di Francesca
Ghezzani - “Fiori di loto”
della scrittrice Manuela Chiarottino è uscito sul mercato editoriale il giorno
di San Valentino, una data non a caso visto che l’autrice racconta una storia
di amore per se stessi e per la vita, dando vita a un grande romanzo di
amicizia e resilienza.
Edito da BUENDIA
BOOKS e distribuito sul mercato nazionale da Directbook - Interscienze Srl, l’opera
ha ricevuto il Patrocinio e la postfazione della Fondazione Ricerca Molinette
e, oltre alla penna dell’autrice, vede la prefazione a cura di Mariangela
Camocardi (Scrittrice e presidente di giuria del Premio Letterario “Verbania
for Women”), il commento finale di Arianna Garrone (Direttrice dell’Istituto
Artemisia Formazione in Counseling Relazionale e Coaching) e l’appendice della
Dott.ssa Etta Finocchiaro (Medico Chirurgo Specialista in Dietologia e Scienza
dell’Alimentazione presso Ospedale Molinette di Torino).
Manuela, come è
nata l’idea di questo libro e che soddisfazione provi nel sapere che parte del
ricavato delle vendite sarà devoluta a sostegno del progetto “Donne per le
Donne” per la prevenzione e la cura dei tumori al seno?
Fiori di loto nasce
da un racconto arrivato finalista alla prima edizione di Verbania for Women,
concorso che ha poi vinto un altro mio racconto l’anno scorso. Il tema era il condizionamento
del corpo femminile nella storia fino al presente, ma chiaramente lo spazio non
era quello di un romanzo e non avevo potuto esporre del tutto le tematiche
affrontate, così, quando la mia editrice mi ha proposto di dargli un più ampio
respiro, non ho potuto che accettare. Quando poi mi ha annunciato che una parte
del ricavato sarebbe stata devoluta al progetto “Donne per le donne” non ho
potuto che esserne entusiasta.
Come si sono
delineate nella tua mente e come poi hanno preso forma sul foglio Laura e
Ah-lai, due donne profondamente così diverse?
Laura, che ha
subito l’asportazione del seno, in realtà è nata dal ricordo di una mia cara
amica, mentre Ah-lai, che ha subito la fasciatura dei piedi, rappresenta un
concetto distorto di bellezza, voluta con lo scopo di controllare la donna
impedendole il movimento e quindi la libertà.
Per narrare le loro
storie ti sei dovuta documentare?
La ricerca è stata
una parte fondamentale, una cosa che trovo sempre molto interessante. Per Laura
ho dovuto leggere testi medici e mi sono avvalsa anche delle mie conoscenze
legate al counseling e ai gruppi di auto mutuo aiuto, naturalmente ho lasciato
poi tutto alla supervisione della dottoressa Finocchiaro. Mentre per Ah-lai ho consultato
testi in rete, letto un libro sull’argomento, cercato le testimonianze di
alcune delle ultime donne che hanno subito la fasciatura dei piedi e,
purtroppo, ho visto le fotografie dei loro “fiori di loto”.
Per me questo libro
è un inno alla nascita e al concetto di resilienza, sei d’accordo con me?
Assolutamente sì.
La resilienza è una virtù che io sono convinta sia molto al femminile. La
capacità di reagire alle difficoltà, di non piegarsi ma trovare dentro di sé
una forza che spesso non si credeva di avere e rinascere a nuova vita, come la
fenice dalle ceneri, come il fiore di loto, all’apparenza delicato ma in realtà
con robuste radici. Un fiore che nasce dal fango e lo attraversa, senza
macchiarsi, per arrivare alla luce. Questo è infatti il duplice significato che
questo simbolo ha nel romanzo, da un lato la violenza dei “piedi di loto” e
dall’altra la purezza e la spiritualità del fiore su cui si siede il Buddha.
Infine, ritieni che
sia un libro solo per le donne o che ci sia un messaggio che invece dovrebbe
arrivare dritto agli uomini?
Il romanzo parla di
come le donne siano state e sono ancora condizionate da dettami estetici,
spesso decisi da uomini e usati come fonte di controllo. Di come la bellezza
non debba essere collegata al dolore e di come la donna non debba essere
giudicata per il suo aspetto. Non è una parte assunta a simbolo erotico, che
siano i piedi o il seno, a conferirle femminilità. Credo che siano tutte cose
su cui anche gli uomini devono riflettere, così come anche a loro è rivolto il
vero messaggio della storia. Bisogna imparare ad amarsi, per non arrendersi.
Solo così si arriverà ad amare davvero la vita e riuscire ad amare gli altri.
L’amore per se stessi non è egoismo, ma l’accettazione completa e
incondizionata di ogni proprio singolo aspetto, accogliendo o rifiutando ciò
che gli altri ci danno, a seconda di quanto bene può farci.