne, feci le mie prime serate con loro da pianista
che curava la parte musicale nei loro spettacoli.
Per
quanto riguarda la passione, lo capii da subito. Ricordo che mentre
tutti i miei amici avevano tempo per divertirsi, io passavo ore a
studiare pianoforte. Il piacere di esibirmi, anche solo davanti a
parenti o amici di famiglia, mi emozionava tanto da dimenticare i
sacrifici fatti.
Il
talento, invece, non so “se” e “quanto” ce ne sia, preferisco
che siano gli altri a dirlo. Di sicuro so che sono esageratamente
critico con me stesso, che non mi sento mai soddisfatto e continuo a
cercare di studiare, di migliorarmi! Ma ciò che mi dà la forza di
continuare sono i risultati quando mi trovo davanti al pubblico!
Il
ruolo che hanno avuto la passione e l’arte sono innegabili: nel
bene e nel male hanno cambiato la mia vita… una vita dedita e
venduta all'Arte… fin da piccolo non facevo vacanze estive, perché
mentre per tutti i miei coetanei finendo la scuola cominciava il
divertimento, per me continuava lo studio, come un’atleta. Chi
studia uno strumento musicale non si ferma mai. Se si ferma,
certamente perde gran parte dei risultati ottenuti! Fino ad oggi ce
l'ho fatta! Ho fatto tanti sacrifici come il non avere ancora una
famiglia o dei figli; oppure lavorare quando gli altri si divertono.
Pensiamo per esempio al ferragosto, al capodanno, al carnevale, etc….
Ma per fortuna questo per me non è un lavoro, è la mia più grande
passione, un grande amore che ad oggi è sempre venuto prima degli
altri grandi amori, addirittura prima di me stesso.
Essere
un Vero Artista è proprio questo Vito: Talento, Passione, Studio,
Disciplina, Perseveranza, Costanza, Sacrificio. Insomma, se proprio
vogliamo richiamare uno slogan fortunatissimo, è come dire “La
potenza è nulla senza controllo!”.
Un Vero Artista, come lo concepisco io, è tutte queste cose insieme.
Altrimenti non è un Vero Artista. È altro. Ma non voglio
prolungarmi su questo punto. Mi basta dire che certamente Tu hai
tutte le qualità professionali ed umane perché oggi venga
considerato un Vero Artista.
Chi
sono stati i tuoi “Maestri d'Arte”, Vito,
come venivano definiti nel Rinascimento Italiano?
Coloro che in sostanza ti hanno trasmesso la loro Arte e la loro
Professionalità, i loro Strumenti di lavoro, le loro Tecniche
artistiche e di recitazione, oltre all'amore per una professione
unica ed empatica come quella di Artista e di Showman in particolare,
nelle sue varie declinazioni spettacolari?
Tanti…
e a parte che i vari maestri che mi hanno insegnato tanto, in
assoluto quelli da cui ho appreso, sono stati gli artisti, colleghi
più o meno importanti, dai quali ho sempre cercato di prendere ciò
che di loro mi piaceva. Dagli animatori nei villaggi, che 20 anni fa
erano veri e propri artisti, che mi hanno fatto crescere tanto
affinando l’illusionismo, la capacità di intrattenere, che mi
hanno fatto cominciare a ballare, recitare, ecc.
Ma
colui che mi diede il consiglio più importante fu un grande artista
siciliano, molto noto e apprezzato ancora oggi in Sicilia, persona
che nomino sempre (mai dimenticarsi di chi ti è stato d’aiuto
anche inconsapevolmente): Marcello
Mandreucci.
Io avevo appena 16 anni. In quel periodo seguivo sempre lui, perché
adoravo il suo modo di intrattenere il pubblico; Franco
Panasci
che faceva strepitose serate di piano-bar con un modo unico di
arrangiare e interpretare.
Ma
Marcello, alla mia domanda: «Come
fai? Io fin quando suono e canto, non ho problemi. Ma non riesco
assolutamente a parlare al microfono. Mi si blocca la voce e non mi
esce più!»
Marcello
mi rispose: «È
semplice timidezza che tu hai superato con la sicurezza che hai dello
strumento musicale che suoni. Diverso è quando devi parlare! Fai
animazione nei villaggi e vedrai che ti sbloccherai!»
