Oggi ci immergiamo nel nuovo e intrigante universo sonoro dei Licorice Trip con il loro ultimo album, "Mexicaña". Questo progetto si distingue per il suo approccio al concetto di dualismo complementare, dove ogni brano presenta una doppia faccia di significati e visioni. "Mexicaña" non è solo un album, ma un ponte tra idee contrastanti che sfida l'ascoltatore a riflettere e a dialogare.
Oggi abbiamo il piacere di parlare con Gabriele, il bassista della band e coautore dei testi, che ci offrirà uno sguardo più approfondito sulle tematiche dell'album e su come queste risuonino con le dinamiche attuali del mondo musicale e sociale.
In che modo il titolo "Mexicaña" riflette il tema e il contenuto dell'album? C'è un legame specifico con la cultura messicana o è più simbolico?
“No, no, non c’è nessun legame specifico con la cultura messicana o con le culture precolombiane è un semplice gioco di parole basato sul fatto che il “Chihuahua” è una razza canina che ha origine tra nord del Messico e sud del Texas e la cagnolina in copertina, Honda, è appunto una femminuccia e come avrete imparato nella canzone "Mexicaña" lei ci tiene al suo genere. Abbiamo scelto questo titolo dell’album proprio perché ci piaceva l’idea di utilizzare Honda come volto di questo progetto”.
C'è un brano in particolare che ritenete rappresenti meglio il messaggio o il tema principale dell'album?
“Potremmo dire banalmente proprio "Mexicaña" ma in realtà noi intendiamo l’intero album come un insieme di narrazione e storie collegate tra loro dal concetto di dualismo complementare: all’interno di ogni brano c’è un aspetto e il suo aspetto, messi in contrasto si completano creando nuovo senso. Azzardiamo dicendo che probabilmente il nostro è praticamente un concept album”.
Come pensate che l'esperienza dell'esecuzione dal vivo possa arricchire e reinterpretare le canzoni di "Mexicaña" rispetto alla versione registrata?
“Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto in studio e colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Andrea Lenoci di Molotov Recording che ci ha pazientemente guidato in questo processo. Detto ciò è chiaro che per un genere come il nostro il lavoro studio rappresenta un solo aspetto, che per quanto importante non è tutto. Nei nostri live adoperiamo un supporto visivo, delle videoproiezioni create ad hoc che guidano e forniscono importanti “indizi” ai nostri ascoltatori per meglio seguire le nostre narrazioni. Infine, sarà una banalità, ma è assolutamente vero che nel live c’è sempre una spinta in più data dalla presenza di pubblico, si suono più forte, più veloce e con gran coinvolgimento e per la nostra musica non può che essere positivo”.
Qual è stata la parte più gratificante del processo di creazione di "Mexicaña"? E la più impegnativa?
“Stessa risposta per entrambe le domande: terminare il mixing e il mastering dell’album. I concetti erano chiari, gli arrangiamenti anche ma il lavoro in studio ovviamente non poteva esserlo. Pur avendo singolarmente le idee chiare sul tipo di risultato che ci aspettavamo abbiamo dovuto chiaramente mediare tra noi per arrivare all’esito finale. Non è stato affatto facile ma direi che alla fine è andata più che bene”.
Oltre alla musica stessa, c'è un elemento visivo o artistico che accompagna l'album, come una copertina particolarmente significativa?
“Come dicevo prima in copertina c’è LA "Mexicaña" di cui parliamo, Honda. Lei non è presente solo in copertina, difatti la parte interna del packaging è letteralmente l’interno di Honda, una sua reale radiografia. Abbiamo giocato su questo concetto di dentro e fuori e anche di fronte e retro sullo stesso soggetto”.
Infine, guardando al futuro, quali sono i vostri progetti e ambizioni per il prossimo capitolo della vostra carriera musicale dopo "Mexicaña"?
“Siamo contenti di
essere arrivati sino a qui e di aver portato a termine questo viaggio. Ora
speriamo di ripartire quanto prima per portare in giro il racconto di questo
viaggio grazie ai live. Pertanto ci auguriamo di poter suonare il più possibile
e di “diffondere il verbo” della nostra "Mexicaña"”.