Alessandro Pucci presenta “Il corno del camaleonte”: l'uomo ha dimenticato di essere interconnesso a tutti gli elementi della natura e ai suoi simili. L'intervista di Fattitaliani


di Clara Salpietro - “Il corno del camaleonte” è un reportage di viaggio in cui i luoghi e i personaggi prendono spunto da situazioni reali che l'autore Alessandro Pucci ha vissuto durante il periodo di permanenza in Tanzania e Kenya. Si tratta del primo e unico romanzo italiano che descrive le foreste dell’Eastern Arc, interne a uno dei 34 Hotspot di biodiversità globali.

In questo volume Alessandro Pucci descrive, con dettagli e particolari, anche i luoghi e l’agire prezioso di ricercatori, medici e volontari. Il libro è strutturato in tre blocchi (scendere, cadere, decollare) che si sviluppano durante le tappe agli ospedali presenti in prossimità di foreste pluviali importanti dal punto di vista naturalistico. Il tutto si intreccia con l'amicizia dei due protagonisti, molto diversi tra loro ma spinti da motivazioni simili, che si rafforza sempre più.
La stessa foresta che inghiotte diviene il luogo dove tracciare nuovi sentieri e ritrovarsi. Pronti per iniziare il vero viaggio con un nuovo slancio.
Alessandro quale è stata la tua attività durante il periodo di permanenza in Tanzania e Kenia?
Sono rimasto in Africa orientale varie volte, per un periodo di circa un anno. Ho iniziato con dei viaggi di conoscenza, poi ho aderito a dei progetti legati alla cooperazione internazionale e sono rimasto otto mesi per un progetto di ricerca scientifica all'Udzungwa Mountains National Park (Tanzania).
Come nasce l'idea di mettere su carta episodi che hai vissuto intrecciandoli con parti di fantasia?
La mia permanenza in Kenia e Tanzania è stata un'esperienza molto forte: mi sono immerso completamente nella sua natura selvaggia, specialmente nei mesi di studio di alcune scimmie in foresta pluviale. Inoltre ho avuto modo di conoscere da vicino le attività dei volontari italiani; proprio loro mi hanno fatto da ponte per entrare in relazione autentica con i locali, opzione non così accessibile ai bianchi. Nella mia narrazione le tante suggestioni si sono mescolate a elementi inventati: il lettore così entra subito nella storia, che avverte come autentica perché attinge da vita vissuta.
Cosa hai lasciato in Africa e cosa hai portato con te da quella esperienza?
Ho avuto occasione di stare vicino a bambini sieropositivi e in alcuni casi anche ai loro genitori. Le loro vite mi hanno insegnato che il dolore non sempre coincide con la tristezza. L'accettazione riconoscente della propria condizione e la capacità di godere della vita, al di là degli eventi avversi: questo ho imparato da loro. Ed è un tesoro ancor più prezioso ai tempi del COVID, come una valigetta del pronto soccorso da cui attingere all'occorrenza. Mi diceva un volontario: "è inspiegabile come un posto dove c'è così poco riesca a darmi così tanto".
Che messaggio è racchiuso in questo libro?
È frutto di un lavoro lungo più di 8 anni: i messaggi sono tanti. Sicuramente rimane molto chiaro il riferimento alla crisi attuale: non esistono due crisi diverse, una ambientale e una sociale, ma un'unica grande crisi dove l'uomo ha dimenticato di essere interconnesso a tutti gli elementi della natura e ai suoi simili; importante bussola nel testo è l'Agenda 2030 sullo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Allo stesso tempo il viaggio è un ritorno alle origini: il protagonista per capire cosa è chiamato a fare della sua vita deve capire da dove viene; indaga così il legame con il padre, con la natura, con Dio. Un viaggio nella "selva oscura" della foresta pluviale che non è esclusivamente geografico.
