“La politica estera la fa il governo innanzitutto e non possiamo vedere la politica estera di questo Paese piegata alle simpatie o alle antipatie personali di Giorgia Meloni. Perché è per antipatia verso la Francia di Macron che in questi giorni ha messo l’Italia in panchina”. Così la segretaria del PD Elly Schlein ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa sul NOVE.
“Quando c’è stata l’invasione criminale di Putin ai danni dell’Ucraina, sul treno verso Kiev c’erano l’Italia, la Germania e la Francia. La settimana scorsa c’erano la Francia, la Germania e il Regno Unito e l’Italia era a casa con Meloni che faceva il muso. Non ce lo possiamo permettere. Penso che questo sia molto grave perché per la prima volta e con enorme ritardo, l’abbiamo sempre detto, i leader europei si sono trovati al fianco dell’Ucraina a chiedere un cessate il fuoco incondizionato e di avviare un vero negoziato verso una pace giusta, quindi non una resa alle ragioni dell’aggressore Putin. Una pace alle condizioni dell’Ucraina con l’Unione Europea accanto. In quella discussione, l’Italia non c'era. L’Italia dovrebbe essere in prima fila perché la nostra Costituzione e la nostra tradizione politica e diplomatica è una tradizione di pace. Con l’Europa per costruire la pace, perché l’Europa si è fondata sulla pace, ce lo stiamo dimenticando: si è fondata dopo i disastri di due guerre mondiali che hanno devastato il continente nel nome dei nazionalismi. Oggi i nazionalismi, come hanno sempre fatto, tornano a produrre guerre. L’Europa deve trovare la sua strada per la pace: di questo si sta parlando e l’Italia ha perso il treno, altro che pontiera. Domani si sentiranno ancora i leader europei con Trump per contribuire a un percorso verso una pace giusta e l’Italia di nuovo non ci sarà. Questo lo trovo molto grave. Si parla tanto delle differenze che ci sono tra le opposizioni, anche certamente sulla politica estera, ma non si parla mai abbastanza delle divisioni all’interno della maggioranza, dove sulla politica estera ci sono tre posizioni diverse. Questo è uno dei motivi che sta tenendo l’Italia un po’ in panchina. Trovo ancora più grave che per la sua furia ideologica questa Presidente del Consiglio non stia facendo in Europa le battaglie nell’interesse italiano. La prima è superare l’unanimità, perché neanche un condominio può funzionare con l’unanimità. La seconda perché oggi servirebbe, come è stato durante la pandemia, un grande piano di investimenti comune europei. 750 miliardi non su 5 anni, ma ogni anno, che facciano da piano industriale europeo per salvare l’auto che è in crisi in tutta Europa e accompagnare la conversione ecologica. Che sia anche un piano sociale europeo, ad esempio sulla grande questione della casa. Che sia poi anche un piano di difesa e sicurezza comune. Però anche e non tralasciando priorità sociali e ambientali e sacrificando i fondi di coesione”.
Sull’esercito europeo: “Assolutamente d’accordo. Anzi, abbiamo contestato duramente le proposte di riarmo della Commissione nella parte in cui permettono un riarmo dei 27 singoli Stati anziché un passo di integrazione politica verso un solo esercito comune europeo. Sicuramente da qualcosa bisogno partire, ma, come dice Cottarelli, se si smettesse di spendere male, perché si spende divisi in 27, si potrebbe in prospettiva utilizzare quella spesa di difesa. La destra non ha mai creduto in un’Europa più unita e politica. Noi siamo federalisti europei, siamo dell’idea del manifesto di Ventotene dove dei ragazzi mandati al confino dal fascismo hanno pensato che per sconfiggere i nazionalismi bisognasse mettere in comune le risorse anziché litigarsele con la guerra, quindi non è una sorpresa che ci credano poco. La cosa grave oggi è che questa Premier nelle partite importanti sta tenendo l’Italia ai margini della discussione”.
