Vittoria Petrolo: Senza fatica, impegno e assoluta determinazione, il sogno si gode a metà. L'intervista

 


Vittoria Petrolo, giornalista, scrittrice e criminologa, si racconta. Intervista di Andrea Giostra.

«Appartengo a quella categoria di persone che amano prima faticare per potersi poi godere a pieno la realizzazione di ogni più piccolo sogno. Senza fatica, impegno e assoluta determinazione, il sogno si gode a metà» (Vittoria Petrolo)

Ciao Vittoria, benvenuta. Grazie per la tua disponibilità e per aver accettato il nostro invito. Se volessi presentarti ai nostri lettori, cosa racconteresti di te quale Vittoria giornalista e criminologa?

Mi presento dicendo di possedere una personalità poliedrica che mi ha portata sin da bambina ad interessarmi e, di conseguenza, ad amare il sapere in toto, facendomi attraversare svariati ambiti, tra cui l’informatica, la giurisprudenza, la politica e la criminologia. Ho scoperto la criminologia nell’aprile 2020, grazie allo studio del diritto penale e della procedura penale, da quel momento non l’ho più abbandonata. Per tale motivo contemporaneamente agli studi giurisprudenziali e al mio amore per la legge, ho intrapreso altri due percorsi riguardanti la Criminologia, uno negli Stati Uniti d’America che mi ha portata alla laurea presso la Facoltà di Criminologia e il secondo in Italia che mi ha portata alla laurea in Scienze Giuridiche per l’indirizzo Criminologia, Investigazioni e Sicurezza.

Con l’inizio del mio amore verso la criminologia è nato in contemporanea un altro mio grande amore, l’amore per la scrittura che si interseca e rappresenta la terza strada tra i miei amori. Il mettere nero su bianco le mie idee, competenze, pensieri costituisce per me un’eccezionale valvola di sfogo, perciò, continuo a scrivere di argomenti giuridici, attualità e criminologia ogni volta che ne ho “necessità”. In questi anni, ho scritto di vari argomenti sia in Italia che internazionalmente, toccando i più svariati argomenti tra cui storie criminali, argomenti importanti come la guerra, le nuove dipendenze tra i giovani, questioni irrisolte come i matrimoni precoci e le baby spose, la serialità nel crimine, e così via.

A breve usciranno anche dei miei libri riguardanti l’ambito giuridico e criminologico.

Infine la quarta strada che si interseca con le altre è la ricerca, fin da bambina “mangiavo” (e odoravo) libri su libri, focalizzavo e ricreavo nella mia mente le immagini di tutto ciò che leggevo e collegavo tra di essi gli argomenti più svariati. Questo altro amore è cresciuto in me e mi ha portata ad intraprendere due ricerche importanti riguardanti la malvagità nell’uomo in ambito neuroscientifico e antropologico, e il Geographic Profiling applicato all’antiterrorismo su scala mondiale. Posso anticipare che si tratta di due ricerche particolarmente ampie ma piacevolmente sorprendenti.

Continuerò sempre negli anni ad imparare, studiare e scrivere. Spero di essere riuscita a portare avanti egregiamente e ad intersecare tra di loro questi miei quattro grandi amori: la legge, la criminologia, la scrittura e la ricerca. Il mio motto di vita arriva da una famosa citazione: “Sempre alti gli obiettivi, i calici, i sogni” ed io ne ho ancora tanti.

… chi è invece Vittoria Donna che vive la sua quotidianità e cosa fai al di fuori del tuo lavoro di giornalista e criminologa?

Vittoria è una Donna cresciuta in fretta che arriva da una famiglia umile e amorevole. È la bambina che amava starsene da sola sugli alberi a disegnare e a passeggiare nella natura e che ogni tanto amava giocare a mosca cieca con i suoi migliori amici, è la ragazza che ha imparato a cavarsela da sola in ogni situazione pur avendo a vegliare dietro di sé la sua famiglia, ed è la Donna che riesce sempre a rialzarsi dopo ogni caduta brusca e che continua a fare sempre da spalla alla propria famiglia e alle persone a cui vuole bene. Vittoria è la persona dal cuore troppo buono e disponibile verso chiunque la incontri e che ha dovuto imparare a proprie spese come creare quella spessa corazza esterna che serve per proteggere ciò che di più prezioso ha: l’anima e il cuore.

