OPERA, IL M° MICHELE SPOTTI A FATTITALIANI: MI PIACE MOLTO TRASMETTERE ENERGIA ALLE COMPAGINI CHE DIRIGO. L'INTERVISTA

Fattitaliani

Stasera al Rossini Opera Festival di Pesaro in scena l'ultima replica de Il signor Bruschino, uno spettacolo ideato da Barbe & Doucet, con le luci di Guy Simard, con Michele Spotti a dirigere la Filarmonica Gioachino Rossini (foto di Clarissa Lapolla). Fattitaliani lo ha intervistato

La direzione de "Il signor Bruschino" che tappa rappresenta nel suo percorso?

Dirigere un’opera nel cartellone principale del Rossini Opera Festival, uno dei più importanti festival al mondo, è sicuramente motivo di orgoglio e di onore. Cominciai qui nel 2017 con il Viaggio a Reims, nella compagine dell’Accademia rossiniana, e da lì, piano piano ho cominciato a prendermi sempre più spazio ogni anno, fino ad avere questa importante occasione.

Il genere della farsa impone una “postura” diversa a un direttore d’orchestra?

Credo che un direttore d’orchestra non debba mai snaturarsi in base al repertorio che sta dirigendo. Credo invece ci si debba adattare ad un fatto oggettivo: nella farsa in un atto la correlazione fra musica e teatro, inteso come azione scenica, è ancora più viscerale. Pertanto le scelte musicali devono essere ben ponderate, affinché si possa avere uno spettacolo davvero completo in ogni sua forma.

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Qual è il suo personale approccio a un nuovo allestimento, a un nuovo teatro, a un nuovo cast?

C’è sempre grande interesse e curiosità, quando si tratta di un nuovo allestimento. Lavorare con nuovi colleghi è sempre un grande stimolo, perché il lavoro del direttore d’orchestra è equiparabile a quello di un sarto. Bisogna trovare sempre l’abito giusto per tutti, con grande duttilità e plasticità e soprattutto intelligenza a capire le situazioni. Parlando nello specifico, con Renaud Doucet mi sono trovato davvero benissimo, grazie alla reciproca preparazione e alla voglia di “confezionare” uno spettacolo pieno di brio, eleganza e stile.

C’è una cifra, una caratteristica a tutt’oggi che Lei riconosce in sé stesso?

Un direttore d’orchestra punta sempre a migliorarsi in ogni suo aspetto, sia tecnico, caratteriale che anche di approccio allo studio. Mi piace molto trasmettere energia alle compagini che dirigo. Al contempo, l’energia di per sé non basta, in quanto deve essere canalizzata al fine di ottenere il risultato musicale prepostosi durante il lungo periodo di studio.

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Come “Maestro” che rapporto ha con il repertorio Rossiniano”?

Ho un amore viscerale verso questo autore. Dire che prediligo questo repertorio sarebbe una falsità in quanto amo tutto ciò che studio. Sicuramente è stata e sarà sempre una parte fondamentale del mio percorso artistico (e meno male!)

Chi o che cosa Le ha dato l’input decisivo a intraprendere la carriera musicale?

Personalmente da quando ho ricordi vividi in testa ho sempre desiderato fare questa carriera. Ho dedicato tutto me stesso e continuerò a farlo. La mia famiglia mi ha supportato e sostenuto ogni singolo istante del mio percorso di studi, ma la volontà di diventare direttore d’orchestra è sempre stata un desiderio insito e costante.

Negli anni come ha visto cambiare il rapporto fra l'opera e il pubblico?

Penso che il periodo pandemico abbia scombinato decisamente troppo le carte in tavola. Mi riservo di rispondere tra qualche mese, dove, fiduciosamente, tutto dovrebbe tornare ad appianarsi. Giovanni Zambito.

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Il signor Bruschino
Nella compagnia di canto figurano Marina Monzò, Pietro Spagnoli, Giorgio Caoduro, Jack Swanson, Gianluca Margheri, Chiara Tirotta, Manuel Amati ed Enrico Iviglia. Lo spettacolo è coprodotto con la Royal Opera House Muscat (Oman) e con il Teatro Comunale di Bologna. 
Il signor Bruschino è l’ultima delle cinque farse, ossia opere in un atto, composte per Venezia nel triennio 1810-1813. Si tratta di una farsa giocosa ricavata da Giuseppe Foppa dalla commedia francese Le fils par hasard (1808) di Alisan de Chazet e E.T. Maurice Ourry.
La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro San Moisè di Venezia il 27 gennaio 1813, interpreti Nicola De Grecis (Gaudenzio), Teodolinda Pontiggia (Sofia), Luigi Raffanelli (Bruschino padre), Gaetano Del Monte (Bruschino figlio e Un delegato di polizia), Tommaso Berti (Florville), Nicola Tacci (Filiberto), Carolina Nagher (Marianna).
L’autografo è conservato a Parigi, presso la Bibliothèque nationale.
Il debutto dell’opera ebbe esito tanto disastroso da impedirne la pur minima esistenza dopo la prima ed unica recita. Neppure allo sfortunato Equivoco stravagante (1811), seconda opera rossiniana bloccata a Bologna dalla censura per immoralità, era stato negato quel minimo di tre rappresentazioni garantito ad ogni nuova produzione; Il signor Bruschino venne invece disapprovato dal pubblico, condannato dalla critica e immediatamente sostituito dall’impresario con un collaudato titolo di Stefano Pavesi: proprio quel Ser Marcantonio che già a Bologna aveva rimpiazzato L’equivoco stravagante, tolto forzatamente dal cartellone.

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