Proscenio, Federico Malvaldi a Fattitaliani: una drammaturgia è come uno spartito. L'intervista

Fattitaliani

Torna l’appuntamento con il giallo allo Spazio 18b. Dal 14 al 31 dicembre debutta “Partita a scacchi con delitto” con la drammaturgia di Federico Malvaldi e la regia di Massimo R. Beato. Lo spettacolo vedrà in scena Jacopo Bezzi, Monica Belardinelli e Simone Chiacchiararelli. UNO SPETTACOLO SILENT THEATRE, per un teatro visuale, immersivo e sonoro. Con inserti audio binaurali, il pubblico, indossando delle speciali cuffie, si troverà immerso nel cuore della vicenda raccontata in scena, con risvolti inediti e particolari. Federico Malvaldi ospite di Fattitaliani nella rubrica Proscenio. L'intervista.

La drammaturgia di “Partita a scacchi con delitto” in che cosa si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?

È il primo Giallo (con contaminazioni molto Noir) che scrivo. Credo che si contraddistingua principalmente per questo. Sono generi che non ho mai affrontato e a cui, in passato, mi sono avvicinato sempre e solo in qualità di lettore. È stato molto stimolante dover lavorare alla creazione di personaggi dalla psicologia e dal background estremamente profondi, dovendo, allo stesso tempo, sottostare a una struttura (quella del Giallo, appunto) che ha regole molto ferree.

Quale linea di continuità, invece, porta avanti (se c'è)?

Il metodo di lavoro. Credo che alla base di tutto ci siano i personaggi, sull’azione dei quali si formano le storie, su cui si materializzano le tematiche. Mi porto dietro questo concetto da quando ho iniziato a scrivere e credo sia fondamentale nell’ottica di creare storie capaci di vivere e funzionare sulla scena. Inoltre, con gli anni, sto affinando metodologie di scrittura molto precise che ho approfondito soprattutto grazie al lavoro fatto col maestro (e relatore di tesi al master di drammaturgia in Silvio D’Amico) Massimo Roberto Beato. Mi sento di affermare, senza vergogna, che prima ero prigioniero dell’ispirazione. Grazie a Massimo… diciamo che noi l’ispirazione la costruiamo parola dopo parola, con metodo e progettazione.


Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...

Come molti, facevo teatro al liceo, ma non è lì che mi sono innamorato di questo mondo. Il vero imprinting è avvenuto con Michele Santeramo in occasione di Prima del Teatro, la scuola europea per l’arte dell’attore che si tiene ogni estate a San Miniato. Ero lì, nel 2016, su suggerimento di Franco Farina (mio relatore di tesi all’Università). Fu un’esperienza pazzesca. Non solo perché Michele è un drammaturgo assolutamente incredibile e con cui è bellissimo lavorare, ma soprattutto perché l’atmosfera che si vive in quei giorni a San Miniato è qualcosa che non si può descrivere. È stato come rinascere. Ore e ore a scrivere, a fare teatro, a contaminarsi con le storie. Indescrivibile, appunto. Umanamente e artisticamente.

Quando scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?

Assolutamente. Non è una costante, ma è una cosa che capita. Ho degli attori di riferimento con cui mi piacerebbe molto lavorare, prima o poi. Penso a Sara Putignano, per fare un esempio, che ho avuto il piacere di vedere in scena per la prima volta in uno spettacolo bellissimo diretto da Silvio Peroni: “Ci vediamo all’alba” di Zinnie Harris. Ogni autore credo abbia i suoi attori feticcio. Con “Partita a scacchi con delitto” ho avuto la fortuna di scrivere per uno di loro: Simone Chiacchiararelli. Credo sia un attore potentissimo, oltre che una persona umanamente eccezionale.


È successo anche che un incontro casuale ha messo in moto l'ispirazione e la scrittura?

Gli incontri, nella vita, sono spesso un motore imprescindibile. Sono principalmente due quelli che porto nel cuore e che hanno contaminato fortemente due miei lavori: “Tre Giorni” e “La scelta giusta”. Nel primo caso si tratta di una studentessa di medicina, Emanuela. Il suo amore per la cura del malato e la sua empatia hanno ispirato fortemente uno dei personaggi principali del testo (Emy, appunto); nel secondo, invece, si tratta di un incontro molto doloroso. Un caso di stato di minima coscienza. Portare quella storia e quel dolore in Biennale di Venezia (grazie al progetto “Censura: non dire, non fare, non baciare” di Francesco Manetti) è stato un onore e un’esperienza incredibile.

Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?

Domanda difficile. Volete farmi inimicare tutti i registi d’Italia? Scherzi a parte, credo che un autore debba confrontarsi e contaminarsi continuamente con la regia. Una drammaturgia è come uno spartito, in cui deve essere seminata la partitura dello spettacolo. Per riuscire a fare questa operazione è indispensabile vivere il teatro in modo attivo, uscendo dalla propria “cameretta imbottita”. È capitato che non fossi soddisfatto dell’allestimento di un mio testo (anche di recente, ahimè), ma più che lamentarmi della regia, preferisco chiedermi cosa posso fare io, attivamente, affinché questa cosa non capiti più. Come andare incontro al lavoro del regista? Come trovare un punto di contatto? Per fortuna con La Compagnia dei Masnadieri questo problema non si pone. La sintonia è totale: Jacopo Bezzi (che ha allestito lo spettacolo “Il Bunker”) e Massimo R. Beato (che curerà la regia del Giallo) sono due registi e artisti eccezionali e molto competenti.

Quanto è d'accordo con la seguente citazione e perché: "Amo il teatro perché mi ripugnano le illusioni" di Eugenio Barba?

