Paola Michelazzo: cerco la conoscenza, la storia, l’idea e l’emozione, senza pregiudizio alcuno. L'intervista

 


Paola Michelazzo, scrittrice, esperta di semiotica e comunicazione nel modo della letteratura, si racconta. Intervista di Andrea Giostra.

«Sono una risolutrice ossessiva e un tempo sono stata anche compulsiva. Adesso però ho imparato a vivere la vita non soltanto come una disequazione di secondo grado da risolvere, ma so prendermi il tempo di godere dei piccoli successi, mentre alzo comunque l’asticella del traguardo. Personalmente credo al fato e al destino e anche al talento, ma l’impegno, la costanza e la tenacia sono la vera discriminante» Paola Michelazzo

Ciao Paola, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere di te quale scrittrice?

Buongiorno a tutti e grazie per questa bellissima occasione.

Sono Paola Michelazzo, nata a Bologna nell’ormai lontano 1981, ma quando vesto i panni dell’autrice utilizzo lo pseudonimo di Paolamichy, con il quale mi trovate sui social (Paolamichy_autore). Ho sempre avuto una grande passione per la comunicazione e la letteratura, ma diciamo che sono diventata ufficialmente scrittrice solo dopo il 2021, quando grazie ad una app di scrittura e lettura condivisa, una casa editrice ha notato il mio lavoro e mi ha proposto la prima pubblicazione. Da quel momento è stato un fortunato crescendo di soddisfazioni. In un paio di anni ho pubblicato quattro romanzi: Sulla Mia Pelle (Butterfly 2022); Le scarpe di Emma (Amarganta 2022); Il Vento sulla Pelle (Pav Edizioni 2023) e Mister Dystopic (Land Editore 2023). Sempre a partire dal 2021, ho anche cominciato a partecipare a numerosi concorsi letterari che mi hanno permesso di farmi conoscere e potermi cimentare in molti generi diversi: saggi, fiabe, poesie, racconti di vari generi letterari. 

Chi è invece Paola Donna al di là della sua passione per la scrittura, per la letteratura, per la lettura? Cosa puoi raccontarci di te e della tua quotidianità?

Una, nessuna e centomila è sufficiente come risposta? Scherzo, scherzo spesso, amo molto l’ironia. A ogni modo, questa domanda è davvero complicata, ma tenterò di sintetizzare per ruolo. Prima di essere una scrittrice, sono soprattutto una mamma, una moglie, una figlia, un’amica e una collega. Poi all’occasione posso essere tante altre cose. Per esempio, mi piace viaggiare, leggere, cucinare, sono appassionata di comunicazione, sono piuttosto creativa, chiacchierona, mi piace fare gruppo ma anche stare da sola, fare shopping, andare alle feste, guardare film e serie TV. Ho sempre adorato studiare, mi piace imparare tutto. Appena divento pratica di una cosa, mi butto su un’altra. Diciamo che la vita non mi basta mai, sono in continuo mutamento, curiosa e affamata, bisognosa del confronto e della socialità, ma allo stesso tempo amante della solitudine e dei silenzi.

Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale ed esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi nel vestire i panni di scrittrice?

Adesso vi annoio, preparatevi! Premetto, se no poi smettete di leggere, che da alcuni mesi sono direttrice scientifica della collana Romance Spicy di Pav edizioni, mentre a livello accademico ho ottenuto una laurea magistrale in Scienze della Comunicazione nell’ormai lontano 2006 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’università di Bologna, allora diretta da Umberto Eco. Mi sono specializzata con una tesi in semiotica studiando in particolare le leggende legate ai martiri antichi rispetto alla veridicità delle loro vicende e rappresentazioni iconografiche. Diciamo che sono un’esperta di agiografia e iconografia devozionale, tema che ho sviluppato per comprendere quanto i racconti scritti possano influenzare le rappresentazioni visive e mentali, fino a essere percepite al pari della realtà, al di là della loro “mirabolanza”. In tutto questo sono anche una cultrice delle parole, mi piace andare a cercare quelle desuete ma anche aggiornare il mio slang con le più moderne. Ho una vera e propria ossessione per la comunicazione e il suo potere persuasivo e realizzante. Ho anche studiato cinema, moda, giornalismo, comunicazione televisiva e seguito un master in marketing.