Così
feci, e da quel momento non mi fermò più nessuno. I villaggi sono
una gavetta che ti dà una marcia in più e un’esperienza che ti
troverai per il resto dei tuoi giorni.
Oggi,
in realtà, ho il problema contrario: visto che la timidezza c’è
sempre, non si può cancellare, solo gestire, quando mi trovo con
1000 persone davanti mi carico di adrenalina e spacco tutto, ma se mi
trovo con 10 persone, o solo, davanti ad una telecamera vado in
palla! (sorride!)… strano Vero?
Ed
eccoti svelato il mio più grande segreto. Il segreto del mio
successo è solo il pubblico, mi dà energia che restituisco sotto
altre forme!
Bellissima
la storia che hai raccontato, Vito. Hai incontrato persone corrette e
anche belle persone! Non è facile questo. Sei stato fortunato. Nella
vita è sempre così. Spesso basta che qualcuno ti dia una lieve
spinta o che ti apra gli occhi su qualcosa che hai davanti ma non
vedi. E quando la vedi ti stranisci del fatto che era tutto così
semplice, tutto così scontato! Ma nella realtà, poi ti rendi conto
che coltivare una passione, un talento, e qualcosa che dipende solo
da te. Sei solo! E sei Tu che decidi del tuo destino di Artista!
Quali
percorsi formativi hai frequentato, Vito, per diventare una
professionista di altissimo livello quale sei oggi, riconosciuto ed
apprezzato da moltissimi produttori, da moltissimi registi, e dai
tuoi tantissimi fan e follower? Quali sono state, insomma, le Scuole
d'Arte che hai frequentato e che ti hanno lasciato gli strumenti e
l'esperienza per diventare quell'Artista poliedrico e sicuro di sé
quale sei oggi?
La
base formativa più forte è stata quella musicale al Conservatorio
Statale di Musica Vincenzo Bellini di Palermo.
Pur avendo cambiato stile e non suonando mai nei miei spettacoli, mi
è tuttora utilissima nel rapporto con i musicisti, ai quali so dare
le giuste indicazioni. So far capire cosa voglio, so scrivere musica,
soprattutto nella fase degli arrangiamenti musicali è fondamentale.
Poi
tanti stage, dai corsi che mi hanno portato a diventare insegnante di
caraibico, corsi di marketing, psicologia (come capire il pubblico,
gestire le emozioni, etc,) corsi motivazionali (con rilascio
attestato per formatore), workshop di scrittura comica, regia, canto
e tanto altro.
Un
work
in progress
iniziato nell’ ‘85 che mai terminerà. Mi sento vivo solo se ogni
anno salgo un nuovo gradino e riprogrammo nuovi obiettivi. Credo che
questo sia il segreto per non invecchiare: guardare al futuro
piuttosto che ricordare il passato!
Su
questo chi può darti torto: Guardare sempre avanti! Mai indietro!
Sai,
Vito,
io sono un appassionato di Fëdor Michajlovič Dostoevskij.
Praticamente ho letto tutte le sue opere più di una volta. In uno
dei suoi romanzi più
conosciuti
e più
belli,
“Memorie
dal sottosuolo”,
pubblicato
nel 1864, Dostoevskij parla tra le righe della “Teoria
dell'Umiliazione”.
Negli anni '90, alcuni scienziati e psicologi americani, ne hanno
fatto una vera e propria teoria psicodinamica, un modello psicologico
che sostanzialmente si può sintetizzare in queste parole: «sono
più
le
umiliazioni che subiamo nella nostra vita ad insegnarci a vivere
meglio e a sbagliare sempre meno: si impara dalla propria esperienza
e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a farceli
notare e magari ridono di noi!».
Tu,
Vito,
nella tua carriera artistica o nella tua vita privata, quali
umiliazioni hai subìto che ti hanno lasciato il segno ma che al
contempo ti hanno dato la forza di andare avanti per la tua strada e
di diventare quello che sei oggi, una Grande Artista, molto amato e
molto apprezzato?
Non
ho letto questo libro ma lo farò quanto prima.
