di Angela Ganci
Palermo, patria di cultura antica, tradizioni, popoli che vivono nelle opere conservate, secondo una cronologia che racconta la storia della nostra isola dalle origini ai giorni nostri: questo il caso del museo archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo, la più importante e antica istituzione museale della Sicilia, intitolato all'archeologo e numismatico Antonino Salinas, che racconta la storia della Sicilia occidentale dalla preistoria al medioevo.
Il Museo è ubicato nel
complesso architettonico della congregazione dei Padri Filippini all’Olivella,
risalente al XVII secolo che, tra gli elementi di spicco, ospita due fontane,
che adornano i chiostri di quella che un tempo fu la Casa all’Olivella dei
Padri Filippini di Palermo. La prima fontana, al centro
del chiostro minore, artisticamente rilevante, è detta anche di Tritone, poiché
riproduce un glauco che suona la buccina, con la storia del mitico pescatore
della Beozia, insieme alla presenza della conchiglia e dei delfini, riecheggiante
l’eterna vicenda di morte e rinascita universale. Basta proseguire nel percorso
di visita ed ecco imbattersi nella fontana più grande, ospitata nel chiostro
maggiore, risultato di un assemblaggio di piccole statue in marmo di autore
ignoto, da cui si apre il pianterreno dedicato integralmente ai tesori del
luogo, posti nelle
corsie e nelle celle del chiostro maggiore stesso (mentre il primo e il secondo
piano del museo risultano attualmente non visitabili).
Ecco
che nella corsia settentrionale (entrando a sinistra) troviamo il torso
realizzato in calcarenite, appartenente a una statua maschile, dal petto nudo e
dalle spalle robuste, che all’inizio superava i due metri e databile al VI
secolo a.c. (definita dello Stagnone, perché rinvenuta nel territorio di
Marsala); si passa quindi alla statua colossale di Zeus, databile al I secolo
a.c. e ritrovata a Solunto nel 1825, caratterizzata da una barba folta e da una
folta capigliatura a riccioli, fino ad arrivare alla pietra di Palermo,
testimonianza preziosissima della civiltà egizia.
In particolare la Pietra di Palermo (circa
43 cm di altezza x 25 di larghezza x 6,5 cm di spessore) costituisce il più
antico esempio conosciuto di “annale regale” e reca, iscritti su entrambi i
lati, i nomi dei faraoni delle prime cinque dinastie (dal 3200 al 2350 a.C.
circa) nonché i livelli raggiunti dalle piene del Nilo.
Questo frammento faceva parte di
un’iscrizione più grande a cui sembrerebbero appartenere altri sei pezzi, di
cui cinque attualmente conservati presso il Museo Egizio del Cairo e uno al
Petrie Museum di Londra. Una testimonianza siciliana particolarmente ben conservata
e sulla cui lettura si basa la stragrande maggioranza delle informazioni
storiche, in alcuni casi confermate anche da scoperte archeologiche, su oltre
700 anni che coprono il periodo protodinastico e buona parte dell’Antico Regno.
Testimonianze inestimabili di città che furono, di popoli vincenti, combattivi e artisticamente valorosi, che restano nella memoria collettiva; per gli interessati è possibile visitare in presenza questo gioiello architettonico nei seguenti orari, da Martedì a Sabato dalle 9 alle 18 e Domenica e festivi dalle 9 alle 13,30, con un biglietto di ingresso del costo di sei euro. Lunedì è invece il giorno dedicato alla chiusura. Per maggiori info si fornisce il sito ufficiale del museo, https://www.coopculture.it/it/poi/museo-archeologico-regionale-antonino-salinas/.