Come nasce la tua passione per scrittura, per la letteratura e per i libri? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e raccontare, la lettura e la scrittura?

Ricordo come fosse ieri la prima volta che ho letto una parola, niente di incredibile, si trattava del termine BAR su un’insegna luminosa, ma quando la mia mente ha unito quei tre simboli ricavandone un significato ecco, io ricordo l’emozione di essermi sentita come dotata di un potere straordinario.

Avevo tre anni, e da lì è cominciata l’ossessione. Ho sempre letto tutto di continuo. Le scritte per strada, gli ingredienti del sapone, i volantini pubblicitari, ogni genere di libro, rivista o giornale che mi capitava o mi capita sottomano. Da bambina prima di dormire leggevo la Treccani e il vocabolario Zingarelli e inventavo nuove parole che trascrivevo in un vocabolario creato da me, che avevo chiamato il “Vocapaolario” (Chiedo venia, avevo sette, otto anni). E poi non vi dico l’entusiasmo quando sono arrivati Wikipedia e infine Google.

Penso spesso, mentre vago nella mia mente, a che desiderio esprimerei se un giorno un genio della lampada mi si palesasse di fronte, e dopo aver chiesto di default la salute per le persone che mi circondano, l’annientamento della miseria e dell’ignoranza dal mondo, se avessi ancora una possibilità domanderei per me il dono della sapienza.

Non sto a citare i miei scrittori preferiti, perché io amo e leggo moltissimi autori, classici, emergenti, demagoghi, controcorrente, fumettisti, politici, influencer. Non ho un genere predefinito, passo dal saggio di linguistica al romanzo Harmony, da Eco a Nietzsche, da Flaubert a Ada d’Adamo, da Orwell alla Rowling.

Io cerco la conoscenza, la storia, l’idea e l’emozione, senza pregiudizio alcuno. 

Tu Paola hai scritto diversi romanzi, ultimo in ordine di tempo, “Mister Dystopic” (2023). Come nasce questo libro, qual è l’ispirazione che l’ha generato, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale le storie e le emozioni che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

Mister Dystopic racconta una storia d’amore che nasce a cavallo della realtà e di un metaverso, partendo dal crollo delle Torri Gemelle fino alla pandemia. I protagonisti sono Linda Bennet, una Broker Finanziaria di Wall Street e Andrew Collins, il nerd creatore dell’universo virtuale chiamato Dystopic. Questo libro attualmente è ciò che più mi rappresenta, perché nella mia vita reale per lavoro mi occupo di investimenti, mentre nel mio metaverso (sui social e nei miei romanzi) io sono Paolamichy: una creatrice di mondi. I temi trattati sono davvero molteplici: l’amore, la passione, il razzismo, il potere, il terrorismo e perfino la vita eterna.

Chi sono i destinatari del tuo romanzo? A chi hai pensato mentre lo scrivevi?

In realtà quando scrivo non penso a chi destinare le mie parole, io scrivo una storia per l’esigenza di farlo. Ma come nella vita di tutti i giorni cerco sempre di essere adeguata al contesto temporale e di esprimere le idee e i concetti affinché siano accessibili a chiunque.

Non mi piace il razzismo letterario né l’autoritarismo culturale.

Una domanda difficile, Paola: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “Mister Dystopic”? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.

Beh, diciamo che se leggerete Mister Dystopic scoprirete che la vita eterna non è poi un concetto così improbabile.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare quest’opera letteraria? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?