Si può essere in disaccordo con Eugenio Barba? Non è il solo motivo per cui amo il teatro, ma credo che, dietro a questa affermazione, ci sia una verità assolutamente potente. Penso che il teatro abbia il compito di farci fare i conti con la verità. In una società in cui spesso ce la raccontiamo, ci riempiamo di illusioni e chiacchiere, il teatro assume, a mio avviso, un ruolo indispensabile. Certo, dovremmo trovare il modo di rendere l’arte teatrale più centrale all’interno della società. È un compito che spetta a noi teatranti. A volte, tendiamo a dimenticarci che facciamo teatro per il pubblico e non per il nostro puro autocompiacimento.

Il suo aforisma preferito sul teatro o uno suo personale.

Ripesco proprio da Eugenio Barba: "Cosa farne del teatro? La mia risposta, se debbo tradurla in parole, è: un’isola galleggiante, un’isola di libertà. Derisoria, perché è un granello di sabbia nel vortice della storia e non cambia il mondo. Sacra, perché cambia noi.”

L'ultimo spettacolo visto a teatro? un giudizio 

“Miracoli Metropolitani” di Carrozzeria Orfeo. Il teatro era pieno, come a ogni loro spettacolo. Credo che questo valga più di ogni mio giudizio.

Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo?

Mi rende molto triste doverlo definire un attore del passato, ma dico Gigi Proietti. Per la sua capacità di arrivare ad ogni genere di pubblico con una qualità performativa sempre e assolutamente eccezionale. Con Proietti piangevi e ridevi. Bastava vederlo in scena per essere felici. Aggiungo, inoltre, Marcello Mastroianni. Il perché è banale: era incredibile. Il migliore di sempre.


Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?

Domanda complicata. Non c’è un testo in assoluto. Rispondo con due testi che mi hanno ispirato maggiormente quando ho iniziato a scrivere: “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller e “Il Giardino dei Ciliegi” di Anton Čechov.

La migliore critica che vorrebbe ricevere?

Quando scrivo ho sempre una grande ambizione: riuscire a trasmettere un punto di vista diverso della realtà allo spettatore/lettore. Se una critica affermasse che ci sono riuscito, sarei assolutamente felice.

La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?

“Malvaldi ha scritto un testo teatrale che lascia assolutamente indifferenti”. Per me sarebbe una debacle se leggessi una critica simile. Non è mai accaduto, per ora. Ma non si sa mai…


Dopo la visione dello spettacolo, che cosa Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?

Avrei tantissime cose da dire al riguardo, ma tutto è riassumibile in quattro parole: La voglia di ritornare.

C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé il significato e la storia de "Partita a scacchi con delitto"?

Un personaggio. Il famoso detective Hercule Poisson, noto amico della giallista Agatha Christie e fedele ispiratore del più noto Poirot. Poisson si insinua fra le ombre della vita dei sospettati, le scandaglia con attenzione portando alla luce i sentimenti umani più profondi. È lui il vero protagonista della storia e sarà interpretato da un’incredibile Jacopo Bezzi. Saremo in scena dal 14 al 31 dicembre, al Teatro Spazio 18B. Non perdetevelo! Ma fate attenzione ai vostri segreti più oscuri… lui li scoprirà! Giovanni Zambito.


LO SPETTACOLO

Un giallo teatrale interattivo dove tutti sono i possibili sospettati. Il famoso detective Hercule Poisson, noto amico della giallista Agatha Christie e fedele ispiratore della figura del più noto Poirot, si troverà a risolvere un complesso e avvincente giallo deduttivo ad enigma, anche con l’aiuto del pubblico in sala, che si troverà immerso in un cluedo molto particolare. Tre personaggi molto diversi tra loro si alterneranno sulla scena sotto l’occhio vigile del detective chiamato a risolvere un intricato delitto.

Chiamato d’urgenza nel cuore di una tempestosa notte del dicembre del 1930, Poisson si reca presso l’oscura dimora di Dragon House nel cuore delle campagne del Devonshire in Cornovaglia, e decide di indagare sull'accaduto, come in una vera e propria partita a scacchi con il delitto,  con le poche armi che possiede: una spiccata propensione al pensiero logico, una grande curiosità e una conoscenza profonda del proprio piccolo mondo. D'altronde, ogni partita di scacchi non è forse un romanzo giallo in cui un Re viene assassinato, e bisogna capire come?

 

Lo spettacolo vedrà, inoltre, l’utilizzo del SILENTTHEATRE©– Per un teatro visuale, immersivo, sonoro un format di Massimo Roberto Beato, Elisa Rocca e Jacopo Bezzi.

Una nuova forma di teatro immersivo, una nuova 
esperienza
per gli spettatori.
 Alcuni degli della stagione 
permetteranno al
pubblico di immergersi, indossando delle speciali cuffie, in una straordinaria drammaturgia sonora composta di musiche, dialoghi segreti ed effetti audio binaurali. La partitura sonora sarà parte integrante della vicenda performata nello spazio scenico dagli attori la cui azione fisica e verbale, darà vita a un racconto visuale che integrandosi col racconto sonoro trasmesso dalle cuffie renderà l’esperienza per lo spettatore totalmente immersiva e unica.

PARTITA A SCACCHI CON DELITTO

Drammaturgia di Federico Malvaldi

Regia di Massimo R. Beato

Con Jacopo Bezzi, Monica Belardinelli, Simone Chiacchiararelli, Veronica Rivolta.

Effetti e sonorità Davide Catanzaro

Organizzazione Ferrante Cavazzuti

 

Dal 14 al 31 dicembre

Teatro Spazio 18b-Roma

 

Serata Speciale Capodanno con doppia replica

ore 18.30 con aperitivo, ore 21,30 con cena buffet.

Fattitaliani

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