di Francesca Ghezzani - La scrittrice torinese Manuela Chiarottino non si è mai fermata con nuove uscite editoriali neppure in piena pandemia. In questa sede parliamo con lei di due dei suoi ultimi libri: La stessa rabbia negli occhi (Barkov Edizioni) e The Ghostwriter (Dri Editore).
Manuela, ci racconti
qualcosa del primo che ho citato?
In “La stessa rabbia negli occhi”,
attraverso una storia di amicizia e d’amore, parlo di come in ognuno di noi
esistano luci e ombre e di come a volte brillare faccia ancora più paura che
restare nel buio. Nessuno è davvero perfetto e tutti possiamo trovare la nostra
luce, bisogna solo amarsi per quello che siamo. Questo è il messaggio
principale del romanzo, che, attraverso la voce narrante della protagonista,
affronta in modo reale, ma delicato, tematiche come la perdita, il bullismo,
l’autolesionismo e il dialogo tra genitori e figli. A volte è difficile comunicare perché si ha
paura di deludere, di ferire, ma la chiusura non è che un muro di protezione, e
questa è una cosa che può valere da ambo le parti. Spero che questa storia
possa trasmettere non solo emozioni ma spunti di riflessione.
Si parla di giovani,
ma gli adulti presenti nella storia come ne escono?
Nel romanzo si parla, appunto,
della difficoltà di dialogo che a volte intercorre tra genitori e figli, perché
anche gli adulti hanno le loro fragilità, nemmeno loro sono perfetti. A volte
vedono il figlio sfocato all’interno di una bolla di indifferenza che non
comprendono, d’altra parte spesso i figli hanno paura di parlare davvero con
loro. Può essere per paura, vergogna o per protezione verso l’altro e non è
detto che sia sempre il genitore a proteggere il figlio. Nel romanzo non
troverete famiglie perfette, ma famiglie vere, con pregi e difetti, con
difficoltà e momenti di gioia, con un amore che sembra vacillare ma che invece
lega ogni membro e a volte diventa l’unico rifugio.
La scelta di ambientare il romanzo a Torino è significativa per la storia?
Volendo la storia potrebbe essere
stata ambientata ovunque, ma amo parlare delle città italiane e in questo caso
ho giocato in casa. Torino però creava anche la giusta suggestione per alcuni
momenti che i due protagonisti vivranno e permetterà al lettore di scoprire
angoli e storie sulle leggende della città.
Raccontaci una
soddisfazione legata a questo libro?
Devo dire che ho ricevuto delle
bellissime parole per questo romanzo, ma una lettrice in particolare mi ha
commosso non poco, scrivendomi che in Luna, la protagonista, aveva rivisto la
figlia e il periodo in cui praticava il cutting. Ha apprezzato il modo in cui
ne ho parlato e il messaggio positivo che alla fine il romanzo vuole dare.
Passando al secondo libro, The
Ghostwriter, come mescolare sapientemente il “rosa” con il “giallo” e il
divertimento con l’emozione?
Volevo scrivere un rosa che
avesse quel pizzico di sapore in più, potesse emozionare ma anche strappare un
sorriso, il tutto condito da un certo mistero, appunto quel tocco di giallo che
spero intrighi.
Veniamo
al titolo… tu, oltre a scrivere a tuo nome, sei una Ghostwriter professionista:
spiegaci meglio cosa si nasconde dietro e rivelaci se questo ti ha influenzata
nella scelta.
La protagonista del romanzo vorrebbe solo
scrivere di sport, si trova a dover fare la ghostwriter in incognito e controvoglia, anche perché non apprezza la vita che Bram, il protagonista maschile,
conduce. In realtà nella vita io amo scrivere autobiografie, perché si entra
nelle vite delle persone e ognuno ha una storia interessante. In questo caso la
figura della ghostwriter era un pretesto per creare una serie di situazioni
insolite e interessanti.
Ci racconti, per sommi capi, la storia?
Susan è una giornalista squattrinata e
insoddisfatta del lavoro, ma anche una donna forte che sa quel che vuole. Bram
è un ricco uomo d’affari che da una vita sregolata è passato a nascondersi agli
occhi di tutti. Il compito di Susan è scrivere un romanzo sul segreto di Bram,
ma nel farlo si ritroverà costretta a fuggire con lui in una girandola di
bugie, false identità, sospetti e… sensualità. Ci sono anche altri personaggi
cosiddetti minori che però credo diano davvero colore alla storia, dal freddo
maggiordomo che poi così freddo non è, e non preoccupatevi non è lui il
colpevole, alla rude guardia del corpo dal cuore d’oro, compreso l’amico di
Susan, Carlos, che sono sicura vi strapperà un sorriso.
Una storia d'amore,
ma anche un giallo da svelare. Insomma, in chiusura, potremmo usare lo slogan “niente è mai come sembra” per parlare di questo libro?
Direi proprio di sì, entrambi i
protagonisti nascondono dei segreti, Susan agisce con una falsa identità, Bram
rivelerà una parte di lui inaspettata, i personaggi minori vi sorprenderanno
e… e poi c’è il colpevole e sicuramente
qui niente è come sembra.