Opera, Veronica Simeoni è Carmen "il ruolo più sfuggente, completo e difficile". L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani

Libertà, violenza di genere, coerenza, coraggio, complessità: tanti sono gli argomenti che un'opera intramontabile come "Carmen" suscita. Fattitaliani ne parla con il mezzosoprano Veronica Simeoni che interpreterà il personaggio alle Terme di Caracalla nell'allestimento del Teatro dell’Opera di Roma dal 15 luglio con la direzione musicale del M° Jordi Bernàcer e la regia di Valentina Carrasco. L'intervista.

Non è la prima volta che sostiene il ruolo: come cambia il rapporto con un personaggio in una nuova messa in scena e produzione? 

Probabilmente Carmen è il ruolo che finora ho cantato di più in parecchie produzioni in tutto il mondo: ho una certa dimestichezza, ma con un tale ruolo ogni volta è come la prima volta. Con Carmen mi sono sbizzarrita da produzioni tradizionali ad altre estremamente moderne con finali inaspettati e questo mi ha permesso di affrontare il ruolo, di sviscerarlo, approfondirlo e anche di cambiarlo a seconda della esigenza, rispettando ovviamente i canoni musicali e compositivi. Con Carmen si apre un mondo: è il ruolo più sfuggente, completo e difficile non vocalmente ma come complessità di donna e personaggio perché è un archetipo, un mito.
C'è un timore e un'aspettativa in primis da parte mia. Quando ho iniziato ad affrontare questo ruolo mi sono interfacciata prima di tutto con me stessa per vedere di essere in grado e cercando di essere più rispettosa e libera possibile. La cosa più importante per Carmen è la libertà: quindi, io mi devo sentire libera di essere il personaggio ma anche di essere Veronica che affronta questo personaggio.
Di replica in replica, di produzione in produzione sotto quale aspetto in particolare ha man mano conosciuto di più Carmen?
Prima di tutto dal punto di vista sessuale: una libertà sensuale e sessuale che affronto di volta in volta con maggiore consapevolezza. Tutti si aspettano che Carmen sia la femme fatale per eccellenza, che sia un prototipo di sessualità, di donna di un certo tipo. Io ho cercato di approfondire ogni aspetto di questa sessualità libera, aggressiva e docile allo stesso tempo, sottomessa ma anche potente e sovrastante. In Carmen c'è tutto: sembra perdente nei confronti di don José ma in realtà non lo è mai, come nemmeno vincente. È tutto e il contrario di tutto, a seconda del momento che affronta. E di replica in replica questo mi serve. Una volta trovata la chiave di lettura della produzione, la replica mi aiuta perché mi concentro ogni volta su un aspetto e in ogni replica capisco come affrontare quel determinato dettaglio fornitomi dalla regia, per esempio come usare un costume in una determinata maniera o un oggetto.
Carmen non è solo voce ma anche movenze e sguardi: il lato recitativo è un ostacolo o un ulteriore incentivo alla resa del personaggio?
La parte della recitazione è l'elemento che aiuta maggiormente nella resa del dettaglio, dello sguardo, della movenza del corpo: il confronto con noi stessi e tutto il resto si approfondiscono durante le prove. 
La regia di una donna, Valentina Carrasco, si concentra su un aspetto in particolare?
È una produzione che ho affrontato nel 2017: sono consapevole di quello che vado a trovare. Per me sarà un ulteriore lavoro perché i miei compagni cambiano, il mio partner, con Micaela, tutti. È un incentivo in più: le Terme di Caracalla poi sono un palcoscenico difficile, perché già cantare all'aperto è particolare. Io ho già fatto un'altra Carmen a Macerata con la regia della Senigallia: sono convinta che le registe donne hanno aggiunto qualcosa in più, reso ancora più interessante in me la scoperta di Carmen. La donna concepisce l'altra donna in un'altra maniera, concepisce diversamente la chiave di lettura che è in noi perché molto più vicina mentre lo stereotipo maschile appartiene a un altro mondo. quindi, avere la possibilità di farlo con una regista donna è senz'altro un valore aggiunto, meno scontato.
Diceva del valore della libertà in Carmen: Lei che idea personale ha della libertà?
Per me è arrivare a sera non pentendosi di nulla, esprimere una libertà assoluta e possibile sempre nel rispetto dell'altro e poter essere soddisfatti di quello che si è fatto durante la giornata e la propria esperienza, guardandosi onestamente allo specchio dicendosi "rifarei esattamente la stessa cosa".
C'è stato qualche occasione in cui non è stata completamente libera nel suo lavoro?
Sicuramente c'è stato qualche momento in cui ho dovuto accettare certe cose non nella piena libertà, anche in virtù di una prospettiva futura che si apriva. Non ho detto tutti i sì che avrei voluto dire, non ho detto tutti i no che avrei voluto dire. Scendere al compromesso purtroppo è la cosa che facciamo tutti gli esseri umani nella vita comunione. Ecco, Carmen è una persona che non scende mai a compromessi. Ecco la lotta che sostengo sul palcoscenico: l'aderenza di Veronica Simeoni a un personaggio estremo e irreale come Carmen purtroppo arriva fino a un certo punto, perché sempre lei è libera di fare quello che ha in testa e nel corpo.