Sicuramente
più che umiliazioni direi tante delusioni, da parte di singoli
individui - se avessi subìto umiliazioni del tipo essere fischiato
da un’intera platea sarebbe stata l’ultima volta che sarei salito
su un palco - i singoli individui invece a volte lo fanno per
invidia, a volte semplicemente per distruggerti la tua voglia di
sognare. Per esempio, qualcuno una volta mi disse: «Tu
non farai mai ridere!»
Oggi, a distanza di 4 anni ho raggiunto un bell’obiettivo.
Altri
che mi dicevano: «Non
puoi vivere di questo. Trovati un lavoro vero, sei grande, non puoi
credere ancora a babbo natale.»
Altri
ancora: «Sei
un pezzo di legno, non potrai mai ballare… ecc. ecc.»
In
sostanza, oggi ho capito come stanno le cose: I limiti sono soltanto
nella tua mente. Ogni essere umano può fare ciò che vuole. Basta
guardare atleti disabili ottenere risultati paurosi e tante altre
situazioni estreme per capirlo.
Le
critiche, se fatte da professionisti e sono costruttive, non
distruttive, sono fondamentali, sono quelle che ti faranno crescere e
ti porteranno ad un miglioramento: Meglio una persona vera che
migliaia di falsi adulatori!
Tutte
quelle critiche, invece, fatte giusto per colpire, devi fare in modo
che non ti scalfiscano mai.
Ma
soprattutto, siamo noi italiani ad avere abbinato questo termine
“fallimento” ad un pensiero così terribile. In Italia un
imprenditore che ha subìto un fallimento, è un uomo finito,
emarginato dalle banche, dalla vita! Negli Stati Uniti d'America,
fallimento vuol dire che quell’esperienza è andata male, solo
questo! Di conseguenza, uno che ha molti fallimenti alle spalle è
uno che ha più esperienza, e grazie ad una serie di fallimenti è
diventato un uomo migliore.
Un
calciatore in fase di studio quante volte dovrà sbagliare prima di
diventare un fuoriclasse e segnare tanti gol?
Il
grande trombettista Fabrizio
Bosso,
quante note stonate avrà emesso dalla sua tromba prima di diventare
il grande jazzista che è oggi?
Steven
Spielberg,
uno dei registi più prolifici e famosi della storia del cinema,
quando era giovane fu rifiutato
per ben 3 volte dal college dove voleva entrare.
Albert
Einstein
premio
Nobel per la fisica nel 1921, e grandissimo scienziato,
quando era piccolo, non
iniziò a parlare prima dei 4 anni. Non fu in grado di imparare a
leggere prima dei 7 anni. La sua maestra lo etichettò come “lento”
e “mentalmente handicappato”.
Isaac
Newton,
quando
gli furono date le redini dell’azienda agricola di famiglia, mandò
tutto in fallimento.
Fred
Astaire,
icona
del ballo,
al
suo primo provino venne scartato con la seguente motivazione: “Non
sa recitare. Non sa cantare. Leggermente calvo. Sa un po’ ballare”.
Thomas
Edison,
è considerato il padre dello sviluppo dell’elettricità (in realtà
fu colui che la rese disponibile per le masse). Una
sua insegnante disse di lui che “è
troppo stupido per imparare qualcosa”.
In realtà dopo gli studi fece miliardi di tentativi privi di
arrivare al successo, prima di inventare la lampadina.
E
che dire di Rosario
Fiorello?
Pippo Baudo
più volte lo scartò… Per il Pippo nazionale «era
solo un comune animatore!»
non sapeva fare niente bene.
Te
ne potrei elencare un’infinità!
Il
segreto è non arrendersi mai, e attendere con pazienza che arrivi il
momento giusto. Qualcuno può pensare: «E
se non dovesse arrivare mai?»
Potrai essere ugualmente felice per averci provato e aver fatto ciò
che ami!
Vito,
mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero rispetto ad una bellissima
frase incisa nel grande Frontale del nostro bellissimo e
straordinario Teatro Massimo di Palermo, famoso perché – come
certamente saprai - costruito da due dei più grandi architetti del
XIX secolo, Giovan Battista Filippo Basile e il figlio Ernesto
Basile. Il Teatro Massimo di Palermo è il secondo più grande
d'Europa per grandezza e capienza di spettatori e possiede una
qualità acustica terza in Europa solo dopo l'Opéra
National
di Parigi e la Staatsoper
di Vienna. La frase incisa sul Frontale è questa: «L’arte
rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove
non miri a preparar l’avvenire».