Rispondendo alla seconda domanda, posso dire di avere altre tre grandi passioni, in primis ascolto costantemente musica poiché mi fa rilassare e inoltre mi serve da carburante per poter portare a termine tutto ciò che faccio, amo andare al cinema e amo la cucina, nello specifico amo preparare piatti per gli altri ed inventare ricette combinando sapori diversi.

Tu, Vittoria, scrivi e hai scritto per diversi giornali, ed hai tenuto delle rubriche sulla Criminologia. Ci racconti di questi aspetti della tua professione, quella di giornalista per la carta stampate e per magazine online e quella di criminologa? E dicci pure, se vuoi, quali sono i giornali, quale la radio …

In ambito italiano ho scritto su Metisnews e Almablog, in seguito ho iniziato a scrivere per la rivista “Criminologia Italia”, Criminalmeet e Salvis Juribus mentre in ambito internazionale ho scritto per Lexcrim.

Come si diventa criminologi in Italia? Qual è il percorso formativo e accademico che si deve seguire per diventare criminologi? Per te qual è stato?

La criminologia è arrivata in Italia da pochi anni e ancora la strada per il suo pieno riconoscimento nel nostro paese è troppo tortuosa, pensiamo già solo alla inesistenza di un albo professionale, se non dei registri appartenenti alle associazioni riguardanti la criminologia. Un piccolissimo passo in avanti è stato fatto con la norma UNI 11783/2020 che indica tutte le conoscenze, le competenze e le abilità richieste per poter qualificare un Criminologo. La strada è lunga ma spero soprattutto nella creazione di un albo professionale.

Come è vissuta oggi in Italia, secondo te, la figura del Criminologo?

In Italia la figura del criminologo deve ancora prendere piede ed essere riconosciuta in tutti i suoi lati. A differenza del nostro paese, in America la figura del criminologo lavora insieme alle forze dell’ordine ed ha dei ruoli specifici e fondamentali mentre da noi questa forma mentis ancora non esiste. Sarebbe un grande aiuto nell’analisi e risoluzione dei crimini.

Quali sono gli aspetti che ti appassionano di più di queste due componenti della tua professione – giornalista, criminologa - quali i punti che ritieni di forza e quali le criticità di questa tua attività di divulgatrice culturale e di fatti del mondo della criminologia, della cultura ma anche della cronaca se vogliamo?

Mi appassiona l’andare a fondo in ogni storia, scavare e scavare fino a ricostruire in ogni suo pezzo l’intero puzzle, riuscire a capire i motivi che spingono le persone a commettere ad esempio degli omicidi, mettermi nei panni delle vittime che subiscono determinati eventi e infine cercare di aiutare le persone a ritrovare il loro posto nella nostra società.

Se della tua esperienza professionale dovessi raccontarci un fatto positivo, bello, che ti ha fatto piacere e che ricordi con gioia; e uno negativo, che ti ha dato fastidio, che ti ha lasciato amarezza e che ti ha delusa, che cosa ci racconteresti?

Un fatto positivo è la luce negli occhi delle persone che finalmente si sentono al sicuro. Un fatto negativo che mi delude spesso riguarda l’ipocrisia e l’egoismo di coloro che, a discapito degli altri, cercano di ergersi a unici intellettuali e studiosi della materia.

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Appartengo a quella categoria di persone che amano prima faticare per potersi poi godere a pieno la realizzazione di ogni più piccolo sogno. Senza fatica, impegno e assoluta determinazione, il sogno si gode a metà.

«Quale sarà la condizione della società e della politica di questa Repubblica di qui a settant’anni, quando sanno ancora vivi alcuni dei bambini che adesso vanno a scuola? Sapremo salvaguardare il primato della Costituzione, l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e l’incorruttibilità della giustizia, oppure avremo un governo del denaro e dei disonesti?» (Joseph Pulitzer, “Sul giornalismo”, 1904). Cosa ne pensi di queste parole di Pulitzer, che scrisse nel suo saggio sul giornalismo pubblicato nel 1904? In che stato di salute vive oggi il giornalismo occidentale, secondo te?

È importante che ognuno scriva ciò che pensa rispettando se e gli altri, ciò implica la salvaguardia della nostra Costituzione e delle persone ed affinché ciò si avveri è necessaria l’incorruttibilità della giustizia. Nel momento in cui la giustizia inizierà a bacillare, noi stessi e la nostra Costituzione faremo altrettanto. Non esiste giustizia senza l’onestà. Lo stesso principio vale per coloro che scrivono poiché occorre in primis l’onestà intellettuale per poter poi divulgare il proprio pensiero, rispettando sé stessi e gli altri.

