The Indian Queen, ad Anversa l'opera-teatro di Purcell. La recensione di Fattitaliani

Fattitaliani


Ieri sera ad Anversa è calato il sipario su The Indian Queen, semi-opera in cinque atti con la musica di Henry Purcell su libretto di John Dryden e Robert Howard. 

Rimasta incompiuta, non è così frequentemente rappresentata anche per le oggettive difficoltà di portarla in scena. 

Non è infatti un'opera nel tradizionale senso del termine, bensì un'opera-teatro affatto inquadrabile in un genere specifico. 

Musica e racconto non procedono di pari passo. A volte si sovrappongono, a volte scorrono in parallelo, legate e allo stesso tempo e indipendenti l'una dall'altro. 

Nell'Inghilterra del tardo XVII secolo l'opera barocca era una sorta di laboratorio dove più discipline e prospettive interagivano. Una mescolanza di recitazione, canto e danza. 

The Indian Queen si presenta come un dramma eroico caratterizzato da dialoghi poetici, eroine ed eroi che agiscono in ambientazioni esotiche. 


La lotta per il potere, il contrasto fra amore e senso del dovere, tra lealtà e tradimento, le complicate relazioni familiari, le manipolazioni sentimentali, scelte opportunistiche e vendette personali fanno di The Indian Queen un mix fra soap come Beautiful e serie alla House of Cards

La scelta del regista Guy Cassiers ad Anversa ha di fatto tradotto la particolarità del genere dello spettacolo in un continuo richiamo e intreccio fra tre dimensioni. 


Una registrazione in costume proiettata sullo sfondo con l'ausilio di grandi foto-video era accompagnata dalla recitazione dal vivo degli stessi attori, a cui in più occasioni subentravano i cantanti che sostenevano lo stesso ruolo. 

Una soluzione che permette di gestire le difficoltà proprie dell'opera, di animarla, di modernizzarla e renderla attuale nel messaggio che trasmette parlando di soprusi, angherie, relativismo culturale, potere, sottomissione, ragion di Stato. 

Bravissima Emmanuelle Haïm direttore d'orchestra.


Il 21 e 22 aprile The Indian Queen farà tappa a Lussemburgo, al Grand Théâtre.

Foto ©Frederic Lovino

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