Sull’esercito europeo: “Assolutamente d’accordo. Anzi, abbiamo contestato duramente le proposte di riarmo della Commissione nella parte in cui permettono un riarmo dei 27 singoli Stati anziché un passo di integrazione politica verso un solo esercito comune europeo. Sicuramente da qualcosa bisogno partire, ma, come dice Cottarelli, se si smettesse di spendere male, perché si spende divisi in 27, si potrebbe in prospettiva utilizzare quella spesa di difesa. La destra non ha mai creduto in un’Europa più unita e politica. Noi siamo federalisti europei, siamo dell’idea del manifesto di Ventotene dove dei ragazzi mandati al confino dal fascismo hanno pensato che per sconfiggere i nazionalismi bisognasse mettere in comune le risorse anziché litigarsele con la guerra, quindi non è una sorpresa che ci credano poco. La cosa grave oggi è che questa Premier nelle partite importanti sta tenendo l’Italia ai margini della discussione”.
Sull’alleanza con Trump: “Per Giorgia Meloni è tutto bianco o nero. O pieghi la testa a qualsiasi cosa faccia e dica Trump, come purtroppo ha fatto lei, oppure vuoi uscire dalla Nato e non avere più un’alleanza con gli USA. Non è così: si può stare in quell'alleanza con la schiena dritta e quando un alleato sbaglia come sta sbagliando… Le sembra normale che, quando Trump ha postato un video con un’immagine truce di Gaza trasformata in un resort per ricchi, il governo italiano non abbia detto una parola di condanna? Che ci abbiano fatto arriva in ritardo che già colpivano imprese e lavoratori italiani perché non erano in grado di dire fermati, ti stai sbagliando? Io ho incontrato imprenditori che mi raccontavano di merci bloccate nei porti e di commesse saltate anche solo per l’annuncio dei dazi, perché i dazi hanno prodotto incertezza, la prima nemica dello sviluppo. Su questo loro non hanno avuto una parola. Io dico una parola semplice: bisogno sapere da che parte stare. Si può stare in quell’alleanza a schiena dritta e dalla parte dell’Europa e non con il cappellino di Trump”.
Sull’alleanza con Giuseppe Conte e sul fatto che sia un alleato affidabile: "Ci sono differenze, questo è evidente. Abbiamo avuto idee differenti su come supportare l’Ucraina per puntare però a un obiettivo condiviso: riportare una pace giusta. Però ci sono anche cose su cui siamo d’accordo; faccio un esempio: quello che sta succedendo a Gaza è sbagliato sotto tutti i punti di vista e bisogna fermare i crimini che sta compiendo il governo di estrema destra di Netanyahu. I nostri deputati del PD, ma anche del M5S e Alleanza Verdi e Sinistra, in questo momento sono a Rafa per cercare di entrare a Gaza per portare aiuti umanitari, perché da marzo di quest’anno il governo di Netanyahu impedisce a un litro d’acqua, a qualsiasi medicina, al cibo di entrare a Gaza a una popolazione massacrata. Hanno già ammazzato 50.000 persone, di cui 15.000 bambini. Abbiamo presentato su questo una mozione unitaria che chiede cose molto semplici: un cessate il fuoco immediato, liberare tutti gli ostaggi israeliani che sono ancora nelle mani dei terroristi di Hamas, portare tutti gli aiuti umanitari che sono necessari a una popolazione stremata, riconoscere finalmente lo Stato di Palestina. Perché i palestinesi, come gli israeliani, hanno pieno diritto in pace e sicurezza in uno Stato. Quindi ci sono differenze. ma anche molti punti in comune. Un'ultima cosa: di fronte a quello che sta accadendo, chiediamo nella mozione anche un embargo totale di armi da e verso Israele. Noi ci rendiamo conto che abbiamo un governo italiano che se già prima era silente sul dramma di Gaza, da quando è arrivato Trump si è ammutolito del tutto. Noi crediamo che questo tradisca la tradizione diplomatica del nostro Paese, che è sempre stato attento alla questione palestinese e si è sempre battuto per la soluzione due popoli e due stati”.