Tu,
Vito, leggendo questa frase cosa ti viene in mente riflettendoci un
momento?
Da
un lato è vero. Dall’altro mi viene da pensare che in un mondo
fatto di mode, di consumismo, oggi tutto vada in una direzione
diversa “l’apparire
piuttosto che l’essere”,
e magari un personaggio “nazionale” non bravo, riempie un teatro
e un bravo attore sconosciuto no.
Esattamente
come guardando cosa sono diventati oggi il teatro o la TV, capisci
com’è messo male il paese! La TV è lo specchio di un paese, di un
popolo. Se tutto va fatto per audience e le cose che fanno numeri
sono programmi demenziali, programmi di politica (finti), programmi
di omicidi, e programmi definiti Talk Show che di Talk Show non hanno
nulla, in stile “uomini e donne”, allora abbiamo detto tutto:
vuol dire che l’ignoranza regna sovrana, che amiamo farci prendere
in giro da politici che recitano in TV il proprio ruolo, che siamo
dei “potenziali” serial killer o sadici, che amiamo il cortile di
gente che litiga, urla, ecc..
Come
il famoso detto: «Dimmi
con chi vai e ti dirò chi sei!»
Parafrasando, potremmo dire: «Dimmi
cosa guardi/leggi e ti dirò chi sei.»
Hai
perfettamente ragione! E condivido quello che hai detto. Ma non
aggiungo altro perché hai detto tutto quello che c’era da dire!
Vito,
ha mai avuto la tentazione durante la tua carriera di mollare tutto e
dedicarti ad un'altra attività, ad un altro tuo talento? Se sì,
perché?
Sì
l’ho fatto. Dopo aver perso mio padre, mi sono fatto prendere dai
sensi di colpa perché troppo preso dal mio mondo, rivelatosi infine
una delusione, fatto di raccomandazioni, gente falsa, opportunisti,
etc…
Decisi
di mollare e fare l’imprenditore. Ma dopo poco tempo capii che non
potevo più uscirne da quel mondo, che non potevo rinunciare alle
emozioni che il pubblico mi dava, che mi stavo imbrutendo, che ero
infelice, e dopo 5 anni mi liberai di tutto perdendoci un sacco di
soldi ma riconquistando il mio sorriso, la mia pace interiore e la
mia “finta” libertà. Perché in realtà non sono libero, ma
schiavo della mia stessa passione.
Quali sono i
Registi più importanti che hai incontrato nella tua carriera e che
ti hanno insegnato qualcosa di importante che ancora oggi di porti
dentro e non puoi farne a meno?
Ognuno
a modo suo mi ha dato qualcosa… Registi, attori, colleghi più o
meno importanti da Mario
Scaletta,
autore di Enrico
Brignano
e regista bravissimo, Aldo
Morgante,
regista e direttore del Teatro
al Massimo di Palermo,
Casimiro
Alaimo,
Katiuscia
Falbo
e ad oggi Giovanni
Nanfa,
collaborazione grazie alla quale imparerò tantissimo.
In realtà
penso che ogni persona che incontri nella vita possa insegnarti
qualcosa, anche quando non vuole insegnartela, o non vuole aiutarti,
magari perché ti teme. Sta a te capire cosa puoi prendere e farne
tesoro.
La
cosa che in assoluto i Grandi che ho incontrato mi hanno insegnato è
l’importanza dell’umiltà, da non confondere con la sicurezza di
sé stessi. Questa è una qualità che accomuna veramente tutti i
grandi artisti che ho incontrato: da Franco
Nero
a Biagio
Izzo,
Christian
De Sica,
e tanti altri, qualità che sono sicuro, non perderò mai, qualunque
cosa farò nella vita, più o meno importante.
Mio
nonno mi diceva sempre: «Il
mestiere si ruba! Guarda come fanno quelli più bravi di te e impara!
Il mestiere lo devi rubare!».
È quello che fa ogni professionista, ogni artista se vogliamo
rimanere nel mondo dell’Arte! Ed è quello che fai tu, come ci hai
descritto! Ed è una grande verità!