Ci sono davvero tantissime persone che devo ringraziare: le mie fidate amiche di penna, i lettori, senza i quali Paolamichy non esisterebbe, le case editrici che hanno creduto in me, la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto, i miei colleghi, i follower, gli amici di tutti i giorni. Tutti in qualche modo hanno contribuito nella realizzazione di questo piccolo sogno, per questo non smetterò mai di essere grata per tutto l’inaspettato immenso affetto che ho sempre ricevuto.

Tu, Paola, hai scritto tanti altri libri che i nostri lettori potranno trovare elencati alla fine di questa intervista. Ci parli di queste opere brevemente? Quali sono, come sono nate, quale il messaggio che contengono? Insomma, raccontaci delle tua prolifica e interessante attività letteraria.

I miei romanzi pubblicati sono ad oggi quattro:

Sulla Mia Pelle (Hot edizioni di Butterfly, 2022): si tratta di un dark romance spicy dove un’appassionata storia d’amore si fonde a un fitto mistero da svelare pagina dopo pagina.

Le Scarpe di Emma (Amarganta, 2022): uno Young Adult di formazione ambientato a Bologna, dove una giovane protagonista, Emma, affronta un passato di body shaming imparando, anche grazie all’amicizia e all’amore, ad accettare sé stessa.

Il Vento Sulla Pelle (Pav Edizioni, 2023) un travel romance in giro per l’Italia e le sue meraviglie artistiche, scritto a quattro mani con la collega e amica Veronica Tozzoli, e collegato ai protagonisti dei nostri primi romanzi.

Mister Dystopic (Land Editore, 2023) un romance distopico, che unisce amore, passione, politica, mistero e fantascienza… e molto altro ancora.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? La bellezza letteraria, della poesia e della scrittura in particolare, la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

Per quanto mi riguarda la bellezza è qualunque cosa che concretizzi una sensazione di piacere e appagamento. È bellezza il sorriso di mio figlio, è bellezza una frase letta su un libro che decido di appuntare, l’abbraccio di un amico, lo sguardo di mia madre, il ricordo di mio padre, un piatto di tortellini; è bellezza la pianura che si stende sotto la nebbia, è bellezza il cielo dipinto dalle nuvole, il mare in tempesta, sono bellezza la conoscenza, la meraviglia, la carità, l’intelletto, la pazienza, la costanza, il perdono… Il mondo nonostante tutto è pieno di bellezza; vorrei avere occhi sempre pronti e aperti per coglierla tutta.

«…anche l’amore era fra le esperienze mistiche e pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo.» (Robert Musil, “L’uomo senza qualità”, Volume primo, p. 28, Einaudi ed., 1996, Torino). Cosa pensi di questa frase di Robert Musil? Cos’è l’amore per te e come, secondo te, è vissuto oggi l’amore nella nostra società contemporanea, tecnologica e social?

L’Amore, senza ragione, è in realtà l’unica ragione di tutto. Definire l’amore o commentarlo è impossibile, ci sono troppe sfaccettature e troppe distopie in proposito. Personalmente ho compreso il mio concetto perfetto d’amore quando sono diventata madre: dare senza chiedere né aspettare qualcosa in cambio. Ma il mondo è troppo pericoloso per poter amare in questa maniera così totalizzante; dunque, è necessario avere occhi ben aperti e cercare nell’amore il rispetto, la dignità, la libertà, la pazienza, la comprensione, la coerenza, la stima reciproca. L’amore è difficile, è la passione che ci illude del contrario.

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Assolutamente sì, sono una risolutrice ossessiva e un tempo sono stata anche compulsiva. Adesso però ho imparato a vivere la vita non soltanto come una disequazione di secondo grado da risolvere, ma so prendermi il tempo di godere dei piccoli successi, mentre alzo comunque l’asticella del traguardo. Personalmente credo al fato e al destino e anche al talento, ma l’impegno, la costanza e la tenacia sono la vera discriminante. Non sopporto chi fa il sindacalista di sé stesso e dei propri figli, se si ha un obiettivo, non c’è sfiga che tenga, c’è sempre un modo per arrivarci. Forse il sogno non si realizzerà esattamente come lo abbiamo immaginato, ma ci si può andare molto vicino, di questo ne sono sicura.

