Alessandro Pugi: “Le parole del cuore nasce da un impulso”

Alessandro Pugi nasce il 14 aprile del 1972 a Portoferraio, Isola d’Elba, dove tutt’ora vive insieme a sua moglie Cinzia e al figlio Deniel Nicolas. Diplomato perito commerciale, una carriera nelle forze di Polizia come ispettore capo. Nel 2017, a causa di un problema sanitario, è stato riformato quindi adesso è pensionato.

 

Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo “Le parole del cuore”.

 

Alessandro, benvenuto. Come è nata l’idea di scrivere “Le parole del cuore” il suo nuovo libro?

Salve, e grazie per il vostro tempo. “Le parole del cuore” nasce da un impulso; una scintilla che ha dato vita a un fuoco indomabile. Il dolore, nella sua concezione più naturale, è qualcosa che ci spaventa. Lo immaginiamo, lo teniamo a distanza, ma quando si presenta in modo reale può essere devastante se non si riesce ad affrontare. Conoscere la storia di Daniele Cecchini, un giovane ragazzo di 17 anni morto a causa della leucemia, vedere lo strazio nei genitori, è stato per me il motivo che mi ha incollato alla tastiera. E così è nato questo romanzo che tratta il dolore in tutte le sue sfaccettature, anche in quella di maestro di vita, perché se saputo ascoltare, se saputo plasmare e condividere, può tirare fuori il meglio di noi.

“Le parole del cuore”, perché questo titolo?

Non è stato semplice trovare quello giusto, poi ho capito che l’empatia, uno dei sentimenti fulcro del romanzo, è qualcosa che nasce dal cuore, dalla voglia di condividere, di essere presenti, anche fisicamente; ho pensato che una parola detta con amore, con sincerità, potesse cambiare le sorti di un incontro, di una vita, e possono essere le migliori amiche nei momenti difficili se non “Le parole del cuore”?

Ci racconta il percorso emotivo e di ricerca che l’ha portata alla stesura del romanzo?

Come già anticipato, la storia di questo ragazzo, nato e cresciuto nel mio paese, Porto Azzurro, è stata il punto di partenza. Ho cercato di scandagliare quelle sensazioni sprigionate da un evento così tragico, qualcosa che nessuno vorrebbe mai provare: la morte di un figlio. Ma tengo a precisare che “Le parole del cuore” non racconta la storia d Daniele, non è il libro di Daniele, ma è un libro per ricordare Daniele, perché credo che la memoria sia l’unico passaggio che ci rende immortali.

Quanto tempo ha impiegato a scrivere la storia?

Inizialmente in pochi mesi. Ma rileggendo le pagine, le frasi, i caratteri dei personaggi, mi sono reso conto che la storia andava affilata per essere tagliente, doveva essere fluida per essere straripante, doveva necessariamente convincere il lettore di trovarsi davanti alle immagini di un film mentre leggeva il racconto di Matteo, uno dei protagonisti. Così ci sono volute circa otto stesure prima di capire che il lavoro fosse concluso. Non vi dico poi le correzioni e/o i ripensamenti.

Ogni libro è un viaggio tra le pagine, come definirebbe questo suo nuovo viaggio?

Io aggiungerei che ogni libro è un viaggio tra le vite dei suoi personaggi e per definirlo, questo nuovo viaggio, userei aggettivi come: devastante, amorevole, crudo, emozionante. La comprensione di queste parole è anche la definizione certa di qualcosa di sconosciuto, inesplorato, appunto, come un nuovo viaggio.

Qualche anticipazione per i suoi prossimi lavori e impegni?

Ho terminato la revisione di un nuovo romanzo dal titolo provvisorio “Quello che non sai di lei”. Una storia d’amore che sconfina nel rammarico per la mancanza dell’essenza, qualcosa che non tutti riescono a provare in questa vita. Nel frattempo vorrei riuscire a portare “Le parole del cuore” in giro per l’Italia, ma per chi, come me, risiede in un’isola non è cosa semplice.


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