Vito, avrai
certamente dei modelli di Artisti e di Attori, o anche di Attrici,
che ami e che ammiri. Vuoi dirci chi sono e perché proprio loro?
Frank
Sinatra
per l’eleganza e la timbrica, Mina
e Renato
Zero
per le emozioni che regalano, Gigi
Proietti
per lo stile e la recitazione, Rosario
Fiorello
per la capacità d’improvvisazione, Panariello,
Cassini e Brignano
per lo stile comico, Massimo
Ranieri
per la poliedricità, Paolo
Bonolis
per la padronanza di linguaggio abbinato all’ironia, Carlo
Conti
per l’assoluta perfezione tecnica nella conduzione.
Se
non dovessi fare più questo lavoro, cosa faresti nella tua vita
professionale? Cosa ti piacerebbe fare? E perché proprio quello?
Non
potrei mai fare lavori da dipendente, lavori monotoni, per intenderci
lavorare come impiegato comunale. Quando avevo 19 anni, ho rinunciato
ad un posto in banca. I miei erano convinti che io andassi a fare i
concorsi per impieghi statali, in realtà andavo a fare altro, ma non
me ne pento affatto.
Per
il resto amo il business a 360°, ma soprattutto le attività
meritocratiche, per esempio il network marketing e tutto ciò che mi
porta a contatto con la gente. Prima di chiudermi nella mia
casa/guscio dove torno introverso, solitario e silenzioso.
Vito,
quando hai deciso di dedicarti a questa professione come scelta di
vita, e ne hai parlato ai tuoi genitori, cosa ti hanno detto? Che età
avevi? Sono stati tuoi alleati oppure hanno cercato di scoraggiarti
per orientarti verso un'altra professione?
Oh
mamma, Che domanda! Ma per caso qualcuno ti ha spifferato qualcosa?
“colpito
e affondato!” (sorride!). Non è stato affatto facile. A 18 anni
andai via da casa per fare ciò che amo. E per anni sono stato la
pecora nera della famiglia, una famiglia fatta di “certezze,
sicurezze”, stipendi sicuri ogni 27 del mese, mai un prestito, un
assegno post datato etc.. Mio padre funzionario dell’INPS, mia
madre delle Imposte Dirette, due fratelli più piccoli, entrati a 18
anni in polizia, e solo io “fuori razza”.
Oggi
per fortuna tutto è cambiato. Non so se hanno capito o se si sono
rassegnati (sorride!), ma ho tutto l’appoggio della mia famiglia in
ogni mia scelta.
Avere
il sostegno e il tifo della propria famiglia in un mestiere come il
tuo, come quello dell’Artista, è la cosa più importante che deve
avere un Artista! Senza una famiglia che lo sostiene, non è così
facile rialzarsi ad ogni caduta! E nel tuo mondo, le cadute sono
all’ordine del giorno! Quindi posso dirti che sei molto fortunato
ad avere il pieno sostegno di tutta la tua famiglia!
Il
tuo mondo, Vito, il mondo dell'arte in generale, è un mondo pieno di
compromessi e di serpenti travestiti da agnellini. Spesso per fare
carriera più velocemente molti artisti, molti attori, molte attrici,
accettano compromessi che li portano al successo in tempi più
rapidi, ma poi rischiano di prendere strade senza un ritorno felice e
sperato qual era quello sognato. Tu, Vito,
che indubbiamente sei un Uomo che a pieno titolo fa parte di questo
mondo, il Mondo dell'Arte, come hai gestito i compromessi che ti sono
stati sottoposti, dando per scontato che tutto questo è una sorta di
“must”
che diversi servizi di giornalismo d'inchiesta italiani, e non solo,
hanno spesso svelato ai non addetti ai lavori e alla gente comune?
Cavolo!
Ma perché non me ne hanno mai fatti?
Anni
fa frequentavo un centro estetico dove andavo due volte a settimana
per fare le lampade abbronzanti. Un giorno lo trovai chiuso, sul
giornale lessi: «arrestato
titolare e lo staff perché le impiegate offrivano “servizi
sessuali” ai clienti!»
La prima cosa che mi chiesi: ma io come mai non vidi mai niente di
strano… ma soprattutto come mai a me non li hanno mai offerti?
