Coco Chanel: ancor oggi sinonimo di moda elegante

di Riccardo Bramante - Dopo una vita passata a cambiare per sempre la moda internazionale e la concezione stessa del corpo femminile, il 10 gennaio di 50 anni fa si spegneva, nella sua suite all’Hotel Ritz di Parigi, Coco Chanel ancora oggi emblema della moda femminile elegante e allo stesso tempo libera e dinamica.

Nata nel 1883 a Saumur e presto rimasta senza i genitori, Chanel trascorse la sua infanzia in un convento di suore, tra donne vestite austeramente e rigorosamente in bianco e nero, in una antitesi di colori e di severità di linee che saranno poi la caratteristica distintiva della sua moda.

Uscita dal convento, inizia la sua attività come commessa in un negozio e, a tempo perso per arrotondare il magro stipendio, fa la cantante in un caffè dove conosce il primo dei suoi tanti incontri importanti, Etienne de Balsan, il quale le finanzia la sua prima creazione di cappelli che ottengono tanto successo da convincerla a trasferirsi a Parigi, in Rue Cambon, che sarà la sede della sua “maison”.

Ben presto dai cappelli i suoi interessi si estendono agli abiti soprattutto quando ottiene l’utilizzo in esclusiva del jersey, un tessuto particolarmente morbido, capace di liberare la fisicità della donna e che ben si adatta a quelli che erano i suoi obiettivi: gonna, pullover e cardigan realizzati soprattutto nei colori grigio, beige e blu oltre che nel classico bianco/nero in aperta contrapposizione al “new look” allora imposto da Dior, sfarzoso e opulento realizzato con metri e metri di stoffa colorata e costosa.

I suoi modelli, invece, sono sportivi, dalle linee semplici e morbide, abbandonando corsetti, crinoline e gabbie che fino ad allora rinchiudevano il corpo di una donna; finalmente “è la donna che porta l’abito e non l’abito che porta la donna”. Il “petit robe noir”, il tubino nero dalle linee semplici diviene il suo elemento distintivo, una sorta di democrazia portata nella moda perché “la moda è fatta per passare di moda ma lo stile resta”; è un principio che la porta a prendere a male parole una signora miliardaria che le diceva “Non dovresti essere così democratica, Coco. Le povere non dovrebbero portare i nostri vestiti”, mentre, invece, “il lusso non è il contrario della povertà ma è il contrario della volgarità”.

Anche verso i suoi colleghi stilisti non è tenera: ”Io sono soltanto una piccola sarta che fa vestiti che si portano, con le spalle al posto delle spalle, la vita al posto della vita, le tasche al posto delle tasche. Quando lo capiranno i miei geniali colleghi che le maniche servono per infilarci le braccia, le tasche per infilarci le mani, i bottoni per abbottonare. Fanno vestiti come Salvador Dalì dipinge i quadri. Vogliono apparire sensazionali ad ogni costo”.

Il suo carattere ribelle ma schietto non le impedisce di criticare i tanti artisti con cui viene a contatto, rimproverando, ad esempio, a Picasso di “aver smesso di fare quei bei disegnini quando eri morto di fame” o al maestro Stravinskij di “comporre spesso marce funebri”.

Il suo anticonformismo la accompagna fino al giorno della sua morte, quando chiede di indossare uno dei suoi tailleur perché “è così che si muore”; è l’ultima lezione di stile che ci lascia.

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top