«Un giornalista è la vedetta sul ponte di comando della nave dello Stato. Prende nota delle vele di passaggio e di tutte le piccole presenze di qualche interesse che punteggiano l’orizzonte quando c’è bel tempo. Riferisce di naufraghi alla deriva che la nave può trarre in salvo. Scruta attraverso la nebbia e la burrasca per allertare sui pericoli incombenti. Non agisce in base al proprio reddito né ai profitti del proprietario. Resta al suo posto per vigilare sulla sicurezza e il benessere delle persone che confidano in lui(Joseph Pulitzer, “Sul giornalismo”, 1904). Cosa è secondo te il giornalista oggi? Cosa pensi della definizione che ne dà Pulitzer nel suo saggio?

Il giornalista detiene un ruolo fondamentale, quello di portare a galla fatti che rimarrebbero altrimenti sepolti e, in secondo luogo, di riuscire a portare l’attenzione di tutti su di essi, provocando della sana critica, suscitando sentimenti e, come una squadra, riuscire a dare insieme delle soluzioni.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

La bellezza la riconosciamo in quella lucina speciale che si trova in determinati occhi e che empaticamente riusciamo a captare nell’anima di quelle persone che aiutano gli altri, anche con un semplice sorriso. A volte un sorriso, può cambiare la giornata di una persona. Questa è la bellezza, quella dell’anima che si intravede negli occhi.

«…anche l’amore era fra le esperienze mistiche e pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo.» (Robert Musil, “L’uomo senza qualità”, Volume primo, p. 28, Einaudi ed., 1996, Torino). Cosa pensi di questa frase di Robert Musil? Cos’è l’amore per te e come secondo te è vissuto oggi l’amore nella nostra società contemporanea, tecnologica e social?

L’amore è il sentimento più grande che ci sia, è quello che ti da un motivo per alzarti ogni mattina con il sorriso negli occhi. L’amore è il tatto, l’odore, gli occhi, i colori e la leggerezza. Senza l’amore tutto diventa grigio e pesante. Oggi, specie i ragazzi, con l’avvento dei social e la “protezione” dello schermo hanno perso un po' di quelle caratteristiche. Tutto è un pò più grigio e apatico, purtroppo.

«I perdenti, come gli autodidatti, hanno sempre conoscenze più vaste dei vincenti, se vuoi vincere devi sapere una cosa sola e non perdere tempo a saperle tutte, il piacere dell’erudizione è riservato ai perdenti.» (Umberto Eco, “Numero Zero”, Bompiani ed., Milano, 2015). Cosa ne pensi di questa frase del grande maestro Umberto Eco? In generale e nel mondo dell’arte, della cultura, della letteratura contemporanea? Come secondo te va interpretata considerato che oggi le TV, i mass media, i giornali, i social sono popolati da “opinionisti-tuttologi” che si presentato come coloro che sanno “tutto di tutto” ma poi non sanno “niente di niente”, ma vengono subdolamente utilizzati per creare “opinione” nella gente comune e, se vogliamo, nel “popolo” che magari di alcuni argomenti e temi sa poco? Come mai secondo te oggi il mondo contemporaneo occidentale non si affida più a chi le cose le sa veramente, dal punto di vista professionale, accademico, scientifico, conoscitivo ed esperienziale, ma si affida e utilizza esclusivamente personaggi che giustamente Umberto Eco definisce “autodidatti” – e che io chiamo “tuttologi incompetenti” - ma che hanno assunto una posizione di visibilità predominante che certamente influenza perversamente il loro pubblico? Una posizione di predominio culturale all’insegna della tuttologia e per certi versi di una sorta di disonestà intellettuale che da questa prospettiva ha invaso il nostro Paese? Come ne escono l’Arte e la Cultura da tutto questo secondo te?

Il “tuttologo” è un qualcosa che non esiste di per sé, poiché il sapere è vasto. Certamente esistono persone che vengono ritenute tali ma che alla fine sono un “copia-incolla” di chi invece è esperto in determinate materie. Purtroppo esistono ed esisteranno sempre tali soggetti, soprattutto perché è proprio la tv che li richiede. La tv è lo specchio della società, perciò non ci meravigliamo se si tiene più all’apparenza che alla sostanza.