Nel racconto parli di un raro camaleonte azzurro, che è conteso da più parti. Che fine farà?
Eh, non posso spoilerare! La storia ruota attorno alla scoperta di questo rettile la cui saliva pare curi il diabete: enormi interessi economici rendono il viaggio dei due protagonisti più avventuroso del previsto e i colpi di scena porteranno a un finale inaspettato.
In Africa ti sei dovuto adattare ad una realtà diversa dalla nostra, priva di tutte le comodità di cui noi disponiamo. Sei anche tu un camaleonte?
L'adattarsi significa sempre uscire dalla propria comfort zone. Importante però non perdere la propria identità: nel romanzo i due protagonisti, un biologo e un medico, tentano una cooperazione per niente facile, viste le evidenti diversità tra loro e i locali. I volontari, i medici, i ricercatori, i missionari di cui parlo ne "Il corno del camaleonte", e che realmente ho incontrato, provano sempre più a sposare questo "approccio del pianoforte": per suonare una buona musica servono tasti neri e tasti bianchi, in sintonia. Basta neocolonialismo. E non possono non ricordare Silvia Romano, testimone preziosa di questa "musica al pianoforte", forse la più grande sfida dell'Occidente. Ho lavorato in FOCSIV (una federazione di 86 organizzazioni che operano in oltre 80 Paesi nel mondo) e l'ho visto con i miei occhi: i volontari italiani sono tantissimi, in prima linea per il bene comune. Dovevo scrivere di loro.
Fai dei riferimenti alla crisi ambientale. Con quali occhi oggi dobbiamo guardare l'Africa?
Come dicevo, siamo intimamente connessi con l'ambiente. Sulle montagne dell'Eastern Arc i ricercatori, coordinati dal Museo delle Scienze di Trento, hanno scoperto 27 nuove specie di vertebrati; il rischio che molte specie si estinguano prima ancora di venire scoperte è alto: la deforestazione avanza di giorno in giorno. La protezione di queste regioni dall'inestimabile valore sarebbe un vantaggio per tutti: conservare la biodiversità ma anche preservare una zona ricca di risorse per la popolazione locale; le montagne dell'Eastern Arc, difatti, forniscono il 60% dell'acqua potabile alla Tanzania e un enorme apporto idrico indispensabile per irrigare i terreni e anche per rifornire le centrali idroelettriche. Non per ultimo le foreste contrastano il riscaldamento globale: sono in grado di assorbire grandi quantità di anidride carbonica e il ripristino degli habitat naturali consentirebbe di raggiungere un terzo della quota di riduzione di gas serra necessaria per mantenere il global warming del pianeta sotto i 1,5 gradi (Accordo di Parigi per il clima).
Vuoi aggiungere altro?
Chi vuole una piccola anticipazione può guardare il trailer del libro: https://youtu.be/CfQVm9IAJKI

Alessandro Pucci è un naturalista, insegnante, consulente familiare e scrittore. Nato a Trapani, vive a Roma. Prima di lavorare nell’istruzione ha collaborato con la FOCSIV e ha frequentato la SPICeS (Scuola di Politica Internazionale Cooperazione e Sviluppo). Per la FOCSIV ha realizzato un reportage sul lavoro dei volontari in Tanzania, esposto a CivitasMed di Padova. Ha viaggiato principalmente in Africa orientale, tra volontariato e ricerca; ma anche in Marocco, Israele, Sri Lanka, India, Egitto, Croazia, Austria, Inghilterra, Portogallo, Spagna (Cammino di Santiago). Ha partecipato ad alcune trasmissioni televisive su Rai3 e TV2000. E’ autore di Rain Forest (Screenpress edizioni, 2010). Pubblica “Il corno del camaleonte” con Prospero editore e ha tenuto presentazioni in diverse città italiane - tra cui a Roma, Milano, Catania, Palermo, Trapani - con il supporto dell’agenzia di comunicazione SuLLeali Comunicazione Responsabile.

Fattitaliani

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