(sorride!).
Naturalmente
ci scherzo sopra. È una battuta su una storia vera.
Credo
che le proposte di un certo tipo non le facciano a “chiunque”, se
non sei sicuro che quel politico, poliziotto, finanziere, impiegato,
etc, sia uno da corrompere, certe offerte non le fai. E lo stesso
avviene nel nostro settore. Magari ho perso tante occasioni. Ma se
non lasci intendere che faresti “di tutto” per arrivare,
difficilmente qualcuno si farà avanti per proporti scambi o
compromessi di qualunque genere.
Vito, quali
sono i lavori che ami ricordare ai nostri lettori, che hai fatto
negli ultimi due/tre anni, che hanno riscosso un successo di pubblico
e di critica importante? E quali sono i motivi per i quali sei legato
professionalmente e affettivamente in modo particolare a questi
lavori?
“Music
& All”
al teatro Politeama,
di Palermo.
“For
Once In My Life”
presso il Teatro
al Massimo
di Palermo, perché come dice il titolo che ho dato allo spettacolo,
tradotto in italiano “Per
una volta nella mia vita”
ho avuto uno spettacolo di varietà tutto mio, con 16 ballerini e 12
musicisti, con una coreografa strepitosa, in uno dei teatri di
maggiore spicco del panorama italiano, con la regia, la produzione e
il supporto morale di Aldo
Morgante
che mi ha dato fiducia, ha creduto in me facendomi mettere in scena
uno spettacolo che grazie a lui è stato un mio grande sogno che si è
realizzato.
Poi,
a seguire, “Gran
Varietà”
al Teatro
Dante
di Palermo, spettacolo del quale ancora oggi parlano in tutta la
Sicilia. Un Capodanno - 31 dicembre - realizzato per la prima volta
in assoluto in un teatro, svuotandolo dalle poltrone e addobbandolo
in stile Moulin
Rouge,
con tavoli e sedie, e creando uno spettacolo commedia/varietà creato
per l’occasione con la regia di Katiuscia
Falbo
e Casimiro
Alaimo,
e il catering del famoso Chef fi fama nazionale Natale
Giunta.
Spettacolo nel quale per la prima volta ho avuto un ruolo da attore
protagonista in una sceneggiatura non mia, oltre che cantante e
ballerino. Anche questa, una gran bella prova superata alla grande.
Nel
2015
finalmente arriva una splendida tournée
nazionale
che mi ha regalato tante emozioni e soddisfazioni con chi diceva:
«Non
ti conosce nessuno! Sei invendibile fuori!»
Ho fatto 28 tappe nelle maggiori città italiane. E quest’anno
dovevamo replicare dal 12 maggio 2016: Purtroppo per via di un brutto
incidente con la moto che mi ha costretto a letto per due mesi, siamo
stati costretti ad annullare, o meglio a rinviare.
E
adesso invece…
A
cosa stai lavorando adesso? Vuoi dirci qualcosa in anteprima? Dove
potranno vederti i nostri lettori, i tuoi fan e i tuoi follower nei
prossimi mesi e a quali Opere Artistiche stai lavorando e
collaborando?
Ancora
una volta uno spettacolo teatrale, un varietà comico musicale che
parla “dell’involuzione”
del rapporto uomo-donna, come si cambia dal fidanzamento a dopo il
matrimonio, dal titolo: “MATRIMONI
& TRESCHE 2.0, dal pigiamone al burlesque”.
Uno
spettacolo che ha già regalato tante soddisfazioni e tante ne
regalerà a me e ai liei colleghi, visto che, anche questo inverno, porteremo in tournée a
partire da novembre per due settimane al Teatro
Jolly
di Palermo, inserito nella campagna abbonamenti 2016/2017.
Dal
18 al 27 novembre 2016 l’ho fatto al Teatro Jolly di Palermo ed è
stato un grande successo, strepitoso… ma la cosa che mi ha
meravigliato e sorpreso di più, è stata il servizio di RAI
3
interamente dedicato al nostro Spettacolo. Un successo anche mediatico
che ci ha emozionati e che ci ha dato una carica straordinaria per andare oltre. Dopo la prima serata, tutte le repliche a seguire hanno registrato il sold-out.
