Mariano Sabatini: la Rai è in grave ritardo nell'omaggiare Luciano Rispoli

 


Con quello che accade nel mondo della televisione e dell’informazione viene da chiedersi come avrebbero commentato personaggi che in quel mondo sembravano esserci nati e che vi si muovevano con estrema disinvoltura.

Uno di questi è stato di certo Luciano Rispoli, che proprio oggi avrebbe compiuto 92 anni, e la cui memoria viene alimentata quasi esclusivamente dal suo allievo Mariano Sabatini. Lo scrittore e giornalista romano ebbe a collaborare con le sue trasmissioni più significative, Tappeto volante su Tmc e Parola mia su Rai3, e gli ha anche dedicato un’apprezzata biografia: Ma che belle parole! Luciano Rispoli Il fascino discreto della radio e della Tv per Vallecchi Firenze editore. <<Credo che non ci sarebbe stato spazio per Rispoli in questa televisione di improvvisati, velleitari e prepotenti. Si sarebbe collocato su un network minore e avrebbe continuato a scuotere la testa, mantenendo fede ai suoi principi di buon gusto e coerenza, innanzi tutto nel rispetto estremo del pubblico. Cosa che oggi non esiste. C’è anzi un uso padronale del mezzo>> afferma Sabatini.

Si riferisce al caso di Serena Bortone?

Credo che nella sua situazione uno come Michele Santoro si sarebbe rifiutato di andare in onda, senza l’ospite previsto e brutalmente cancellato dai dirigenti. Lei si è limitata a denunciare quello che a tutti è sembrato un atto di censura e ora viene addirittura punita. Inconcepibile.

Lei è stato autore televisivo, avrebbe voglia di tornare a farlo?

Non tanto. O meglio, lo farei se ci fossero le condizioni di autonomia e ravvisassi la volontà di lasciare libero spazio alla mia creatività. Ormai sono programmi tutti uno simile all’altro, un ininterrotto talk show che si rimpalla da una emittente all’altra, in cui è difficile anche distinguere i conduttori. Hanno poco o nessun carisma, scarsa esperienza, minima attitudine al mezzo. Una marmellata di voci e facce.


È molto severo.

Ho osservato una foto in cui erano schierati i personaggi di una emittente, uno di quegli scatti che si fanno alle presentazioni dei palinsesti. Sembravano impiegati abbigliati alla meno peggio di una di quelle squallide convention aziendali, fatte per gasare i dipendenti. Mi sono immaginato nella medesima situazione, non solo Rispoli, ma Donatella Raffai, Piero Angela, Enzo Tortora, Mino Damato, Enzo Biagi, Enza Sampò, Giovanni Minoli, Pippo Baudo. Professionisti indiscutibili, la cui passione si manifestava in format originali e si traduceva in una cura maniacale del prodotto. Ma che avevano anche quello che si chiama il fisico del ruolo.

Ora cosa le piace fare?

Io ho sempre voluto fare il giornalista, il comunicatore. Oggi anche il giornalismo, con i compensi da fame che propongono gli editori, è morente. Mi è molto piaciuto, e tornerei a farlo, ideare e condurre programmi e rubriche radiofoniche. Sono responsabile della comunicazione del marchio Vallecchi, che Manlio Maggioli, con le mille difficoltà che l’editoria indipendente deve affrontare e risolvere, ha resuscitato e riproposto sul mercato, traducendo per la prima volta autori mai apparsi in Italia come Torcuato Luca de Lena o Bentley Little.

E lei, Sabatini, scriverà ancora romanzi?

Ho pronto il nuovo di Leo Malinverno, dopo il successo dell’Inganno dell’ippocastano e Primo venne Caino che erano usciti per Salani. E diverse altre idee mi frullano in testa, compreso un nuovo libro per bambini.

Quando li leggeremo e chi li pubblicherà?

Al momento giusto saprete tutto.

Smetterà di ricordare Luciano Rispoli? 

Non ci penso proprio. Negli ultimi tempi sono andato in Tv solo per sostenere il suo ricordo, pochi giorni fa da Eleonora Daniele a Storie italiane. Ma la Rai dovrebbe fare molto di più per omaggiare chi per primo ha introdotto il talk show in Italia e ha divulgato la lingua italiana divertendo milioni di telespettatori.

Pierluigi Diaco gli ha intitolato il palco di Bellamà.

Una bella trovata di scenografia, non dico di no, per ovviare al ritardo nell’intitolazione della Sala A di via Asiago che, su proposta di quel genio di Fiorello, sarebbe giusto e bello chiamare Sala Luciano Rispoli. Spero che alla ripresa dopo la pausa estiva il palco Luciano Rispoli a Bellamà ci sia ancora. Anche per rammentare ai dirigenti la loro distrazione.

È confermato il premio Rispoli?

Certo, nell’ambito del Premio Atri di giornalismo, presieduto da Gianni Letta, il patron Marino Spada ha voluto riservare la sezione radiotelevisiva alla memoria di Luciano Rispoli. Io ho proposto due nomi per questa edizione, entrambi di grande storia e rilievo professionale. Spero che si possa concretizzare la loro presenza perché Luciano ne sarebbe orgoglioso!

Fattitaliani

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