Carmen paga con la propria vita la sua piena libertà e la riconosciamo come simbolo positivo della libertà. Se lei potesse parlare con lei, la incoraggerebbe a fare quello che ha fatto o la inviterebbe a fare un passo indietro?

Bella domanda, veramente. Idealmente le direi che ha fatto bene tutto quello che ha fatto in nome della coerenza e consapevolezza di sé stessa fino alla morte. Una parte di me le direbbe "Bravissima, complimenti perché hai avuto il coraggio di fare tutto quello che il genere umano non ha più coraggio di fare". D'altro lato, le direi "Forse hai perso tanta vita" perché in effetti muore giovane, dopo aver vissuto senza regole e come tanti altri personaggi celebri è entrata nella storia e nel mito. Lei appartiene a questa categoria.

Ha mai sentito dei commenti sgradevoli sul destino di Carmen? Un po' come quando si sentono i commenti machisti su casi di femminicidio o violenza del tipo "se l'è cercata"?

Sì, certo. Carmen è l'emblema di questo. Ogni volta che finisco la recita, vedo e sento nel pubblico una certa freddezza alla fine: la sua ostinatezza "Non, je ne t'aime plus" con una persona che la sta supplicando di tornare insieme come nei tempi in cui erano felici e di dargli un'altra possibilità... Rimanere fermi su sé stessa dicendo "No, non è più il tuo tempo... Non sono più disposta a stare con te, puoi fare anche le capriole ma io non cambio idea". Questa cosa qua crea antipatia nel pubblico: me ne rendo conto. Quando esce Micaela che è il personaggio buono e positivo dell'opera, tutti parteggiano per lei e condannano Carmen perché fino alla morte ha deciso di non dare una seconda possibilità a don José. Quasi quasi la morte di Carmen è una liberazione da parte di tutto il pubblico, non solo del suo uomo. Una specie di sospiro di sollievo. Oggi dà fastidio e mi fa male vedere che il personaggio di Carmen viene apprezzato meno per questa sua coerenza.
Quando Carmen muore sulla scena è un sospiro di sollievo pure per lei? cosa prova dopo la fine dell'ennesima replica riversa, uccisa da don José?
Sì, certo ho la fortuna di rialzarmi per gli applausi (ride, ndr): in quel momento è catartico anche per me. Alla fine, la sento talmente tanto è una liberazione anche per me. È l'unica via, per forza: devo morire in scena. In quell'ultima scena Carmen e Veronica danno tutto perché sia anche una morte esemplare da cui la gente capisca realmente il dramma. Io ho fatto tante volte la testimonial contro i femminicidi, parlando ed esponendomi all'ascolto delle donne: quando sei lì e vieni assalita e colpita, c'è comunque uno shock. Per questo, quando finisce anch'io respiro di nuovo, è troppo il dolore e il coinvolgimento. Da un certo punto di vista, anche Veronica viene liberata da un peso.
Ha notato nelle diverse parti del mondo una ricezione diversa dell'opera?
In generale, no. Nella lingua italiana all'estero ci possono essere dei fraintendimenti. Ho visto ridere un pubblico americano per una cosa che non avrebbe mai fatto ridere o commuoversi che a noi non avrebbe fatto commuovere. Come anche la presa di posizione nei confronti di personaggi positivi o negativi è diversa. Ho visto buare Pinkerton non perché cantasse male, ma perché è un personaggio positivo oppure la principessa nella Suora Angelica: all'estero interpretano le parole italiane moralmente sbagliate, e condannano a 360° il personaggio mentre da noi non succede. Da noi, se la zia principessa è bravissima, Pinkerton è bravissimo, a prescindere che si tratti di un personaggio moralmente negativo, viene applaudito. All'estero identificato ruolo e artista.

Adesso in che cosa è impegnata?

Dopo l'ultima recita di Don Carlo, inizio un periodo di prove per Les Troyens di Berlioz a Colonia, nel ruolo di Didone, un personaggio incredibile, una fatica vocale importante, un'opera che sento particolarmente. Con Carmen un altro ruolo francese bellissimo. Giovanni Zambito.

Foto 1 e 3 di Rocco Casaluci
Foto 2 di Yasuko Kageyama

Fattitaliani

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