Teatro, Luca Ferrini a Fattitaliani: oggi la gente ha voglia e bisogno di ridere. L'intervista

 


di Giovanni Zambito - (tramaDebutta al Teatro de’ Servi dal 26 dicembre all’11 gennaio, SUORE FUORI CONTROLLO il nuovo spettacolo diretto da Luca Ferrini, tutto da ridere. Una commedia degli equivoci, travolgente, in cui identità confuse, imprevisti e malintesi si trasformano in una sequenza di gag irresistibili, con l’assurdo che regna sovrano dall’inizio alla fine. L'intervista di Fattitaliani al regista Luca Ferrini.
Suore fuori controllo gioca con un immaginario forte e potenzialmente delicato. Cosa l’ha convinta a dirigere questo testo e quale è stato il primo elemento che l’ha colpita a livello registico?

Ciò che mi ha colpito e, allo stesso tempo, mi ha fatto decidere di portare in scena questo spettacolo è proprio il fatto che, nonostante giochi tutta la sua comicità in bilico tra sacro e profano, è la dimostrazione che con garbo, senza eccessi e senza volgarità si può davvero far ridere chiunque su qualunque tema, anche se, come in questo caso, molto delicato.

Lo spettacolo si inserisce nella grande tradizione della commedia degli equivoci. In che modo ha lavorato per rendere questo meccanismo classico efficace e contemporaneo per il pubblico di oggi?
Questo tipo di commedie sono veri e propri meccanismi ad orologeria e tutta la comicità nasce dai rigidi e frenetici tempi fisici e di battute. Una volta che tutto ciò sia matematicamente rispettato, il gioco è fatto: la gente ride! Molto! Il tema e la struttura erano così contemporanei da non farmi avere alcun dubbio sulla riuscita comica in questa epoca.

La storia precipita rapidamente in un caos totale. Quanto è stato complesso, in regia, mantenere il giusto equilibrio tra disordine apparente e precisione millimetrica dei tempi comici?
Difficilissimo! Il disordine deve essere percepito come reale dal pubblico, ma in scena gli attori marciano dritti e in riga come soldati. Una combinazione e un bilanciamento difficili, ma di grande soddisfazione quando si riescono a raggiungere.

La confusione tra le stanze è uno degli elementi centrali della comicità. Come ha concepito lo spazio scenico per trasformarlo in un vero e proprio motore narrativo e comico?
Questo genere di commedie ha sempre un personaggio in più, oltre a quelli che parlano: la scenografia! Entrate e uscite sono battute precise e le due camere d’hotel sono necessarie perché la comicità viva.

Il testo parte da un’atmosfera da thriller investigativo per virare verso una comicità sempre più travolgente. Come ha gestito questo cambio di registro senza perdere coerenza e credibilità scenica?
Non c’è nulla che io preferisca a una situazione che vira esattamente verso il suo opposto. Una fredda e matematica operazione di polizia ha tutti gli elementi giusti che, se franano contemporaneamente, possono trasformarla nel più grande disastro mai visto!

In una commedia così fisica e ritmata, quanto spazio ha lasciato all’improvvisazione degli attori e quanto, invece, è stato necessario un controllo rigoroso della partitura scenica?
Direi un 50 per cento. La creatività degli attori fa nascere le gag, che poi devono essere rigorosamente incasellate in una precisa partitura.



Suore fuori controllo è “tutto da ridere”, ma richiede anche grande attenzione da parte dello spettatore. Che tipo di pubblico immagina per questo spettacolo e che esperienza vorrebbe lasciargli alla fine della serata?
Credo che chiunque si appassioni a ciò che non riesce. Le cose che falliscono nonostante i programmi fanno parte della nostra vita. Vorrei che il pubblico potesse apprezzare il fatto di aver riso di tutto ciò su cui non si dovrebbe!

In un panorama teatrale spesso orientato verso il dramma o la riflessione sociale, che valore attribuisce oggi alla commedia pura e al riso come forma di condivisione collettiva?
Enorme! Dopo le guerre la gente voleva il varietà. Oggi, in un’epoca pesante, stressante e grigia, la gente ha voglia di ridere. Anzi, bisogno!


Fattitaliani

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