Un romanzo visionario e militante sta per approdare in libreria: "Lusitania" (Bottega Errante Edizioni) di Dejan Atanacković è in arrivo il 22 ottobre.
Romanzo vincitore del Premio NIN, il più prestigioso riconoscimento letterario serbo, è stato tradotto in italiano da Valentina Marconi.
Nel maggio del 1915, in circostanze misteriose, il transatlantico passeggeri Lusitania viene affondato. Pochi mesi dopo, le truppe austro-tedesche occupano la città di Belgrado, fatta eccezione per l’ospedale psichiatrico. Qui pazienti e personale, guidati dal dottor Stojimirović, fondano uno Stato sui generis: la Repubblica di Lusitania, una comunità utopica i cui membri si proclamano al riparo dalla stupidità umana.
Da questo luogo si dipanano storie di sparizioni e di ritrovamenti, in un turbinio di eventi storicamente accurati e di figure – scienziati, architetti, politici – che si muovono tra corridoi d’ospedale, tunnel sotterranei, boschi e città come Belgrado, New York, Vienna, fino alle gallerie del Museo di Storia Naturale di Firenze.
"Lusitania" di Dejan Atanacković è un’utopia anomala: un microcosmo ideale nato nel cuore del manicomio di Guberevac, dove, nel mezzo della guerra, medici e pazienti vivono in armonia, uguaglianza e solidarietà. L’asilo per malati di mente diventa rifugio contro la devastazione prodotta dalla stupidità, vera antagonista della ragione.
L'IDEA DEL ROMANZO - L’autore racconta che l’idea di questo libro è nata nel 2014, quando fu invitato a partecipare a una mostra dedicata alla Prima guerra mondiale. Non cercava una glorificazione degli eroismi né l’ennesima celebrazione del mito patriottico, ma una narrazione che si opponesse all’uso distorto della memoria. «Ho scelto come tema, del tutto per caso, la storia dell’ospedale psichiatrico di Belgrado all’inizio e durante l’occupazione austro-ungarica. Un tema “marginale” che parla di persone “marginali”, dunque indirettamente dei cittadini come tanti di noi oggi, che resistono in un tempo dominato dalla stupidità, dalla violenza, dalla stupida violenza e dalla violenza della stupidità».
Da questa vicenda, apparentemente laterale, si sono diramate altre storie: quelle della nave, dell’immensità marina, degli emigranti che sognano di tornare a morire in patria, del tassidermista incaricato di costruire il primo diorama serbo. «Le numerose immagini di animali che assomigliano agli esseri umani e di uomini che assomigliano agli animali si sono naturalmente sviluppate dalla storia principale… erano in parte legate ai miei viaggi e soprattutto al lavoro con gli studenti a Firenze, nel corso intitolato Body Archives, che si occupava dei modi in cui il corpo umano è stato rappresentato nelle collezioni scientifiche».
VERITÀ, FINZIONE — Molti elementi del romanzo nascono da fatti storici, ma "Lusitania" non è un testo di storia. «È realmente esistito il dottor Dušan Stojimirović che applicava metodi non conformi alle pratiche psichiatriche dominanti, basate sulla reclusione e sulla tortura dei pazienti. È vero che le forze di occupazione, entrando a Belgrado, trovarono l’ospedale pieno e decisero di lasciarlo stare, e che vi entrarono personaggi come sir Thomas Lipton e il medico americano Edward Ryan. Ma non ho mai cercato di accertare la piena veridicità di nulla. Il romanzo è un’allegoria politica sul modello del romanzo utopico».
Con il tempo, ricercando e intrecciando fatti e invenzioni, Atanacković ha finito per smarrire lui stesso il confine tra realtà e finzione. «Oggi non sono più sicuro se alcune figure nel romanzo siano reali o no. Del resto, ormai "Lusitania" vive una vita propria, indipendente da me».
RAGIONE, FOLLIA, STUPIDITÀ — Uno dei nuclei teorici del libro è la riflessione sul rapporto tra ragione, follia e stupidità. «La piccola extraterritorialità dell’ospedale psichiatrico si trasforma in una minuscola repubblica parlamentare fondata sull’abolizione della disuguaglianza tra medici e pazienti e soprattutto sull’idea che ragione e follia non siano due circostanze opposte, bensì che sia alla ragione sia alla follia si contrappone la stupidità umana. Mentre la follia è stata per secoli incarcerata e punita, la stupidità è sempre stata esaltata, celebrata e legittimata».