Insieme
a me la splendida Ester
Vinci
con il ruolo dell’amante (da squadra antimafia 8) e la verace
napoletana Iaia
Corcione
(ormai di casa al Teatro Jolly ma proveniente dal Bagaglino
di Pingitore).
Vito,
raccontaci una cosa buffa che ti ha messo in imbarazzo durante uno
dei tuoi tanti lavori e che oggi ricordi con il sorriso sulle labbra.
Cosa ti è capitato che vuoi raccontare ai nostri lettori tanto da
farli sorridere?
Hai
mai fatto caso che le cose che fanno sempre ridere di più sono le
cose più tragiche? Pensa a Fantozzi,
Stanlio e Ollio, Carlie Chalpin,
etc…
Ti
racconto la mia più tragica: Molti anni fa, facevo serate nei pub,
creavo un delirio pauroso, facevo ballare tutti e non ero contento se
tutti non si alzavano a ballare. In particolare, in questo locale,
Black
Moor,
con tavoli e panche in legno massiccio dove Ballare sui tavoli
divenne moda e fu il successo di quel locale.
Una
sera tutti ballavano, ma c’erano 3 ragazzi che non si alzavano! Ed
io: «Dai
tutti in piedi!».
Loro niente:
io:
(non ricordo bene le frasi ma con slogan tipo): «chi
balla ora diventa ricco tra un’ora…»
loro
niente!
io:
(rincaravo la dose): «voi
perché non ballate… chi non balla ora muore tra un’ora…»
loro
niente!
Scesi
dal palco, arrivai in fondo al locale per farli alzare: erano seduti
sulle sedie a rotelle!
Sarei
voluto morire. Ma li subentra la capacità appresa nei villaggi, di
saper improvvisare e uscire sempre e comunque da ogni situazione, e
da ogni errore commesso. Li presi dicendo: che fate qui? Voi dovete
stare con noi. Li portai al centro del locale e li feci ballare
insieme a noi.
Ecco
che da una gaffe “tragica” ne è nata una cosa che ha fatto
ridere molta gente, ma al tempo stesso piacevole: li ho fatti
divertire, fatti sentire uguali agli altri e resi protagonisti.
Da
quella volta mi guardo bene dal dire cose di questo tipo a distanza!
Comunque
hai fatto una cosa bellissima, anche se improvvisata! Far sentire
come tutti, due persone che erano andati in quel locale per
divertirsi, e certamente li hai fatti divertire! E questo è
veramente ammirevole!
Vito,
facciamo finta che un pomeriggio, mentre stai passeggiando in viale
della Libertà, a Palermo, ad un certo punto due bambine o due
bambini di dieci anni ti riconoscono, ti fermano e ti chiedono: «Ciao
Vito, ci spieghi cos'è l'Arte?».
Cosa diresti loro con parole semplici per far capire il tuo mondo e
la magia dell'Arte?
Semplicemente
la capacità di esprimere l’originalità che c’è in sé stessi.
Ognuno a modo suo e in modo diverso. Diventa Arte ciò che fai di
creativo e che viene apprezzato dalla gente, ciò che regala qualcosa
che vada a stimolare i sensi: suoni, emozioni, sapori etc...
Ma
L’Arte finisce quando un’Artista comincia a pensare più a quello
che il pubblico vuole piuttosto che a ciò che l’Artista è. Se
dovessi pensare di andare a “uomini
e donne”
per essere notato, o cantare un genere che a me non piace, recitare
cose che non rientrano nelle mie corde o nel mio personaggio o
adattarmi alla comicità che fa ridere attraverso la volgarità, come
Artista mi sentirei finito.
Adesso,
Vito, per finire la nostra bellissima conversazione, voglio farTi una
domanda che io amo molto, perché ci riporta d'emblée
al passato, a quando eravamo bambini spensierati e felici, pieni di
bei sogni da realizzare: «Qual
è il Tuo sogno nel cassetto che fin da bambino ti porti dentro e che
oggi ti piacerebbe più di ogni altra cosa realizzare?»
Diciamo pure
che anche se vi è una continua ricerca di crescita…il mio sogno
l’ho già realizzato: faccio quello che amo!