«L’ambizione e un po’ di fortuna sono cose che possono essere di molto aiuto per uno scrittore, se ce l’ha. Troppa ambizione e poca fortuna, se non proprio scalogna, possono rovinarlo. Ma soprattutto bisogna avere talento. Ci sono scrittori che di talento ne hanno tanto; non conosco scrittori che non ne abbiano. Ma un modo di vedere le cose originali e preciso e l’abilità di trovare il contesto giusto per esprimerlo, sono un’altra cosa.» (Raymond Carver, “Il mestiere di scrivere”, titolo originale “On Writing”, 1981-1983, New York Time Review, in “A Storyteller’s Notebook”). Tu cosa ne pensi delle parole di Carver? Cosa serve a uno scrittore dei nostri giorni che ha talento per diventare un grande scrittore riconosciuto tale dalla critica di settore e che riesce ad affezionare alla sua scrittura e ai suoi libri decine di migliaia di lettori?

Beh, caro Andrea, se sapessi rispondere con certezza a questa domanda, sarei già nell’olimpo della letteratura. Ma la realtà è che ho giusto qualche intuizione ma nessuna certezza e ancora mi domando se ho qualche talento. A ogni modo, posso dirti ciò che apprezzo io in uno scrittore:  umiltà e originalità.

… come si fa a riconoscere il vero talento in uno scrittore dei nostri giorni? Quali sono gli elementi che ci fanno capire che stiamo leggendo uno scrittore di talento e non un semplice artigiano della scrittura che riesce a scrivere semplicemente “cronaca letteraria” e non “vera letteratura”?

In parte ho già risposto sopra a questa domanda, ma in tutta onestà non mi sento nessuno per dare un giudizio del genere. Il romanzo più venduto del 2022 è stato il Fabbricante di Lacrime di Erin Doom edito da Magazzini Salani dopo un’autopubblicazione. Io credo che non importi quanto uno scrittore sia colto o autorevole, chi sa parlare ai cuori dei lettori, chi riesce ad entrarci in empatia ha vinto. Il giudizio della critica poi è tutt’altra cosa, dunque me ne lavo le mani e lascio giudicare a chi sente di avere dogmi in tasca.

«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Dicci il tuo pensiero…

Oh, leggere è un miracolo che racchiude in sé tutte queste cose. È lo spirito del lettore che fa la lettura.

Per quanto mi riguarda ho provato entrambe le sensazioni, ma ciò che cerco di più quando leggo è la possibilità di moltiplicare la mia vita entrando in quella dei personaggi e degli autori delle storie che leggo.

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Tutto è importante di quanto citato e nulla lo è, se non si arriva al lettore. Suscitare l’empatia, l’emozione, la sospensione della realtà… questo è il prodigio. Alcuni testi di fantasia diventano più reali della verità, quante persone conoscono Paola Michelazzo? E quanti Harry Potter? Eppure, io esisto all’anagrafe e lui no, dunque chi è più reale per la gente, tra noi due?

Harry Potter non è madame Bovary, ma i tempi cambiano, cambiano i gusti, le aspettative, i bisogni. Più che decretare e giudicare io credo che si debba ascoltare. Per questo ritengo fondamentale per un autore avere il dono dell’umiltà.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che avrai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Mi permetto una digressione, dato che nelle risposte precedenti ho ringraziato tutti coloro che mi hanno sempre sostenuto, adesso voglio ringraziare chi mi ha detto che non ce l’avrei fatta. Chi mi ha fatto sentire non abbastanza, chi mi ha ignorato e chi mi prende in giro... Grazie anche a voi, perché c’è bisogno davvero di tutti per comprendere la vita ed essere in grado di raccontarla agli altri.