«In una società in cui le parole sono usate anzitutto nel loro valore emotivo, gli uomini non sono liberi. Sono schiavi spesso per opera del demagogo che sa usare con astuzia i valori connotativi delle parole … altre volte si è schiavi per una sorta di occulto patto sociale per cui certi valori, che è scomodo sottoporre a critica, sono protetti da parole magiche, che istintivamente connotano “positività”. Allora tutte le parole che connotativamente vi si oppongono appaiono alonate di terribile e ampia “negatività”. Quando una società è prigioniera di questi tabù linguistici, chi cerchi di muovervisi criticamente è soggetto a esperienze tremende, prigioniero della maglia di parole da cui sarà soffocato, personaggio kafkiano che infine non riuscirà più a comprendere quali sia il potere che lo sovrasta.» (Umberto Eco, “Sotto il nome di plagio”, Bompiani ed., Milano, 1969). Cosa ne pensi di questa lucida analisi di Umberto Eco che fece nel lontano 1969, e oggi quanto mai attuale? Qual è secondo te oggi il valore della parola e quali i rischi terribili nell’usarla criticamente contro il cosiddetto mainstream?

La parola è talmente importante che, se detta in più o in meno, potrebbe provocare delle vere guerre. Occorre usare le parole in modo efficiente e giusto poiché ogni pensiero può essere espresso in modi e con parole differenti.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita artistica e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che hai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Sono state poche le persone che ho lasciato che mi aiutassero a rimanere in piedi nei momenti di difficoltà. Ringrazio in primo luogo la mia intera famiglia, soprattutto mio padre che ha la funzione di spingermi sempre a continuare senza fermarmi mai, mia madre che è il mio scudo da sempre, mio fratello Francesco e mia sorella Graziella che riescono sempre a farmi sorridere quando il sorriso un po' si perde e i miei nipoti Mariapia, Martina e Domenico che ringrazio infinitamente per aver preso me come punto di riferimento per le loro vite. I miei più sinceri ringraziamenti vanno ai miei migliori amici, Giacomo e Chaimae che hanno saputo rialzarmi ogni volta che sono caduta e non avevo più la forza di tirarmi su. I miei migliori ringraziamenti vanno a Mirko, la persona che riesce sempre a contenere l’uragano che è in me e rendermi serena. Infine ringrazio vivamente coloro che hanno tentato di rendermi la vita difficile perché è grazie a loro che ho capito quanto sono forte e paziente. 

Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre film da vedere quali consiglieresti?

Avrei svariati film da consigliare essendo amante del cinema ma mi sento di consigliarne uno soltanto, “Il miglio verde” per imparare a riconoscere la bontà e la “magia” dentro ogni persona.

… e tre libri da leggere assolutamente nei prossimi mesi? Quali e perché proprio quelli?

Consiglio vivamente di leggere “L’ombra del vento” di Zafòn, lo definisco il libro di una intera vita e oltre poiché racconta di una storia d’amore, del sentimento dell’odio e dei tantissimi sogni vissuti all’ombra del vento.

I tuoi prossimi progetti e impegni professionali? Cosa ti aspetta nel tuo futuro lavorativo che puoi raccontarci? In cosa sei impegnata in questo momento?

La mia intenzione è quella di proseguire con le formazioni e riuscire a portare avanti le mie quattro strade con la determinazione e la passione che mi contraddistinguono. Spero un giorno di riuscire a far diventare queste mie passioni un vero e proprio lavoro, in modo da intrecciare il tutto ed essere sempre con il sorriso. A breve ci saranno le uscite di due miei libri in ambito giuridico e criminologico, e nei prossimi mesi concluderò una delle due ricerche di cui ho raccontato all’inizio. Ci saranno inoltre tante altre novità sul fronte formazione.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Possono seguirmi principalmente sui social (Facebook, Instagram e LinkedIn).

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?

Concludo dicendo ai lettori di percorrere sempre la strada dei propri sogni e di non lasciarla mai. Auguro a tutti di realizzare i propri obiettivi e di rimettersi in piedi ogni volta che la vita diventa difficile, di non perdere mai la speranza e il sorriso. Sempre alti gli obiettivi, i calici, i sogni (Cit.).

Vittoria Petrolo

https://www.facebook.com/vittoria.petrolo.7

https://www.instagram.com/vittoriapetrolo/

http://linkedin.com/in/vittoria-petrolo-3760611a6

 

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/ 

https://andreagiostrafilm.blogspot.it 

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top