Intervista a Francesco Piazza curatore di "Casuzzabut" la Residenza d'Artista che Rigenera Sambuca di Sicilia

 


C’è un angolo della Sicilia che pulsa di nuova vita grazie a un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: Casuzzabut.

Nata da una delle celebri “case a 3 euro” del borgo di Sambuca, questa piccola architettura nel cuore del centro storico è diventata in poco tempo un luogo di ricerca artistica e rigenerazione culturale. Non è solo un progetto di recupero immobiliare, ma un vero e proprio laboratorio a cielo aperto dove l’arte incontra la storia, il paesaggio e, soprattutto, la comunità.

Abbiamo intervistato il curatore Francesco Piazza (già noto per i suoi progetti presso musei e gallerie in Italia e all’estero) per farci raccontare la genesi di questa iniziativa. Dalla scintilla iniziale alla scelta degli artisti, come Demetrio Di GradoAlessandro Di GiugnoMimmo Baronello e Giuseppe Sinaguglia, Casuzzabut si sta rivelando un modello virtuoso di come l’arte possa diventare il motore di una rinascita.

Scopriamo insieme come un’antica casa siciliana stia tessendo un dialogo profondo tra arte contemporanea e territorio, e quali sono i progetti futuri che mirano a trasformare Sambuca in un polo di attrazione sempre più internazionale.


• Quando e perché nasce Casuzzabut?

Casuzzabut nasce dalla volontà del proprietario della casa di mettere a disposizione il proprio immobile, acquistato tramite il bando delle “case a 3 euro”, per farne un luogo di ricerca artistica. Quando mi è stato proposto di curare il progetto, ho visto immediatamente il potenziale di trasformare questa piccola architettura del centro storico in uno spazio vivo, capace di generare dialogo tra arte e territorio. La residenza nasce così: come un gesto di rigenerazione culturale condivisa.


 Sambuca cosa ha di speciale e qual è il suo legame con l’arte?

Sambuca è un luogo stratificato, fatto di vicoli arabi, pietra antica e un paesaggio che suggerisce continuamente nuove letture. Ma ciò che colpisce di più è il calore delle persone, la loro disponibilità ad accogliere e condividere: un elemento umano che amplifica il valore dell’esperienza artistica. È un contesto che invita gli artisti a rallentare, osservare e ascoltare. La residenza si inserisce perfettamente in questa atmosfera: non chiede all’arte di sovrapporsi, ma di dialogare con ciò che già esiste, con la storia, con il paesaggio e con la comunità.



Chi sono stati gli ospiti della residenza e qual è la loro peculiarità affine a Casuzzabut? Cosa hanno realizzato?

Gli artisti invitati finora condividono una caratteristica essenziale e perfettamente coerente con la vocazione di Casuzzabut: la capacità di instaurare un dialogo sensibile con il luogo, ognuno attraverso una grammatica visiva diversa ma accomunata dall’attenzione per le stratificazioni del paesaggio, della memoria e dell’immaginario territoriale. 

-Demetrio Di Grado

Ha inaugurato il progetto intervenendo con uno street collage su una porzione della facciata. Un gesto puntuale ma potente, che ha trasformato quel frammento dell’edificio in un dispositivo narrativo capace di intrecciare memoria, frammenti iconografici e immaginario contemporaneo.

-Alessandro Di Giugno

Durante la sua residenza ha condotto una ricognizione fotografica nei dintorni di Sambuca, concentrandosi sui terreni recentemente incendiati. Il suo lavoro indaga le ferite del paesaggio, i segni lasciati dal fuoco e la lenta ripresa della vegetazione. È un racconto visivo di trasformazione, vulnerabilità e resilienza.

Mimmo Baronello

Ha realizzato il murale Il tempo lento della pace, un’opera che introduce nel borgo il suo vocabolario pittorico fatto di segni, equilibri e suggestioni neo–barocche, in sintonia con l’idea di un ritmo più umano, più lento.

-Giuseppe Sinaguglia

Ha portato avanti una tappa del suo progetto itinerante Globetrotterpro, producendo opere che mettono in relazione il tema del viaggio con l’identità materiale e simbolica del borgo. Il suo intervento intreccia movimento, mappa e territorio con un approccio insieme concettuale e fisico.


• Quali sono i progetti futuri?

L’obiettivo è ampliare il programma invitando artisti italiani e internazionali, continuando a lavorare su interventi site–specific e su pratiche che mettano in relazione arte, paesaggio e comunità. Vorrei inoltre costruire un archivio delle residenze, un dispositivo di memoria attiva che raccolga processi, materiali e opere alternando momenti pubblici, incontri e atelier aperti. Accanto a questo, l’idea è di pubblicare nel tempo libri d’artista dedicati ai lavori prodotti durante le residenze e sviluppare piccole mostre tematiche che restituiscano le traiettorie emerse.

Diventa sempre più importante, inoltre, avviare la costruzione di una rete con altre realtà di Sambuca, così da esplorare nuove dinamiche di un’arte attenta anche alla dimensione sociale: un’arte capace di generare processi partecipativi, cura condivisa e forme diffuse di attivazione culturale nel territorio.



Bio

Francesco Piazza (Palermo, 1965) è curatore e critico d’arte. Laureato in Architettura a Palermo, ha conseguito un dottorato in disegno industriale, arti figurative e applicate e un master in museologia al Politecnico di Milano. Cura mostre in musei e gallerie, con particolare attenzione ai giovani artisti e al dialogo tra arte antica e contemporanea. Ha lavorato per la Fondazione Orestiadi, il Museo Mandralisca, Palazzo Bellomo a Siracusa e curato rassegne in Italia e all’estero; attualmente è curatore della neonata pinacoteca d’arte naturalistica del Museo Minà Palumbo di Castelbuono. Dal 2022 è direttore della Casa Museo Raffaello Piraino e presidente della omonima Fondazione, che si occupa della valorizzazione e tutela di una delle più importanti collezioni italiane di abiti d'epoca dal 1700 al 1900, della collezione d'arte contemporanea e applicata. Ha pubblicato numerosi cataloghi e saggi dedicati all’arte contemporanea. 

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