Gli autori e i libri che, secondo te, andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere in queste vacanze natalizie dicendoci il motivo della tua scelta.

Cavoletti, che domanda difficile. Per consigliare tre libri dovrei conoscere i gusti del lettore e ciò che ha già letto. Farò così per aggirare il problema, consiglierò il romanzo che ho letto più volte nella vita, ovvero, Madame Bouvary di Flaubert; l’ultimo romanzo che mi ha tenuta incollata alle pagine lasciandomi senza fiato, Come D’Aria di Ada D’Adamo (Vincitore del premio Strega 2023); e per finire un libro che da adolescente mi fece comprendere he la vita aveva molte più sfumature di quelle che mi avevano infilato nel cervello: Le rappresentazioni sociali di Serge Moscovici (Il Mulino).

Ma voi cari lettori, leggete, leggete ciò che vi piace, che vi fa stare bene, che vi lascia qualcosa. Fregatevene di chi dice che un autore è meglio di un altro, che un libro è migliore di un altro. Seguite i vostri gusti e il vostro istinto letterario, ma soprattutto siate curiosi.

… e tre film da vedere? 

Anche qui non conoscendo i gusti di chi legge l’intervista elencherò i miei preferiti:

Blade Runner di Ridley Scott (1982), perché il tema dell’intelligenza artificiale vs l’umanità è più attuale che mai e io ne vado pazza. Anche il mio romanzo Mister Dystopic affronta i risvolti etico-morali causati dall’utilizzo della tecnologia oltre il potere della natura.

Psycho di Alfred Hitchcock (1960). Ho una vera fissa per lui, all’università ho seguito Storia e Critica del Cinema e ho fatto il monografico su questo regista che per me è un idolo (già che ci sono aggiungo anche Uccelli, 1963). 

Batman di Tim Burton (1989). Impazzisco per i super eroi e Batman mi ha sempre affascinato, perché privo di doni straordinari, è un super eroe, il cui unico potere è il denaro, che gli permette di avere attrezzature mirabolanti. In pratica chiunque di noi potrebbe essere un Batman.

Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni culturali e professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnata che puoi raccontarci?

Come anticipato, attualmente sono direttrice scientifica della collana Romance Spicy di Pav edizioni, casa editrice no Eap e consigliatissima, con la quale ho appena firmato il contratto di pubblicazione del mio quinto romanzo: Mirabolante. Un Romance Young Adult ambientato tra il parco di Mirabilandia e il Delta del Po’, che racconta la storia d’amore tra una collezionista di parole e uno stuntman del noto parco di divertimenti. Mirabolante però non è meramente un racconto di un amore giovanile, ma cela nella trama, molti tra i cardini della comunicazione (verbale, non verbale, prossemica, inefficace, persuasiva, travisata…), nonché una serie di parole desuete della lingua italiana, che vengono utilizzate e spiegate dalla protagonista in ogni capitolo.

Ho in cantiere anche un romanzo storico ambientato nella pianura padana del dopoguerra, che parla di partecipanza agraria, dignità femminile e cognomi… ma mi fermo qui, perché è una sorpresa.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Sono molto attiva sui social, dunque i lettori possono seguirmi sulla mia pagina Instagram, Facebook eTik Tok, come Paolamichy_autore.

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?

A chi ha avuto la pazienza di arrivare a leggere fino a quest’ultima risposta dico grazie dal profondo del cuore. E gli auguro di poter realizzare il suo sogno, così come io sono riuscita a realizzare il mio.


