PRESCRIZIONE: Bugie consapevoli o incompetenza? (Tempo di lettura: due minuti. Ma la riflessione durerà di più)

Fattitaliani
Ci hanno detto che l'abolizione della prescrizione eviterà che i criminali la facciano franca a causa di processi troppo lunghi.
Facile, intuitivo. Non vale la pena d ragionarci troppo su, no?
E invece, come sempre, vale la pena ragionarci. Con calma, e senza "lenti partitiche colorate".
In realtà, dal momento che i processi sono lenti perché farraginosi e per la scarsezza di personale, togliendo la prescrizione ai giudici mancherà anche lo stimolo "a far presto per evitarla" e avremo processi infiniti. Quindi i poveretti che hanno ragione, non se la vedranno riconoscere mai; e quelli che dovrebbero pagare, specialmente chi può permettersi gli avvocati più furbi, avranno maggiori possibilità di allungare i tempi.
Sentite come ce lo spiegano i magistrati:
«Come ha riconosciuto lo stesso CSM, tale eliminazione (della prescrizione, n.d.r.) avrà come conseguenza l’esatto opposto di quel che viene rappresentato, cioè determinerà una durata interminabile dei processi, prolungherà in modo esponenziale la già scandalosa durata irragionevole dei processi in Italia. Oggi la prima cosa che si scrive su un fascicolo è la data di prescrizione del reato. Così si impegna l’attenzione degli uffici giudiziari a concludere, prima che maturi la prescrizione. Nel momento in cui questa annotazione verrà eliminata, non c’è una sola ragione al mondo per la quale i giudici si vedano costretti, come ora sono costretti, a fissare 40-50 udienze al giorno perché il processo non si prescriva. Così ne fisseranno 20: ma, naturalmente, se si celebra la metà dei processi, la durata dei processi sarà il doppio. Come ha detto Giuseppe Cascini: “La prescrizione è come lo sperone del cavallerizzo. Se non c’è lo sperone, il cavallo se la prende comoda”».
Se vi piace l'immagine del processo/cavallo, aggiungo qualcosa di mio: se il cavallo non arriva mai perché deve fare una strada inutilmente lunga e, in più, non ha forze, bisogna razionalizzare il percorso e sostituire il quadrupede con uno giovane e forte. Insomma i processi devono diventare proceduralmente snelli, e ci devono essere abbastanza giudici, cancellieri, computer e banche dati. E se no facciamo chiacchiere di grande presa sul pubblico votante, ma tragicamente vuote.
Diffidiamo sempre più degli slogan facili da memorizzare, fabbricati per creare consensi di pancia.

Carlo Barbieri è nato nel 1946 a Palermo. Ha vissuto nel capoluogo siciliano, a Catania, Teheran e Il Cairo, e adesso risiede a Roma. Ha pubblicato Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non, e i gialli La pietra al collo, Il morto con la zebiba (ripubblicato nella collana Noir Italia de IlSole24Ore), Il marchio sulle labbra, Assassinio alla Targa Florio e La difesa del bufalo, gli ultimi tre con Dario Flaccovio Editore. Con la stessa casa editrice ha pubblicato anche la raccolta di racconti Uno sì e uno no. Il suo ultimo libro, dedicato ai lettori più giovani, è Dieci piccoli gialli edito da EL/Einaudi Ragazzi. Barbieri è stato premiato, fra l’altro, al Giallo Garda, al Città di Cattolica, al Città di Sassari, all’Efesto-Città di Catania, allo Scerbanenco@Lignano e, per due volte, all’Umberto Domina. Cura una rubrica con Malgradotutto e collabora con diverse testate web fra le quali fattitaliani.it e MetroNews, il quotidiano delle metro di Roma, Milano e Torino. 
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