Ennio, la recensione del film di Giuseppe Tornatore

Fattitaliani



di Angela Ganci*

Ennio Morricone, il Vero cambiamento in tema di musica da film, un cambiamento contraddistinto da novità assolute nel campo musicale, ovvero dall'utilizzo di particolari arrangiamenti di strumenti variegati e voce umana e suoni inconsueti come il fischio, al di là della consuetudine di utilizzo, in quanto a colonna sonora, della sola orchestra e dei violini con temi monotoni, tipico della tradizione pre-Morricone. Una musica da film che in effetti diviene colonna portante del film stesso, non una semplice cornice secondaria e quasi evanescente, bensì una musica che parla, da accoppiare alle immagini per realizzare la Storia.

Questi i due forti messaggi contenuti nel film "Ennio" di Giuseppe Tornatore, uscito nelle sale italiane il 17 Febbraio scorso e distribuito da Lucky Red. Il film rende omaggio al maestro Ennio Morricone, ripercorrendo la vita e le opere del leggendario compositore: dall'esordio con Sergio Leone fino al Premio Oscar per "The Hateful Eight", per un autore di oltre 500 colonne sonore indimenticabili, due volte Premio Oscar, che ha lasciato la scena di questa vita il 6 luglio 2020.

Una vita analizzata attraverso la cronaca dello stesso Morricone e le interviste a rinomati registi e musicisti, registrazioni dei tour mondiali, video tratti da alcuni film emblematici e filmati esclusivi delle scene e dei luoghi che hanno definito la vita del maestro.

Un film dove primo attore è proprio il compositore, appoggiato dalle testimonianze di cantanti del calibro di Gianni Morandi o Bruce Springsteen, da attori come Carlo Verdone o Clint Eastwood e da registi come lo stesso Giuseppe Tornatore, beneficiari del contributo del Maestro.

Il film ripercorre tutta la vita dell' artista, a partire dalla sua infanzia, con l'imposizione paterna di studiare tromba per "portare il pane a casa", per guadagnare da mangiare, ciò inteso come un'umiliazione, dice lo stesso Morricone.

Quindi i dieci anni di studio con Goffredo Petrassi e il suo fare arrangiamenti senza consultare il maestro, l'iniziale fare arrangiamenti per altri senza comparire e il suo contributo nell'aiutare la RCA a rialzarsi.

Morricone, insomma, e la sua opera nel rivoluzionare la RCA, forte il sentire la dignità del compositore, accoppiando trombe con voce femminile e tromboni con voce maschile. Testimoni d'eccezione di questa impresa, da Edoardo Vianello a Gianni Morandi fino a Sergio Leone e Quentin Tarantino, tutti testimoni privilegiati di come Morricone mettesse l'arrangiamento in prima linea, gli arrangiamenti che suggeriscono emozioni che diventano poi "marchio di fabbrica della canzone". Arrangiamenti per tromba, archi, flauto, oboe, pianoforte, anche per musica pop, utilizzo di strumenti inediti come i cembali e singolarità artistico-sonore nell'interesse iniziale per i film western.

Clint Eastwood, in particolare, tra i testimoni, esalta il fischio inventato da Morricone in questa tipologia di film, paragonandolo a uno shock culturale, come nel film "Un pugno di dollari", mai, a suo dire, si era infatti visto un elemento così lirico in un film western.


Il film prosegue la narrazione nel sottolineare la collaborazione basilare tra regista e compositore e le divergenze di opinione con Petrassi che pensava che scrivere per musica commerciale fosse come prostituirsi per un accademico, pura e indicibile umiliazione.

Intanto però "The show must go on" con l'urlo del cojote in "Il bello, il brutto e il cattivo" e con la suggestiva presa di coscienza di Morricone che "le note sono come i mattoni, sono gli elementi dei palazzi, sono uguali, ma non tutti i palazzi sono uguali".

E così nel 1969 ecco venire distribuiti 21 film musicati dal maestro, con quella sua straordinaria chiarezza di idee quando componeva, semplice, diretto.

Siamo oltre già la metà del film con la pellicola "Indagine sopra un cittadino", spartiacque con i successivi, al punto che la musica qui è il pezzo trainante, tanto che Morricone si può definire l'inventore della musica da film, un maestro della melodia, benché Ennio rifiuti di definirsi melodico, scettico fino alla fine se portare avanti o meno l'opera di musicare le pellicole, di serie B rispetto all'impegno accademico iniziale.

Opinione diversa per chi lo apprezza, poiché egli "ha l'istinto di sapere cosa è appropriato per ogni scena, si può quindi parlare di estasi per l'ascoltatore, abbandonando un approccio analitico, una musica che ti afferra e inghiotte, spirituale".

Morricone, un tipo taciturno che parla poco, che parla con il suo abisso, ma resta fedele a se stesso, cambiando registi e adattandosi a essi come un abile psicologo, con un rapporto speciale con Sergio Leone nella sua dipendenza dal maestro, come dice la figlia Raffaella Leone.

Glorie e tentennamenti, all'arrivo del film "Mission", arrivato quando Morricone voleva abbandonare seriamente la musica da film, non convinto che fosse così straordinariamente divina, sulla scia del buon Maestro Petrassi di sempre, ma con la scoperta spiazzante che più prendeva le distanze dal cinema e più "il cinema gli correva dietro", nelle parole di Tornatore.

Il cinema e gli apprezzamenti dei registi e dei compositori "egli sa esprimere i sentimenti dentro con il pentagramma, come nel richiamo alla musica prodotta per la strage delle torri gemelle dove musica, storia e immagine si fondono magicamente".

Ennio Morricone, il Maestro non del tutto valorizzato dal cinema, che voleva ritirarsi dalla musica da film praticamente ogni decennio, con il rammarico di non aver mai ottenuto la giusta considerazione da quel mondo accademico al quale aspirava, con l’ammirazione e l’omaggio di chi gli riconosce di aver cambiato le regole della musica, con la commozione sul palco del Kodak Theatre durante la consegna degli Oscar, richiamato all'ordine dai registi che pretendevano la sua Arte, senza poter abbandonare mai il proprio operato, umile, eclettico, un "Dio della Musica" paradossalmente (e vergognosamente) con un solo Oscar alla carriera, due Oscar in tutto in vita.

Poco, troppo poco per "un artista che tra duecento anni sarà ricordato come un precursore, un caposaldo della musica da film come musica contemporanea, definibile in qualsivoglia maniera, fuorché umiliante".

*Psicologo psicoterapeuta, scrittrice.

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