Il mentalista Francesco Tesei a Fattitaliani: il pubblico è il vero protagonista dei miei show. L'intervista

Fattitaliani
Utile, simpatico, intelligente, coinvolgente: può essere definito così un video ideato e realizzato dal mentalista Francesco Tesei. Una trovata arguta e spiritosa contro il Covid-19, che può essere benissimo utilizzata come un gioco di società (link). Fattitaliani lo ha intervistato.

Ho apprezzato il suo esperimento interattivo di mentalismo. Come nascono le sue idee, al di là della condizione particolare di isolamento che stiamo vivendo?
Nel caso del video #iorestoacasa ho ripreso un concetto matematico dandogli una veste ironica e motivazionale, per lanciare un messaggio che desse una scossa di speranza.
Tanti libri descrivono i processi creativi, e se dovessi sintetizzarli direi che la creatività è fondamentalmente un “incontro”. Nel mio caso si tratta di una specie di matrimonio di idee, tra il “come” e il “cosa”: il primo (come) di solito appartiene al mondo dell’illusionismo, mentre il secondo (cosa) deriva da ambiti scientifici, come la psicologia, o umanistici, come la filosofia. A volte arriva prima uno, altre volte l’altro: l’ordine è assolutamente interscambiabile e varia a seconda delle situazioni e dell’ispirazione del momento.
Ci sono delle 'cavie' su cui prova le sue idee prima di proporle in pubblico?
Prima di tutto mi confronto con il mio storico collaboratore, Deniel Monti, co-autore dei miei spettacoli e delle mie apparizioni televisive. Poi, prima di debuttare in tour con un nuovo spettacolo, facciamo alcuni giorni di “prove aperte al pubblico” a teatro. Chi partecipa sa che sta assistendo ad una “prova generale”, che ci serve proprio per testare le cose che abbiamo preparato. 
Quali benefici personali ha provato e trovato nella "psicologia applicata all'entertainment"?
Psicologia, tecniche di comunicazione, ipnosi conversazionale Ericksoniana e illusionismo sono le mie principali fonti d’ispirazione per confezionare i miei spettacoli, che in effetti sono piuttosto unici come genere: ci sono monologhi, testi, c’è un arco narrativo e una regia (come nel teatro classico), ma la parte fondamentale è data dai costanti momenti di interazione con il pubblico: gli spettatori diventano i veri protagonisti dei miei show, quindi c’è una componente importante di improvvisazione da parte mia, mentre sono in scena, per gestire tutto quello che può succedere durante queste interazioni. Certamente le cose che studio rimangono dentro di me anche fuori dalle scene, e possono essere utili nei rapporti con gli altri e anche in famiglia, soprattutto in termini di comunicazione.
L'interazione teatrale e la presenza 'viva' del pubblico quanto influenzano la riuscita "live" di certi esperimenti?
Direi che è la cosa più importante. È praticamente impossibile pensare a un mentalismo senza la presenza del pubblico. Questo vale ancora di più nel tipo di mentalismo che piace a me: non è questione di sfoggiare continuamente le proprie abilità da mentalista, ma di creare assieme agli spettatori esperienze in cui possa emergere il meglio che c’è dentro a ciascuno di noi. In altre parole, il mentalismo “autocelebrativo” non mi interessa: cerco invece di fare in modo che il pubblico esca da teatro con sensazioni positive e magari con qualche nuova prospettiva riguardo alla propria vita, alle proprie relazioni, ai meccanismi e alle potenzialità della nostra mente.
Qual è la situazione del mentalismo in Italia? c'è ancora molto scetticismo al riguardo?
Senz’altro il mio programma su Sky (“Francesco Tesei: Il Mentalista”) mi ha aiutato a farlo conoscere a tante persone, ma il modo migliore per apprezzarlo rimane dal vivo, a teatro.
Riguardo allo scetticismo, fa parte del gioco! In fondo, come ho detto prima, non bisogna dimenticare che nel mentalismo è presente una componente di illusionismo: questo vuol dire che ciò che faccio in scena non dev’essere preso “alla lettera”, perché il rischio sarebbe di pensare che io abbia davvero qualche “potere” sovrannaturale mentre, naturalmente, non è così.
Nei miei show l’inganno è sempre dietro l’angolo, ma è un “inganno a fin di bene”, che aiuta a ricordare quanto la mente possa cadere facilmente in trappola, e i pensieri possano essere “orientati”, per non dire condizionati. E poi c’è l’aspetto metaforico dei miei inganni: anche una suggestione può nascondere un fondo di verità. È quello che capita quando guardiamo un film o quando leggiamo un romanzo: non sono la “Realtà”, ma spesso possiamo trovare ispirazioni utili anche dentro queste rappresentazioni, queste “finzioni”, dell’arte.
Secondo Lei, come (ri)usciremo da questa generale quarantena?
Per rispondere non basta un mentalista, ci vorrebbe davvero una sfera di cristallo! (sorride n.d.r.)
Per adesso ci vuole pazienza e responsabilità. Siamo stati tutti colpiti: nel lavoro, nei rapporti e nelle libertà individuali.
Il primo pensiero va subito a tutti coloro che hanno perso un parente in queste settimane così tragiche: il dolore per le perdite non si cancellerà. Lo scenario è davvero complesso, perché mescola livelli personali e psicologici (ansie e paure unite alle più disparate situazioni famigliari, a causa della quarantena forzata) a livelli più grandi, come quelli economici, sociali e politici.
Personalmente credo che le scelte fatte in Italia fossero giuste e doverose, ma penso che una valutazione davvero lucida e ampia potrà essere fatta solo quando sarà tutto finito. Il mio lavoro non è calato: è stato azzerato. I teatri sono chiusi, qualunque evento di aggregazione è annullato, e quindi come tutti spero davvero che questa pandemia finisca il prima possibile, ma contemporaneamente penso che questa situazione così drammatica possa almeno diventare un’occasione per riscoprire valori importanti: a partire dal legame che ci unisce in quanto esseri umani, e che trascende le differenze di razza, di religione, o di orientamento politico. Ma non solo: la psicologa Francesca Morelli scrive che possiamo riscoprire cosa fare del nostro tempo, in un momento in cui non è più legato unicamente al lavoro e al consumo; possiamo ricordare l’importanza della vicinanza, il calore dei baci e degli abbracci, ora che la distanza tra le persone viene imposta; possiamo ridare il giusto valore pedagogico all’essere padri e madri, in questi giorni in cui scuole e asili sono sospesi e l’unica cosa che rimane è la famiglia. Queste sono forse le uniche cose positive nell’esperienza che stiamo vivendo, e sta a noi farne tesoro adesso per portarle dentro di noi anche quando torneremo alle nostre “normali” vite, fatte di caos quotidiano e ritmi frenetici.  
Fattitaliani

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