 

Paolamichy

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I libri:

Paolamichy, Mister Dystopic, Land Editore, 2023

https://amzn.eu/d/6rXF5Uo

Paola Michelazzo, Le Scarpe di Emma, Amarganta, 2022

https://amzn.eu/d/3pd1uJd

Paola Michelazzo, Il Vento Sulla Pelle, Pav Edizioni, 2023

https://amzn.eu/d/eewFl0G

Paolamichy, Sulla Mia Pelle, Hot Edizioni, 2022

https://amzn.eu/d/56JB1cD

 

BIOGRAFIA

Paola Michelazzo (Paolamichy) nasce a Bologna nel 1981. Da sempre lettrice vorace e appassionata, si laurea in Scienze della Comunicazione, con una tesi in Semiotica nel corso di laurea dell’Università di Bologna, allora diretto da Umberto Eco. Lavora da molti anni in ambito finanziario, ma nel 2021 divulga su una app il suo primo romanzo con lo pseudonimo Paolamichy. Esortata dalle fan e contatta da alcune case editrici, riapre d'un colpo un cassetto pieno di storie da raccontare.

Nel maggio del 2022 ha il suo esordio con: il romanzo Sulla Mia Pelle, edito da Butterfly Edizioni, collana Hot Edizioni. A novembre del 2022 ha pubblicato il romanzo Young Adult di formazione: Le Scarpe di Emma - The sneakers girl - con la casa editrice romana: Amarganta. Sempre nel 2022 il suo primo racconto breve Sette Volte risulta finalista per il concorso letterario: Come non uccidere l'Amore (Pav Edizioni). La fiaba Il Giudizio Universale, invece, è selezionata per l'antologia: Come non uccidere l'ambiente (Pav Edizioni). Con il racconto Antonio e Bibliofago il Mangialibri Aerofago, vince, il secondo posto, classifica generale, per la raccolta presentata al Salone del Libro di Torino 2022: Come non uccidere la Lettura (Pav Edizioni). Il racconto storico: Parisina: il Fantasma del Castello di Ferrara è selezionato per valore letterario dall’Antologia Tuscia Libris III Edizione. La fiaba Il Fabbricante di Giocattoli è pubblicata nell'antologia benefica: Immagina. (Artisti Uniti per la Pace). I sorrisi che nascono da lacrime ingiuste selezionato nella raccolta: Libere Tutte (Pav Edizioni), Nel nome del Marchese di Cricket, racconto Storico Regency è tra i vincitori del concorso letterario Natalizio di Land Editore e pubblicato nella raccolta: Un Natale a Regency Street. 

Nel marzo del 2023, insieme alla collega scrittrice Veronica Tozzoli, pubblica il suo terzo romanzo (primo a quattro mani): Il Vento Sulla Pelle (Pav Edizioni). Risulta anche tra i finalisti del concorso Come Non Uccidere l’Amore 2023 (Pav Edizioni) con la favola Emma e i non solo baci. 

Al Salone del libro di Torino 2023 è relatrice del concorso Come non uccidere i sogni, per la casa editrice Pav Edizione. Sempre durante il Salone vince la menzione speciale per il concorso letterario Salute e Sanità in parole semplici con la favola la Bambola di porcellana e presenta in anteprima il suo quarto romanzo Mister Dystopic (Land Editore, maggio 2023). A Natale 2023 il suo racconto romance quattro mani, Un Natale in Caveau sarà pubblicato da Land per l'antologia Natalizia, risulta anche finalista del concorso Campagna in Penna con Una Bolognese dai Natali Partenopei e vincitrice nella sezione poesia del concorso Se questo è il bene che ti vuoi, alla fiera letteraria romana, Più Liberi Più Liberi, con Il Mio Mostro.

Attualmente è direttrice scientifica della collana Romance spicy per Pav Edizioni.

La sua passione per la comunicazione si esprime tra l’altro, oltre che nella narrativa e nel settore editoriale, anche sui social. Dunque, per restare aggiornati potete seguirla su Instagram, Facebook e tiktok come Paolamichy autore.

 

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/ 

https://andreagiostrafilm.blogspot.it 

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

Fattitaliani

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