Sul referendum: “Io sono sempre andata a votare e ci vado anche per rispetto di chi molto tempo fa ha dato la vita per battersi per la nostra libertà. Per me è un dovere civico che va sempre esercitato. Quesiti molto tecnici? In realtà sono quesiti molto semplici. Io penso e credo che l’Italia possa sorprenderci con un’ondata di partecipazione l’8 e il 9 giugno per andare votare per dire basta alla precarietà, che condiziona la vita soprattutto delle nuove generazioni, per aumentare sulla sicurezza sul lavoro, perché siamo una Repubblica fondata sul lavoro in cui ogni giorno si muore di lavoro e di stage, e per riconoscere finalmente la cittadinanza a chi nasce o cresce in Italia. Io non voglio più sentire un Ministro della Repubblica dire che nelle classi bisogna ridurre gli stranieri. Perché non ci sono italiani o stranieri: ci sono ragazzi e ragazze, bambini e bambine e hanno tutti lo stesso diritto alla scuola di qualità. Non mi sembrano molto tecnici questi quesiti. Li capiscono perfettamente questi lavoratori che ho incontrato l’altro giorno a Forlì, nella Giuliani Arredamenti, che hanno fatto uno sciopero da precari rischiando il proprio posto di lavoro e stando uniti nella lotta hanno ottenuto una stabilizzazione per tutti quegli 80 lavoratori e anche un aumento a cui avevano diritto. Se tu hai un contratto di due mesi e non sai se l’avrai il giorno dopo, come fai a uscire di casa, come fai a costruirti una famiglia? La Destra si riempie la bocca di supporto alla famiglia, parla tanto di denatalità e non vede come quella sia figlia della precarietà a cui costringono le donne e i giovani soprattutto del sud di questo Paese”.
Sul lavoro: “Se guardiamo a come stanno oggi gli italiani, sono quelli che hanno i salari più bassi di tutto il G20, le bollette più care d'Europa e liste d’attesa per curarsi infinite. Su tutte queste cose Giorgia Meloni, al governo da tre anni, non solo ha fatto nulla, ma anche peggiorato la situazione. Salari: si vanta spesso la Presidente del Consiglio dei dati di occupazione, ma che non è merito di questo governo ma è partito con gli investimenti del Next Generation Youth del PNRR. Per cui io sempre contenta quando vanno bene, ma dentro quell’occupazione c’è tanta occupazione povera e precaria. Voglio dare solo due dati, perché la Presidente del Consiglio non ha un buon rapporto con i dati: l’ISTAT, e non l’ufficio studi del PD, ha detto che in questo marzo i salari erano ancora dell’8% più bassi rispetto al 2021. L’Eurostat ha detto che il 9% di chi lavora a tempo pieno in Italia è povero. Se andiamo a cose molto concrete, le ACLI, che guardano le dichiarazioni dei redditi di tutti, ci hanno raccontato che per i giovani ci siano salari bassi quattro volte di più che per gli over 50 e colpiscono soprattutto le donne. Questo dobbiamo affrontare, perché il lavoro precario è anche lavoro più povero e meno sicuro. i cittadini e le cittadine, l’8 e il 9 giugno andando a votare referendum non votano su persone e partiti, ma hanno l'occasione straordinaria di dare un segnale di speranza alle future generazioni di questo Paese votando per cambiare le leggi e ridurre drasticamente la precarietà”.
Sul fatto che due dei quesiti del referendum riguardano regole introdotte proprio dal PD col Jobs Act di Renzi. “Noi siamo l’unico partito che fa discussioni vere e che può anche cambiare linea, io non lo cambierei per niente al mondo con uno di questi tanti partiti personali del capo, dove per cambiare idea deve cadergli una tegola in testa. Quindi benissimo che oggi ci sia una nuova linea e che sia a favore dei 5 Sì a questo referendum; io ero in piazza con la CGIL già nel 2015 contro queste riforme sul lavoro. Abbiamo preso una decisione, discutendola nella Direzione Nazionale non ci sono stati voti contrari, io ho sempre detto che non avrei chiesto abiure personali a nessuno. Ma la cosa che mi rende orgogliosa è che i sondaggi di questi giorni fanno vedere che c’è un’alta adesione ai quesiti in tutti gli elettorali, ma dove è più alta è proprio nella nostra base, vuol dire che la nostra base è anche in grado di riconoscere quando sono stati fatti degli sbagli e può mobilitarsi per correggerli. Per questo domani saremo davanti a tutte le sedi regionali della Rai e invito tutti a venire con noi, alle 11.30, per protestare contro il fatto che il servizio pubblico, ormai reso Telemeloni, sta oscurando questi appuntamenti; noi pensiamo che i cittadini vadano informati correttamente per andare a vorare l’8 e il 9 giugno”.