"Lusitania" si confronta anche con l’uso politico della memoria. «Negli anni Novanta il regime che conduceva la guerra fioriva sulla base delle identità false, sulle storie inventate, e lavorava con molto impegno perché così rimanesse, affinché identità e storia non tornassero mai più in contatto con la realtà.
In altre parole, rimase la politica del non-confronto con il passato, con cui questa società vive ancora oggi, tanto che la maggioranza dei cittadini di Belgrado non sa o non vuole sapere che a pochi chilometri dal centro c’è una fossa comune da cui sono stati estratti oltre 700 corpi di civili albanesi, compresi bambini con zaini e quaderni scolastici. La conseguenza più concreta del mancato confronto con fatti così mostruosi è che da oltre un decennio sono di nuovo al potere i criminali che avevano già una volta trascinato la Serbia in guerra».
BELGRADO OGGI, LE PROTESTE — La voce di Atanacković non si limita alla letteratura: è attivamente impegnato in battaglie civili e ambientali, come la difesa del ponte sulla Sava, simbolo della liberazione antifascista, demolito nonostante mesi di mobilitazioni. «Belgrado scompare perché le istituzioni che dovrebbero proteggerla vengono usate per legalizzarne la sparizione. Io e i miei compagni abbiamo difeso il ponte per sei mesi… Purtroppo non ci siamo riusciti. Il regime ha messo in atto una vera e propria operazione militare per conquistare un obiettivo strategico».
Lo stesso accade oggi con le proteste degli studenti, silenziate all’estero. «La Serbia sotto il regime di Vučić è un territorio pericoloso, sull’orlo di una guerra civile… L’Europa da anni non vede in Serbia un luogo dove applicare i valori europei, ma al contrario un luogo in cui possono essere ignorati. È indispensabile una Serbia europea, ma per ora questo ancora non accade in misura sufficiente».
Persino la copertina del romanzo porta la sua firma: un collage di figure umane e animali che rimanda a un tema ricorrente della sua opera. «La paura della follia è, in fondo, la paura dell’improduttività in una società che non la perdona. Nel romanzo questo è legato al fatto che in ognuno di noi abita un animale. Questo animale è, da un lato, l’antitesi dell’umano, e dall’altro ciò che è veramente umano. Lavorare a reprimere questa bestia interiore è, come afferma uno dei personaggi del romanzo, ciò che comunemente chiamiamo biografia. Atterrito dall’impossibilità di reprimere del tutto l’animale in sé, l’uomo deve indirizzare altrove la propria paura: ed è questa la sostanza del rapporto con l’alterità. Punire con la massima severità chi ci è più simile, colui che non riesce a soffocare l’animale che porta dentro di sé, così da annullare almeno simbolicamente quella somiglianza. L’animale, come il folle, è da sempre l’oggetto su cui viene riversata la punizione. La crudeltà verso gli animali è alla base di tutte le tecniche di assoggettamento e di sottomissione violenta tramandate nei secoli».
DEJAN ATANACKOVIĆ
(Belgrado, 1969). Artista visivo e scrittore, realizza mostre personali dagli anni Novanta. Ha insegnato in vari programmi universitari a Firenze e a Siena nell’ambito delle arti visive, della cultura e della letteratura, anche in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Firenze. È ideatore e direttore di progetti di collegamento e di scambio tra Belgrado e Firenze, con attenzione alle persone appartenenti a gruppi marginalizzati. Dal 2022 al 2023 è stato consigliere comunale nell’Assemblea della Città di Belgrado per la coalizione Moramo. Negli ultimi anni ha firmato una rubrica sul settimanale “NIN”; scrive per “Novi Magazin”, per il quotidiano “Danas” e altrove. Lusitania, il suo primo romanzo, ha ricevuto il premio NIN 2017. Vive fra Firenze e Belgrado.
VALENTINA MARCONI
(Bergamo, 1982). Traduttrice di opere di narrativa, saggistica e drammaturgia di autori provenienti da Bosnia, Croazia, Serbia e Montenegro e dalla lingua inglese. Per le sue traduzioni ha ricevuto il premio In Altre Parole (Bologna Children’s Book Fair, 2012) e il premio ESTroverso (Tavagnacco, 2013). Al Royal Court Theatre di Londra si è occupata della traduzione di un testo di Dino Pešut. Ha condotto laboratori sulla traduzione per Translators in Schools e per il National Centre for Writing. Parallelamente lavora come ricercatrice presso la Zoological Society of London.