La passione di una vita che diventa patrimonio di una intera città e di chi la visita.
Accade a Trieste dove la raffinata Collezione di porcellane delle più prestigiose manifatture europee, frutto di 60 anni di acquisti di Giovanni Lokar insieme alla moglie Sonja Polojaz entra del patrimonio del Museo Sartorio, esempio di casa museo altoborghese dell'Ottocento. Dal 14 dicembre la Collezione Lokar nella sua quasi totalità potrà essere ammirata dal pubblico in due sale del Museo (inaugurazione su invito il 13 dicembre), appositamente riallestite per ricreare un’atmosfera al contempo moderna e rievocativa dell’epoca d’oro della Porcellana.
L’esposizione della collezione di porcellane della famiglia Lokar, donata al Comune di Trieste, è promossa dall'Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo, e realizzata con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia.
L’ampia collezione di Giovanni Lokar (composta in totale oltre 550 pezzi di ben 80 manifatture diverse) consente di ripercorrere l’intera storia della porcellana europea, a partire dal suo avvio nel 1709 in Germania, e di approfondirne la produzione in particolare lungo tutto il XVIII secolo, spingendosi anche nella prima metà del secolo seguente.
Sono oltre 80 le manifatture documentate almeno da un oggetto, dall’ambito tedesco all’Italia e all’Europa intera, dalla Spagna alla Repubblica Ceca, dalla Francia alla Danimarca, dall’Inghilterra alla Russia. Si tratta dunque della collezione più completa in termini di varietà di manifatture nell'ambito europeo del Settecento.
Nel caso delle principali manifatture, il collezionista predilige gli esemplari dei primi anni di attività, a prima vista forse meno appariscenti ma di assoluta rarità. Sebbene non manchino servizi, piatti, caffettiere, teiere e sculture, prevalgono le tazze con piattino che, nonostante le dimensioni ridotte, per la loro forma presentano le superfici più adatte a dare risalto al decoro pittorico e agli eleganti fregi in oro.
I manufatti sono magnifici esempi della porcellana barocca del primo Settecento, in perfetto stato di conservazione e dotati di marchio, quando la fabbrica lo utilizzava.
Le scelte con cui sono stati selezionati recano un’impronta del tutto personale, che appare originata dalla storia e dalla cultura della città in cui il collezionista abita: Trieste, da secoli all’incrocio politico tra Venezia e Vienna, tra l’influsso italiano e quello germanico.
Giovanni Lokar si concentra infatti fin dall’inizio sulla manifattura Du Paquier di Vienna, con il suo perfetto equilibrio tra la grandiosa magniloquenza del decoro e la sciolta eleganza delle linee.
Contestualmente, nell’addentrarsi nel campo della porcellana italiana, di cui egli apprezza l’indipendenza stilistica e la mancanza di ripetitività nei decori, dedica una particolare attenzione alle fabbriche veneziane: il primo acquisto di porcellana italiana è infatti un piattino dell’armoniosa manifattura Vezzi di Venezia, che lo interessa per l’originale e tipicamente veneziana interpretazione degli stilemi della porcellana di Meissen e Vienna. Non mancano numerosi e significativi esemplari delle altre manifatture lagunari – la rarissima Hewelcke e l’elegante e variegata Cozzi – e di tutte le manifatture venete, anche meno note, e italiane: uno degli aspetti più rilevanti della raccolta è costituito dal corpus delle porcellane Ginori, con alcuni pezzi somiglianti proprio alla porcellana di Du Paquier.
Emerge anche un ricco nucleo di porcellane araldiche, decorate con stemmi nobiliari, con un focus particolare sia su quelle realizzate a Venezia e nel Veneto, sia su quelle commissionate alla manifattura di Meissen dalle nobili famiglie veneziane fra il 1730 e il 1750: fragili oggetti rappresentativi, destinati essenzialmente all’esibizione di uno status sociale.
Un altro filo conduttore che rende unica questa collezione è l’attenzione prestata alle manifatture, anche le più rare, degli stati del Sacro Romano Impero: ne sono documentate più di 30, ciascuna con un carattere proprio.
Di eccezionale interesse il nucleo di porcellane riconducibili all’attività degli Hausmaler, pittori a domicilio (in prevalenza tedeschi di Bayreuth e Augsburg, ma anche boemi, olandesi e inglesi) che, nei primi anni successivi alla scoperta della formula della porcellana, passarono dalla decorazione su vetro e maiolica a quella sulla porcellana sassone, viennese e cinese. Altrettanto interessanti sono le figure degli artisti girovaghi o itineranti, che furono interpreti e diffusori di gusti e mode attraverso l’intera Europa. Tra loro, Jacob Helchis “primo fra i virtuosi di pitturare le porcellane”, nato a Trieste, virtuoso nel trasferire su porcellana soggetti e tecniche desunti dalle incisioni.
“Questo eminente accrescimento delle raccolte pone – afferma Giorgio Rossi, Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste - il Museo Sartorio al livello delle collezioni ceramiche dei più prestigiosi italiani ed europei, come il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, il British Museum e il Victoria & Albert Museum di Londra, aumentando ulteriormente l'attrattività di questa peculiare e accogliente villa settecentesca, oggi museo d'ambiente”.
L’inaugurazione (su invito) è prevista per sabato 13 dicembre 2025 alle ore 11.30, presso il Civico Museo Sartorio (largo Papa Giovanni XXIII 1, Trieste) e l’apertura al pubblico dal 14 dicembre con ingresso gratuito.
Informazioni:
Civico Museo Sartorio
largo papa Giovanni XXIII, 1
+ 39 040 675 9321
museosartorio@comune.trieste.
Apertura: da mercoledì a domenica dalle 10 alle 17
Ingresso libero


