Come ti senti alla vigilia dell'uscita del tuo primo ep? più l'emozione o il timore?
Entrambi. L’emozione, perché finalmente dopo anni sono riuscito a coronare questo sogno; il timore, perché vado a confrontarmi con il giudizio del pubblico, della critica e quindi mi auguro vivamente che possa conquistare i loro consensi e che non siano troppo duri con me, qualora non ci riuscissi!
Il
disco arriva a quasi dieci anni dal tuo esordio discografico: in tutto questo
tempo in che cosa sei particolarmente cambiato e in che cosa sei rimasto te
stesso?
Nella consapevolezza con cui mi approccio alla musica, con cui mi relaziono con il pubblico, nei gusti musicali che mi hanno avvicinato ad artisti che prima neanche ascoltavo o addirittura conoscevo e soprattutto nel mio aspetto fisico che ho curato in modo quasi maniacale e che oggi mi rende così sicuro di me. Sono rimasto lo stesso, invece, nello spirito, nella voglia di emergere, di andare avanti nonostante tutto, nella tenacia, nell’ostinazione con cui da sempre perseguo questo obiettivo.
L’ep
riflette la tua maturazione musicale e artistica? Come?
Sicuramente nella versatilità: è un disco fatto di tante influenze, dall’urban alla dance, al deep house, all’edm, sottogeneri tramite cui riesco ad esprimere le molteplici forme della mia personalità artistica che si è formata nell’arco di questi dieci anni e a cui non sento di voler porre limiti perché mi piace sperimentare costantemente, rinnovarmi e mostrare ogni volta nuove sfaccettature, stupendo in primis me stesso e divertendomi.
Quale meta ti prefiggi di raggiungere con l'auto della copertina?
Conquistare il mio spazio nel panorama discografico italiano. Oggi non conta quello che dici, ma come lo dici. Io ritengo di aver lavorato molto su questo, cercando di sviluppare una personalità autentica che sia riconoscibile in tutto ciò che faccio e mi auguro che il pubblico possa presto rendersene conto; accendendo la radio e ascoltando un mio nuovo brano possa subito dire “Ma questo è il nuovo pezzo di Francesco Curci?”.
Cosa
speri che l'ascoltatore provi all'ascolto delle tue canzoni?
Evasione. Allontanarsi per un po’ dal
quotidiano, liberare la mente da problemi, ansie, preoccupazioni ed
abbandonarsi semplicemente al suono delle canzoni e della mia voce. Non è un
caso che abbia scelto di inserire solo mid ed up-tempo e neanche una ballad:
volevo ritmi sostenuti, incalzanti, che facessero battere il cuore e
risvegliare gli animi in un periodo storico in cui torniamo ad affacciarci alla
vita.
Una
critica che ti piacerebbe ricevere e una che invece eviteresti volentieri?
Di aver pubblicato un disco che “mancava” nel nostro panorama.
Di apparire troppo magro negli scatti di copertina. Giovanni Zambito.