Martedì 15 luglio, il 59° Festival Teatrale di Borgio Verezzi (Savona) consegna ad memoriam il Premio alla Carriera che Francesca Benedetti avrebbe dovuto ricevere personalmente sul palcoscenico di piazza Sant’Agostino.
L’attrice, protagonista indimenticabile della scena italiana scomparsa il 3 maggio di quest’anno, lasciando un incolmabile vuoto nel nostro teatro, aveva salutato la notizia del Premio con queste parole: «Mi sono prodigata nella ricerca più libera e sfrenata. Superare il senso del limite e qualche volta della sopportabilità è sempre stato il mio dogma. Voglio sempre lasciare aperte le porte all’indicibile ed all’innestabile. E rispettare la parola in tutta la sua ampiezza relazionale e magica. Questo e’ quello che vorrei rimanesse di me, insieme alla mia tensione precisa, vitalissima che possiedo tutt’ora insieme alla capacità di oppormi, di resistere e alla fine anche di consentire. Caro Teatro quanta estasi e quante lacrime.»
Il Sindaco di Borgio Verezzi Renato Dacquino e il Direttore artistico del Festival Maximilian Nisi consegnano simbolicamente il premio a Marco Carniti, il regista che ha diretto Francesca Benedetti nel suo ultimo spettacolo.
Nata a Urbino nel 1935, Francesca Benedetti si era formata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica dove aveva affinato il talento che l’avrebbe portata a calcare i palcoscenici più prestigiosi d’Italia. Il suo debutto avvenne nel 1957 con “Ifigenia in Tauride” di Euripide, diretta da Orazio Costa e Mario Ferrero: da lì iniziò una carriera luminosa e poliedrica. Ha lavorato al fianco di grandi nomi come Gigi Proietti e Virginio Gazzolo, per poi fondare a Roma il Teatro Centouno, punto di riferimento della scena teatrale sperimentale e d’autore, sotto la direzione artistica di Antonio Calenda. Lo stesso anno del debutto teatrale, era approdata anche in televisione, interpretando con grande successo Ninon nello sceneggiato “Cosa sognano le fanciulle”. Due anni più tardi arrivò anche il cinema, con una parte in “Uomini e nobiluomini” (1959), avviando un percorso che l’avrebbe vista lavorare con registi dallo sguardo colto e innovativo.
L’ultimo saluto alle scene lo aveva dato a febbraio 2025, salendo un’ultima volta sul palco a Roma per due intense repliche dell’ “Erodiade” di Giovanni Testori, con la regia di Marco Carniti: un addio coerente con una vita votata all’arte, alla parola, alla trasformazione.