Su Giuseppe Conte che ha lasciato libertà di coscienza i suoi elettori sulla diminuzione dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana, perché teme che il Paese non sia pronto a questo dimezzamento. “So benissimo che il M5S ha dato libertà di scelta, è una scelta loro, io non la condivido, la linea del partito è convintamente a favore di questo referendum. Anche su questo bisogna che il Centrosinistra un po’ di autocritica la faccia, perché si sono messe tante fiducie nelle riforme del passato, si poteva mettere una fiducia in più e far passare, difficilmente certo, perché ricordo i numeri, però fare uno sforzo anche sul tema della cittadinanza. Oggi abbiamo l’occasione di fare un primo passo avanti, dimezzare i tempi dai 10 ai 5 anni; poi, quello che ci possiamo impegnare a fare, che quando torneremo al governo cambieremo per intero una legge del 1972, pensi da quanti anni stiamo negando la cittadinanza a chi nasce o cresce in Italia. Io penso una cosa, e lo pensa oggi il Partito Democratico, che chi nasce o cresce in Italia sia italiano o italiana e che nessuno gli possa togliere questo diritto”.
Sull’attuale voglia di destra nel mondo. “È un momento di preoccupazione e paura, il mondo sta cambiando molto in fretta, siamo tornati in mezzo a conflitti pesantissimi. Questa è una destra profondamente illiberale, che sulla questione economica e sociale ha già dimostrato di non portare risposte; eppure fanno ogni giorno battaglie ideologiche, piantando bandiere fra gli occhi dei più fragili. Guardi il Governo italiano, non dobbiamo andare molto lontano, andare a vedere le atrocità che sta commettendo Trump violando diritti fondamentali; in Italia tutti i giorni cercano di parlare d’altro o incolpare qualcuno: se ascoltiamo Giorgia Meloni è sempre colpa di qualcun altro, del calo di produzione industriale da 25 mesi è colpa dell’Europa; del fatto che sia fallito miseramente il suo inumano e illegale progetto in Albania è colpa dei giudici; della precarietà è colpa delle opposizioni. Dopo 3 anni di governo non ci sono scuse: per lei quando una cosa funziona è merito suo, quando non funziona è sempre colpa di qualcun altro. Io mi chiedo, quando si assumerà una responsabilità su una cosa che non funziona? Sono loro che stanno tagliando la sanità pubblica e la scuola pubblica, sono loro che stanno bloccando il salario minimo in questo Paese. Faccio un esempio positivo: se guardiamo a quello che hanno fatto in Spagna, dove hanno messo a sedere le imprese i sindacati e hanno pattuito di ridurre drasticamente i contratti precari; hanno aumentato del 50% il salario minimo, hanno messo un tetto sul prezzo del gas e investito sulle rinnovabili; qual è il risultato? Oggi l’economia spagnola è quella che galoppa di più, non è che non ci sia un’alternativa, sta a noi farla vivere costruendola, ed è per questo che siamo testardamente unitari, perché il nostro avversario è questa destra. Sono quelli che voltano le spalle a 4 milioni e mezzo d’italiani che hanno rinunciato a curarsi perché non possono permettersi di saltare la lista d’attesa di un anno e mezzo per andare dal privato o quei 4 milioni e mezzo di italiani che hanno dei salari che sono più bassi dei 9 euro all’ora che chiediamo di riconoscere come salario minimo legale. Quando noi torneremo al governo, la prima cosa che faremo sarà adottare una norma sul salario minimo in Italia perché sotto i 9 euro all’ora non è lavoro, è sfruttamento”.