Gianluca Monaco è tornato sul mercato discografico con una nuova canzone intitolata “Senza la metrica” (leggi qui) di cui ha scritto musica e testo. L'abbiamo intervistato utilizzando frasi e parole prese dal brano per la rubrica "L'intervista canzonata".
L’assenza di metrica nella canzone rappresenta più un limite o libertà espressiva?
L’assenza di metrica, nel lirismo, potrebbe rappresentare una risorsa, un atto di libertà intellettuale. Può dare spazio a nuove evocazioni, equivoci, percezioni diverse, anche al di là delle intenzioni dell’autore stesso. Potrebbe diventare un vantaggio, liberandosi da una rigorosità che spesso è utile, ma a volte si rivela una vera zavorra.
Quanto l'espressione "la musica che prendeva anche l'anima" può rappresentare il potere trasformativo o terapeutico della musica? L'hai sperimentato su te stesso?
La musica prende e ruba sempre l’anima, ha una funzione ipnoinduttiva, catartica, e può sprigionare energie nuove. Sorvolando sugli aspetti chimici, sicuramente scrivere musica, suonarla, cantarla o semplicemente ascoltarla aiuta a stare meglio e a superare blocchi e stati d’animo appesantiti. La sua funzione terapeutica è nota, sia quando “riceviamo musica” sia quando la produciamo.
L’“albero in fiore ... già pieno di ‘SE” in rapporto con il tuo percorso si potrebbe leggere come una proiezione di desideri o di dubbi?
Proiezione di dubbi. Il dubbio mi accompagna da sempre e mi orienta: del resto ci ho anche scritto una canzone. Mi aiuta a non sentirmi mai troppo spavaldo.
Se davvero "la musica ti toglie l’anima", a chi la restituiresti alla fine di un'esibizione?
A mia madre.
Hai mai cantato così forte da sentirti anche tu "rapito da te" medesimo?
Sì, certo. È proprio in quel momento che perdo la concentrazione… e sicuramente poi “sbaglio” qualche nota, qualche parola… e i ragazzi della band si arrabbiano! (ride, ndr)
Cosa rappresenta per te “l’attimo” in “che la vita è quell’attimo”? un ricordo, una persona o un sogno?
L’attimo da cogliere è quel tentativo di non lasciarsi scivolare addosso troppo vissuto, troppa vita, troppe emozioni. L’attimo è il presente, ma necessariamente diventa un ricordo.
Secondo te, può esistere una logica senza metrica nella vita così come nella musica?
La logica ha sempre una metrica. Mi piacerebbe però cercare altre “forme” di metrica, altri metodi applicativi in vari ambiti, e uscire da certi schemi dogmatici che ingessano e cristallizzano. Schemi che oggi ci sembrano gli unici possibili, ma che potrebbero invece lasciare spazio a nuove forme interpretative della realtà… a patto di sforzarci di cercarle. Giovanni Zambito.
Testo di “Senza la metrica”
Qui si sentiva la musica
che prendeva anche l'anima e non nc'era più il buio
Qui si cantva la musica
che scioglieva la logica nessun giro a vuoro
Se ci fosse un albero in fiore
sarebbe il migliore già pieno di “SE?”
Qui si sentiva la musica
ti toglieva anche l'anima e non eri mai solo
Qui poi non c'era la metrica
si guardava la logica e si andava un po' a caso
Se vedessi che non fosse mai detto
che la vita è quell'attimo resta poi qui
E non si può fermare il momento è colore
se ne infischia di te.
E non è giusto poi dire “ “Ogni giorno è impostore!”
se la cosa è così
E io ti guardo negli occhi e mi sento rapito, rapito da te
e non riesco a dormire, me ne vado a canatre
che sono pazzo di........te
Qui meglio senza la metrica
esce poi quella logica e si gira più a caso
e improvviso la musica, esce poi quella topica
e mi innamoro di te
Se fosse a disposizione
un albero in fiore giù pieno di “SE?”
sarebbe la mia soluzione
senza nessuno a darmi un perchè
…..e senza la metrica.....