Ma per non
essere ipocrita, c’è una grande verità-realtà: Nel mondo dello
spettacolo se non fai televisione, non farai mai il salto di qualità
che ti può cambiare realmente la vita. Semplicemente perché il
pubblico, va a pagare 40,00 Euro di biglietto per vedere il
personaggio famoso, anche se poi i contenuti dello spettacolo sono
scadenti.
I proprietari
dei teatri cercano il personaggio famoso, non perché sia bravo ma
perché riempie il Teatro.
I Manager o gli
impresari lavorano quasi esclusivamente con il personaggio famoso,
perché lo vendono senza nessuno sforzo e ci guadagnano di più.
Ed ecco che per
questi motivi anche a me farebbe comodo fare TV. Ma visto che la TV
per adesso è fatta solo di Talent Show, e di programmi spazzatura,
ne faccio volentieri a meno aspettando la giusta occasione.
Ma al fare ciò
che amo aggiungo anche una valida motivazione: Adoro fare del bene,
aiutare gli altri, anche in momenti non particolarmente floridi. Ho
sempre fatto tanto in beneficenza, a volte anche restando fregato da
associazioni che spacciavano l’evento per beneficenza che in realtà
era solo per loro se stessi.
Oggi il mio
contributo vale 500,00, ma se fossi un grosso nome varrebbe
20.000,00.
Immagina
quanti soldi può raccogliere un Biagio
Antonacci,
un Rosario
Fiorello
con un suo concerto/spettacolo e quante persone potrebbe aiutare?
Ecco che mi
sentirei veramente realizzato, starei veramente bene facendo ciò che
amo e aiutando gli altri con tanti soldi da poter mettere a
disposizione di chi è meno fortunato di me.
Grazie
Vito,
per aver dedicato il tuo preziosissimo tempo al nostro Magazine, e
grazie per essere stato con me oggi in questa bellissima
chiacchierata. Io e tutta la Redazione del nostro Magazine ti diciamo
semplicemente “break
a leg”,
come dicono gli artisti hollywoodiani, con l'augurio che col tuo
talento e con la tua grande professionalità, un giorno possa
arrivare a lavorare per i più importanti Spettacoli Internazionali.
Da
parte mia, Vito, conversare con te è stata un'esperienza molto
interessante che mi fa sempre più rendere conto che l'Arte spesso
appartiene ad Artisti Veri che il Grande Pubblico non conosce: mi
riferisco al pubblico dei grandi spettacoli TV, del Cinema che ha
alle spalle i Grandi Produttori e i Grandi Distributori. Insomma,
quel genere di “Arte” inquinata dall'interesse economico e di
“botteghino”.
Io
con le mie interviste cerco l'”Arte Vera”, come l'ha definita un
Grande Artista che ho intervistato tempo fa, Vincenzo Bocciarelli,
allievo prediletto di Giorgio Strehler.
Grazie
ancora e a presto Vito!
Grazie
a te Andrea per la splendida intervista. Mi sono sentito certamente a
mio agio, come se parlassi ad un amico e per la prima volta in
assoluto sono contento che un Magazine abbia puntato più sul Vito
“persona” che sullo “showman”. Sei ufficialmente invitato
alla prossima di “Matrimoni & Tresche”. Curioso di leggere la
tua recensione, pronto ad accettare da te qualunque critica.
Grazie
anche a tutti i lettori e a tutti coloro che continuano a dimostrarmi
il loro affetto, che molti chiamano fan, ma che io amo definire
“amici”, perché noi artisti senza il pubblico non esisteremmo.
Verrò
certamente Vito e scriverò una recensione! Grazie ancora a Te e in
bocca al lupo per tutto quello che fai e farai in futuro!
Andrea Giostra
-
Per
i nostri lettori che volessero conoscere più da vicino Vito Brusca,
ecco alcuni link che potrete facilmente visitare:
-
SHOWREEL:
-
DEMO
MIX:
-
TRAILER
MATRIMONI & TRESCHE:
-
Official
Google Page:
-
Official
Facebook Page:
-
Personal
Facebook Page:
-
“matrimoni
e tresche” Facebook Page:
-
Official
YouTube Channel:
-
I lettori
che volessero conoscere l'autore dell'Intervista, Andrea Giostra,
possono consultare la sua “Official Facebook Page”: