Athena Barbera, la
talentuosa autrice dietro la raccolta "Tacite Ombre" ci invita a un
viaggio avvolgente e profondamente poetico, dove i versi liberi esplorano temi
universali come l'amore, la mancanza e la resilienza. Ogni componimento si configura
come un dialogo introspettivo, un vero e proprio cammino attraverso le passioni
e le solitudini, i desideri e i distacchi che caratterizzano l'esistenza umana.
Con "Tacite Ombre", l'autrice non solo ci presenta una collezione di
poesie, ma ci guida in un percorso emotivo che insegna a rinascere dalle
tempeste dell'anima, offrendo una visione che amalgama pathos e fascino in modo
indimenticabile.
Qual è stata
la tua principale fonte di ispirazione nel campo della scrittura e
dell'editoria?
Non parlerei tanto di ispirazione quanto di innesco. Per chi scrive di mestiere l’ispirazione è un mito, qualcosa che, se l’universo lo decide, arriva da sé e di solito scompare dopo poco. L’unico modo per scrivere è scrivere, partendo sì, certo, da un impulso, un fattore scatenante che può essere qualsiasi cosa: una coppia che si tiene per mano, un bimbo che ruzzola a terra, un brutto parco giochi…
Come vedi
l'evoluzione del settore editoriale nell'era digitale e quali opportunità o
sfide pensi che possa portare per gli scrittori e gli editori?
Per me, che sono un’appassionata di nuove tecnologie, è una grande sfida scoprire l’evoluzione dei nuovi strumenti digitali anche nell’ambito della scrittura. Sono da sempre una grande fruitrice di e-book, tanto che il mio primo Kindle è stato acquistato tanti anni fa in USA, perché in Italia non era ancora disponibile. Da tempo leggo quasi solo in digitale e trovo sciocca la polemica che vedrebbe questo tipo di fruizione del testo scritto in contrapposizione al cartaceo. Non c’è alcun confronto da fare, tantomeno scelte manichee, perché ogni supporto si rivela maggiormente adatto a uno specifico contesto o a scelte personali.
“Tacite
Ombre” è la tua nuova silloge poetica.
Qual è stato l’input che ti ha spinto a scriverlo?
Scrivo poesie come spazio di libertà. Bastano una frase o un’immagine a innescare un processo che arriva poi già adulto, con solo qualche piccolo ritocco da fare. Solo nella poesia mi permetto di abbandonare per un po’ la mia scrittura sorvegliata e lasciare fluire le parole.
Da quale
idea nasce la scelta del titolo? Perché “Tacite Ombre”?
Perché in ogni relazione il “non detto” è spesso più profondo e determinante di ciò che si esprime. E, visto che ci si può staccare da qualunque cosa ad eccezione della propria ombra, le mie Tacite Ombre cercano di esprimere emozioni, di fotografare momenti, altrimenti taciuti.
Quanto tempo
hai impiegato a scrivere la silloge?
Molte delle mie poesie erano già pronte per essere raccolte, tante le ho scartate perché non mi dicevano più nulla, altre invece sono state una piccola rivelazione. Poi, quando mi è stata offerta la pubblicazione da parte di Roberto Sarra per Pegasus Edition e mi sono stati comunicati tempi e modalità, ho capito che era il momento di fare sul serio e in circa un mese ho completato la silloge con versi nuovi. Diciamo che era anche un periodo personale piuttosto fecondo dal punto di vista emotivo, cosa che ha aiutato parecchio.
Qualche
anticipazione per i tuoi prossimi lavori e impegni?
Proseguo
naturalmente con la mia attività principale che è quella di editor e
traduttrice. Sono in chiusura di un saggio storico su una figura femminile
molto controversa, spero che venga bene accolto.